Volkswagen, risarcimenti turbo

Volkswagen, risarcimenti turbo

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Oltre 170 azioni legali «ammaccano» Das Auto. Nel quartier generale di Wolfsburg in Bassa Sassonia non smettono di contare le denunce per il trucco delle emissioni dei motori diesel.
Ieri l’Anti-trust italiano ha notificato al produttore tedesco la richiesta di risarcimento di 5 milioni di euro per «condotta scorretta». Due settimane fa l’ufficio legale della Volkswagen ha ricevuto il maxi-conto dagli Stati Uniti. Si tratta di un accordo extra-giudiziale che è stato depositato alla corte distrettuale di San Francisco, in California. Un conto davvero con il.. turbo: 14,7 miliardi di euro. Oltre Oceano non scherzano, quando il motore si accende con caratteristiche ben diverse da quelle dichiarate al momento della produzione. Così Vw si ritrova ora a dover saldare oltre 10 miliardi di dollari per riacquistare e/o riparare 480 mila auto con il diesel da due litri “truccato”. Poi deve sborsare altri 2,7 miliardi di dollari per il fondo gestito dall’Ente per la protezione ambientale «per compensare gli effetti dell’inquinamento». Non basta: Vw si è impegnata a investire 2 miliardi nell’arco di dieci anni in tecnologie a emissioni zero. Infine, il conto comporta l’intesa che costa altri 600 milioni di dollari con 44 Stati americani.

Contenziosi legali pesanti: per le cifre e soprattutto per l’effetto a catena che comporteranno anche sul fronte europeo. L’Ue ha già chiesto a Volkswagen che i clienti dei 28 Stati membri vengano ripagati esattamente come gli acquirenti americani. E ciò fa il paio con il «processo-pilota» istruito in Germania dalla magistratura di Braunschweig che aprirà le porte a un’ulteriore ondata di risarcimenti: la stima è di altri 4 miliardi da scovare nel bilanio Vw .
In ogni caso per la casa automobilistica tedesca è fallimento sicuro, al di là delle vendite o delle quote di mercato. Attualmente i modelli coinvolti nello scandalo sono ben 11 milioni, ma solo 4,6 sono stati richiamati per le modifiche (800 mila in Europa). Di fatto, il danno si rivela impossibile da ripagare, non solo finanziariamente. Almeno finché il Dieselgate continua a essere incardinato nel conflitto di interesse che in Germania è istituzionale.

A differenza della Baviera (dove si producono Bmw e Mercedes) che ha citato in giudizio il colosso di Wolfsburg, la Bassa Sassonia (azionista di Vw con il 20%) fa sapere di non avere alcuna intenzione di esercitare l’«azione legale a nome del Land» che ospita la fabbrica principale. Secondo il primo ministro Stephan Weil, «attualmente non ci sono le condizioni giuridiche per chiedere il risarcimento danni».

Non la pensano così gli uffici legali di altri Stati teedschi che potrebbero costituirsi “parte civile” nello scandalo-emissioni, come Assia e Baden-Württemberg dove è in corso la verifica degli estremi per l’ennesima denuncia milionaria. Alla base, come per tutti gli altri casi di contenzioso legale, «l’induzione all’acquisto del consumatore portato a fare scelte che non avrebbe fatto» grazie anche alla pubblicità ingannevole di Vw che l’Antitrust ha già messo sotto i riflettori in Italia.

Intanto a Braunschweig si testa il banco di prova del processo, che farà da precedente giuridico ai prossimi procedimenti. «Questo è solo il punto di partenza» conferma la portavoce del tribunale locale. Insieme al dettaglio che sono già 170 le azioni legali intentate da investitori che hanno visto crollare il valore in borsa delle loro azioni Vw a causa della manomissione dei gas di scarico. Mentre alla Corte della Bassa Sassonia risulta registrato l’elenco di 494 nomi che pretendono la restituzione di circa 4 miliardi di euro e, proprio come la Baviera, lamentano la perdita di circa 60 euro ad azione dopo lo scandalo.

Il titolo Vw era crollato alla luce dei risultati dell’indagine dell’Environmental protection authority (Epa) degli Usa sul motore modello EA-189 montato su milioni di «auto del popolo».

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