«Buona scuola»: caos atto II

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Doveva essere il primo anno a regime della Buona Scuola e invece sarà un altro di transizione. Ieri, giorno della prima campanella in nove regioni ( Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e provincia di Trento), la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini aveva già preso tempo: «Per il tagliando – ha detto – attendiamo il prossimo anno, perché è triennale, ma possiamo dire di essere soddisfatti». Punti di vista che guardano lontano, mentre nelle scuole la situazione è tutt’altra. Per la Flc-Cgil sarebbero 40 mila i docenti ancora in attesa di una cattedra. L’incertezza è più alta al Nord dove, a poche ore dalla chiusura delle procedure delle assegnazioni provvisorie ci sarebbero fino al 40% delle cattedre precarie ancora vuote. Il problema è stato generato dalla mobilità che ha interessato 207 mila docenti. La metà riguarda gli spostamenti sulla provincia, ventimila non sono stati soddisfatti. Sarebbero 3 mila gli insegnanti, soprattutto delle scuole primarie, che si ritengono danneggiati dall’algoritmo usato dal Miur per trasferirli a centinaia di chilometri dalla residenza, sebbene vantino punteggi più alti dei colleghi. Il dato è stato fornito dalla Giannini che lo ritiene fisiologico (il 2,5% del totale). Per loro si andrà alla conciliazione: cioè il riavvicinamento di qualche chilometro alla residenza. Per molte altre migliaia sembra che invece si finirà in tribunale.

Altro fronte della riforma è quello del «concorsone». I bocciati «non erano ignoranti, ma non erano sufficientemente preparati» ha detto Giannini che ha ribadito che il loro titolo di abilitazione non equivale a un’assunzione. Peccato che fosse così fino al 2009 quando esistevano ancora le Siss. Questi aspiranti docenti hanno sbagliato l’anno di abilitazione e ora ne subiscono le conseguenze. Per i vincitori, invece, Giannini ha ammesso che saranno assunti entro il 2018. Nel frattempo continueranno a fare i precari. Questa situazione, non nuova nella scuola italiana, secondo la Cisl riguarda un terzo dei posti sui 18 mila posti messi a concorso, un terzo si rivelano non esistenti. A fronte di 1.378 cattedre bandite nel Lazio, 1.604 in Campania, 1.096 in Sicilia, ad oggi ci sono zero posti disponibili. Sul fronte della trasparenza la Gilda ha conquistato un centimetro: «Abbiamo accesso agli atti proprio dell’algoritmo: »finalmente potremo conoscere la famigerata formula matematica che ha deciso le sorti di migliaia e migliaia di docenti generando numerosi errori in parte ammessi dallo stesso Miur che ha avviato una serie di dubbie conciliazioni». Un’altra anomalia è denunciata dal coordinamento dei docenti in graduatoria ad esaurimento (Gae) che l’anno scorso non hanno ceduto al ricatto rifiutando di presentare la domanda di assunzione, pur avendone diritto. Lo hanno fatto per non essere costretti all’esodo. Il loro lavoro dipende dalle graduatorie che non sono state esaurite dalle 102 mila assunzioni di Renzi. I docenti denunciano di essersi ritrovati «senza lavoro» a causa di una decisione del governo che ha fatto approvare un emendamento «post legem» che ha compromesso le assunzioni previste dal turnover. «I posti che per legge dovevano andare ai docenti in graduatoria ad esaurimento, sono stati utilizzati per le assegnazioni provvisorie dei neoassunti, al fine di farli rimanere». La «buona scuola» ha messo i docenti gli uni contro gli altri. Il coordinamento manifesterà davanti al Miur a Roma il 15 settembre. Cosa dicono gli studenti, grandi assenti di questo caos? Una cosa molto precisa: alla riforma mancano ancora molte deleghe. Dalla sua approvazione nel luglio 2015 infatti, il Governo non ha ancora scritto e discusso le «deleghe in bianco» che riguardano temi come diritto allo studio, formazione tecnico-professionale, edilizia scolastica. L’Unione degli studenti (Uds) manifesterà il 7 ottobre. Ieri la rete degli studenti ha compiuto un’azione dimostrativa davanti al Miur. Usi e Unicobas scioperano il 15 ottobre.

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