Tassa per gli stranieri che entrano in Europa L’ipotesi per finanziare il Migration Compact

Tassa per gli stranieri che entrano in Europa L’ipotesi per finanziare il Migration Compact

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Una tassa da cinquanta euro per gli stranieri che entrano in Europa, per turismo o lavoro. È una delle soluzioni che l’Unione sta studiando per affrontare l’emergenza legata ai flussi migratori. E per sostenere il Migration Compact proposto dal governo italiano per mettere in piedi un sistema articolato di aiuti agli Stati africani da cui partono gli uomini, le donne e i bambini che dopo aver affrontato un viaggio massacrante di mesi giungono sulle nostre coste.
Il vertice di RomaL’ipotesi formulata dagli specialisti finanziari della Commissione di Bruxelles è contenuta in una relazione messa a punto in questi giorni che sarà sottoposta all’esame dei governi. Prevede il rilascio di un «visto» per i cittadini residenti negli altri continenti che potrebbe essere pagato al momento dell’ingresso o, in alternativa, un contributo di dieci euro sul biglietto aereo.

Alla vigilia del vertice che si svolgerà a Roma domani — quando il presidente del Consiglio Matteo Renzi incontrerà la cancelliera Angela Merkel, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, quello del Consiglio Ue Donald Tusk e del Parlamento Martin Schulz — si analizzano tutte le opzioni per alimentare il Fondo necessario a gestire l’accoglienza dei profughi. Ma anche a organizzare i rimpatri nei Paesi di origine di chi non ha diritto ad ottenere lo status di rifugiato.

Stanziamento da 15 miliardiSono numerosi i Paesi dell’Unione favorevoli all’applicazione del Migration Compact , ma per realizzarlo bisogna poter contare su uno stanziamento almeno doppio o addirittura triplo di quello già esistente. Nei due Fondi dell’Europa ci sono circa 7 miliardi di euro, ma i conti prevedono che il fabbisogno superi i 15 miliardi. Archiviata la possibilità di emettere eurobond a causa della netta contrarietà della Germania, si cercano strade alternative.

Come viene specificato nel documento «il nuovo Fondo dovrebbe finanziare principalmente le spese non correnti». Gli analisti specificano di aver proposto un sistema di tassazione perché «le accise hanno il vantaggio di fornire grandi fonti di reddito e di potersi ben armonizzare».

Il visto di ingressoGli esperti finanziari della Commissione specificano la necessità di «istituire una nuova fonte di reddito per l’Unione Europea con un “visto” oppure una nuova tassa sul carburante». In realtà questa seconda ipotesi appare la meno probabile, per le resistenze di numerosi governi dovute al fatto che in questo caso si continuerebbe a «pesare» sui cittadini europei. Ecco dunque che si delinea il piano per alimentare il Fondo con entrate esterne.

Si legge nella relazione: «Per assicurare un flusso regolare ed evitare le tasse sui rifugiati, il fondo potrebbe essere alimentato dai viaggiatori provenienti da Paesi terzi». Lo chiamano «Visa Schengen», in realtà riguarda solo chi vive fuori dall’Europa, non è previsto che possa essere pagato da chi risiede nel vecchio Continente anche se non ha aderito al trattato sulla libera circolazione.

I 10 euro per ogni voloIl «visto» costerebbe 50 euro e potrebbe portare nelle casse dell’Unione «tra i 500 e i 700 milioni ogni anno». Una cifra non sufficiente a coprire il fabbisogno, ma che rappresenterebbe comunque un primo passo importante anche per riaffermare la «compattezza» della politica europea.

L’altro provvedimento prevede «una tassa da 10 euro per ogni passeggero di un Paese terzo che arriva in aereo in Europa». In questo caso l’entrata sarebbe di circa tre miliardi e 300 milioni e non è escluso che alla fine si decida di proporre entrambe le misure in modo da superare così i 4 miliardi necessari almeno ad avviare il progetto.

Fiorenza Sarzanini


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