Tzvetan Todorov: “Non cadiamo nella trappola di diventare barbari anche noi”

Tzvetan Todorov: “Non cadiamo nella trappola di diventare barbari anche noi”

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«ORA bisogna tornare a una vita normale, ma senza distruggere le nostre libertà. Dobbiamo evitare di diventare anche noi dei “barbari”, di diventare torturatori come quelli che ci odiano». Tzvetan Todorov è bulgaro ma vive in Francia da decenni. Uno dei suoi saggi più famosi è La paura dei barbari, in cui il celebre filosofo teorizza il rischio della deriva violenta dell’Europa: a causa del clima di paura e tensione perenni, il rapporto con l’altro, e soprattutto con l’Islam, può diventare sempre più difficile. Mentre Nizza e la Francia, dopo la strage del 14 luglio, cercano una inedita normalità, per alcuni troppo brusca, per Todorov l’importante è non abituarsi al terrore. E nemmeno a una società ultrasorvegliata.
Perché, professor Todorov ?
«Perché ho paura che l’Europa possa diventare come Israele, con misure di sicurezza così restrittive i cui benefici secondo me sono minori rispetto alle conseguenze negative. Dare troppo potere all’intelligence e alla sorveglianza, senza limiti e senza punire gli abusi, è il primo passo verso uno stato totalitario».
Fatto sta che siamo al decimo attacco jihadista contro la Francia nell’ultimo anno e mezzo. Perché il suo Paese è così odiato dagli estremistiislamici?
«La parola “odio” non è esatta. Qui non sono in gioco i sentimenti, ma le ragioni. E, principalmente, sono due le cause degli attacchi: una presenza militare francese più marcata nei paesi musulmani, e una minoranza islamica molto ampia nel Paese».
A questo proposito, qualche giorno fa l’imam di Nimes si è dimesso perché secondo lui la comunità islamica, anche moderata, non si distanzierebbe nettamente dagli estremisti. Lei che ne pensa? L’Islam moderato dovrebbe fare di più?
«Più che le moschee o l’ambiente familiare, io credo che il vero problema sia la propaganda online, che permette una radicalizzazione rapida come quella accaduta al killer di Nizza. Che infatti non era un musulmano molto praticante, non frequentava la moschea, beveva. Era uno squilibrato. E gli squilibrati sono prede facili. Questa è la nuova frontiera del terrore, e c’entra poco con la comunità islamica» Però la pista del radicalismo islamico è stata confermata anche da Valls. Secondo lei, c’è un problema che riguarda direttamente anche l’Islam?
«Se una religione, qualsiasi essa sia, diventa l’ideologia fondamentale di uno Stato, i valori democratici sono minacciati. Certo, oggigiorno, bisogna ammettere che l’Islam aspira a questo ruolo più di altre religioni».
Secondo il capo dell’intelligence interna, Patrick Calvar, la Francia potrebbe presto ritrovarsi sull’orlo di una “guerra civile” che coinvolgerebbe soprattutto i musulmani. Lei che ne pensa?
«Non mi sembra una previsione molto realista. Ma è chiaro che ci sono estremisti da ambo le parti che aspirano a questo scenario. E chissà chi la spunterà».
Il multiculturalismo è ancora un sistema sociale realistico?
«Certo, è lo stato naturale di tutte le culture. La xenofobia, le pulsioni sull’identità tradizionale non sono destinate a durare. Una cultura che non cambia è una cultura morta».
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