«Sono 1500 i beni culturali da proteggere e ristrutturare»

«Sono 1500 i beni culturali da proteggere e ristrutturare»

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«Duecentonovantatré beni culturali colpiti solo nella zona più ristretta, di cui 50 gravemente danneggiati o crollati»: questa la prima conta dei danni diffusa dal ministero dei Beni e delle attività culturali subito dopo il sisma del 24 agosto che ha colpito l’Italia centrale, interessando Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Il dato è arrivato dopo le prime ricognizioni ma era già diffusa l’idea che fosse una stima destinata a crescere nei giorni successivi.

Il Mibact ha istituito un’unità di crisi in coordinamento con il comando dei carabinieri sezione Tutela patrimonio artistico e culturale. La segretaria generale del ministero, Antonia Pasqua Recchia, ne coordina gli interventi.

Dottoressa, a dieci giorni dalla prima scossa, a quanto è salito il conto?

La prima stima si riferiva ai beni presenti in un raggio di 20 chilometri dall’epicentro. La nuova stima tiene conto di un’area più vasta, interessata dal sisma. Così saliamo a una cifra tra i 1.200 e i 1.500 beni colpiti da lesioni più o meno gravi fino al crollo. Per quanto riguarda le opere d’arte mobili, si arriva a 13 mila e 500, esclusi però archivi e biblioteche, per i quali adesso cominciamo il censimento. Si tratta di danni ingentissimi.

È complicato intervenire perché prosegue lo sciame sismico

Negli edifici entrano solo i Vigili del fuoco e solo dove dicono loro. Giovedì hanno messo in salvo 84 opere estratte dal museo civico di Amatrice, inclusa la pala di Cola dell’Amatrice per cui tutti erano preoccupati. Mentre effettuavano l’intervento c’è stata una nuova scossa ma per fortuna le operazioni sono andate avanti. All’interno della chiesa di Sant’Agostino invece è pericoloso intervenire per minaccia crolli anche in presenza di lieve attività sismica. Mercoledì erano a Norcia per la messa in sicurezza del campanile della chiesa del Castelluccio ma sono dovuti andare via per la scossa delle 13.30 che rischiava di far venire giù tutto.

Quali sono gli interventi più urgenti?

La nostra priorità sono le chiese del Lazio e delle Marche, che hanno subito i danni maggiori. Oggi (ieri ndr) abbiamo recuperato anche il contenuto dell’Archivio storico di Amatrice, spostato all’Archivio di Stato di Rieti. È fondamentale lavorare anche su questo fronte perché la zona custodisce documenti, incunaboli e un patrimonio librario che data dal Medio Evo in avanti, di valore rilevantissimo.

È ormai una corsa contro il tempo per mettere in sicurezza i beni culturali prima che arrivino le piogge

Al di fuori della zona del cratere stiamo già effettuando sopralluoghi e verifiche e per fortuna i danni non sono gravissimi. Lo sforzo maggiore adesso è rivolto al recupero ordinato e alla conservazione delle macerie di monumenti e chiese interessati dai crolli. Ad esempio proprio la chiesta di Sant’Agostino ad Amatrice ha perso il rosone della facciata: intervenire con attenzione ci permetterà poi di riedificarlo. Ma bisogna lavorare anche sull’edilizia storica: i borghi colpiti hanno edifici medievali, la tracciabilità delle pietre sarà fondamentale per la loro ricostruzione. Dove non è possibile spostare è necessario coprire con teli, per gli edifici maggiormente compromessi interverremo con i droni per effettuare le misurazioni necessarie ad approntare le coperture.

Le popolazioni chiedono che la ricostruzione restituisca i paesi alla loro identità, senza stravolgimenti o new town

Non c’è dubbio che avremo un approccio di questo tipo, basato sul «com’era, dov’era» ma con criteri antisismici, come avvenuto nel Friuli o in Umbria nel 1997. Per quanto riguarda gli edifici storici, non dovrebbero esserci perdite irreparabili, la situazione più complessa riguarda gli affreschi, i più complicati da restaurare. Abbiamo però un’esperienza importante maturata con il recupero delle decorazioni della basilica superiore di Assisi. Da allora sono passati 19 anni e le tecniche si sono evolute.

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