La Ue non c’è? Tranquilli, c’è la Nato

La Ue non c’è? Tranquilli, c’è la Nato

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Proprio mentre gli occhi dell’Europa e del mondo sono concentrati sul disastro della Brexit e su possibili altri scollamenti della Ue, la Nato, alla chetichella, accresce presenza e influenza in Europa. Il segretario Stoltenberg, appena preso atto che «il popolo britannico ha deciso di lasciare l’Unione europea», ha rassicurato che «il Regno Unito continuerà a svolgere il suo ruolo dirigente nella Nato». Ma soprattutto, di fronte alla crescente instabilità e incertezza, ha sottolineato: «La Nato ora è più importante come base della cooperazione tra gli alleati europei e tra l’Europa e il Nordamerica».

Nel momento in cui la Ue si incrina e perde pezzi, per la ribellione di vasti settori popolari danneggiati dalle politiche «comunitarie» e per effetto delle sue stesse rivalità interne, la Nato si pone, in modo più esplicito quale unica base di unione tra gli stati europei. Quasi in alternativa, o meglio come sostituto e di provata stabilità.

Senonché di alleanza militare si tratta. E ogni Paese europeo e quel che resta dell’Unione vengono in tal modo agganciati e subordinati ancor di più agli Stati uniti d’America. Che intanto avviano, proprio in Romania e in Polonia l’arma dello Scudo antimissile che, piazzando a terra un sistema che può usare sia missili intercettori che missili nucleari, modifica sostanzialmente i rapporti di forza e i Trattati internazionali.

Ecco dunque che il Summit Nato dei capi di stato e di governo, che si terrà a Varsavia oggi e domani 9 luglio, è stato preparato da un incontro a giugno tra i ministri della difesa, allargato alla preziosa Ucraina che non fa parte ufficialmente della Nato, ma con la crisi violenta a Kiev, è stato il pretesto necessario per il più grave allargamento della Nato ad Est. Nell’incontro è stato deciso di accrescere la «presenza avanzata» nell’Europa orientale, a ridosso della Russia, schierando a rotazione quattro battaglioni multinazionali negli stati baltici e in Polonia.

Tale schieramento può essere rapidamente rafforzato, come ha dimostrato una esercitazione della «Forza di punta» durante la quale un migliaio di soldati e 400 veicoli militari sono stati trasferiti in quattro giorni dalla Spagna alla Polonia. Per lo stesso fine è stato deciso di accrescere la presenza navale Nato nel Baltico e nel Mar Nero, ai limiti delle acque territoriali russe.

Contemporaneamente la Nato proietterà più forze militari, compresi aerei radar Awacs, nel Mediterraneo, in Medioriente e Africa. Nella stessa riunione, i ministri della difesa si sono impegnati ad aumentare nel 2016 di oltre 3 miliardi di dollari la spesa militare Nato (che, stando ai soli bilanci della difesa, ammonta a oltre la metà di quella mondiale), e a continuare ad accrescerla nei prossimi anni.

Queste sono le premesse dell’imminente Summit di Varsavia, che si pone tre obiettivi chiave: «rafforzare la deterrenza» (ossia le forze nucleari Nato in Europa); «proiettare stabilità al di là dei confini dell’Alleanza» (ossia proiettare forze militari in Medioriente, Africa e Asia, anche oltre l’Afghanistan); «allargare la cooperazione con la Ue» (ossia integrare ancor più le forze europee nella Nato sotto comando Usa). La crisi della Ue, emersa con la Brexit, facilita il progetto di Washington: portare la Nato a un livello superiore, creando un blocco militare, politico ed economico (tramite il Ttip) Usa-Ue, sempre sotto comando Usa, contrapposto all’area eurasiatica in ascesa, basata sull’alleanza Russia-Cina.

In tale quadro, l’affermazione del premier Renzi al Forum di San Pietroburgo, «la parola guerra fredda è fuori dalla storia e dalla realtà, Ue e Russia tornino ad essere ottimi vicini di casa», è tragicamente grottesca. L’affossamento del gasdotto South Stream Russia-Italia e le sanzioni contro la Russia, ambedue per ordine di Washington, hanno penalizzato l’Italia. E i nuovi contratti firmati a San Pietroburgo possono saltare in qualsiasi momento sul terreno minato della escalation Nato contro la Russia. Alla quale partecipa il governo Renzi che, mentre dichiara la guerra fredda fuori dalla realtà, collabora allo schieramento in Italia delle nuove bombe nucleari Usa.

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