La rabbia dei 10 mila: «Verità sull’omicidio di Abd Elsalam»

La rabbia dei 10 mila: «Verità sull’omicidio di Abd Elsalam»

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PIACENZA Tre giorni fa un lavoratore è stato ucciso durante un presidio. Ieri altri due lavoratori sono morti mentre stavano lavorando. Prima Piacenza, poi Taranto e Roma. Nella sonnolenta città emiliana sfila un corteo dove non sono contemplate le mezze misure. La rabbia è tanta, giustificata: «Il governo Renzi con il Jobs Act è responsabile politicamente di questo crimine», grida dal camion di testa un lavoratore. Poi un coro: «Siamo tutti uguali, verità per Abd Elsalam come per Giulio Regeni». Lo gridano anche in arabo.

Sono voci dal corteo che sfila a Piacenza per ricordare Abd Elsalam, per denunciare il suo omicidio e le condizioni di semi schiavitù che subiscono i lavoratori della logistica. Apre la manifestazione la famiglia del 53enne egiziano. Al fratello di Abd, anche lui presente mercoledì sera, si sono aggiunti la moglie e i figli. A seguirli diverse migliaia di persone. Diecimila, secondo gli organizzatori. Lo striscione d’apertura recita «Adb Elsalam assassinato mentre difendeva i diritti di tutti», la firma è quella del sindacato Usb. Sfilano cordoni di operai, migranti, lavoratori e sindacalisti tratteggiando la determinazione e la rabbia che si respira. Bandiere e aste riempiono le mani di molte e molti in piazza. «No ai ricatti, sì ai diritti», si legge su uno striscione a metà corteo. «Siamo tutti Elsalam», questo il grido ripetuto all’infinito, con disperazione, «assassini, assassini».

Il Si.Cobas compone uno spezzone importante che sfila dietro allo striscione «Onore al compagno Abd Elsalam. Solidarietà nella lotta». Così come Adl Cobas. C’è anche Rifondazione comunista e poi tante delegazioni di centri sociali, collettivi e realtà di movimento. Sono arrivati dall’Emilia Romagna e dalla Lombardia, qualcuno ha voluto esserci partendo da più lontano.
Il corteo, seppure annunciato, non ha trovato molto spazio sulla stampa nei giorni precedenti, se non quello per alimentare paure per le «possibili infiltrazioni» o le violenze. Evidentemente per qualcuno la rabbia e la frustrazione per un morto durante una mobilitazione – o le condizioni di sfruttamento che subiscono i lavoratori della logistica – non sono concepibili. I bar e gli esercizi commerciali, lungo il percorso, sono tutti chiusi. Il sindaco della città, Dosi, ha invitato i piacentini a lasciare la città e gli esercenti ad abbassare le saracinesche. Piacenza è una città che continua a voler allontanare il gravissimo fatto accaduto pochi giorni fa. Domina il silenzio, l’indifferenza, probabilmente anche la paura. La polizia è ovunque.

Nonostante il clima e la militarizzazione, la città è stata attraversata da un corteo meticcio, colorato e determinato. Ha voluto essere presente in piazza anche una piccola delegazione della sinistra rappresentata in Parlamento: «Abbiamo esposto al prefetto di Piacenza tutte le nostre preoccupazioni dopo l’inaccettabile omicidio di Abd Elsalam davanti ai cancelli della Gls, rispetto ad una situazione come quella del comparto logistico di Piacenza nel quale da tempo si registra una escalation di tensioni dovuta innanzitutto alle condizioni di lavoro e di sfruttamento che si sono determinate». Sono le parole di Nicola Fratoianni, dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana, con lui c’è anche anche il deputato Giovanni Paglia, il capogruppo in Regione Emilia Romagna Igor Taruffi e il consigliere regionale Yuri Torri. «Abbiamo chiesto che le istituzioni intensifichino attenzione e impegno verso un mondo del lavoro sempre più precarizzato e in balìa di ricatti e sopraffazioni inaccettabili – aggiunge Fratoianni – e che siano garantiti agibilità sindacale e tutti gli spazi democratici di dissenso e denuncia». Per il resto, dopo il cordoglio di rito del giorno successivo alla tragedia, la politica non parla e sembra in linea con i sentimenti di Piacenza.

Il sindacato Usb, a fine corteo, annuncia che le mobilitazioni non sono finite.

Il prossimo appuntamento è fissato per martedì prossimo, «quando si porterà la protesta in tutti gli stabilimenti della Gls». E ancora: «La manifestazione si è conclusa anche con la proposta di dedicare piazza San Giovanni, a Roma, a Abd Elsalam in occasione dello sciopero generale del 21 ottobre prossimo».

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