Migranti, la sfida Onu “Gli Stati si impegnino ad aiutare chi fugge”

Migranti, la sfida Onu “Gli Stati si impegnino ad aiutare chi fugge”

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 Per la prima volta nella loro storia, le Nazioni Unite oggi tengono un “Summit sui rifugiati e i migranti” con 150 capi di Stato e di governo, voluto dal segretario generale uscente Ban Ki Moon. E domani, sempre nel contesto dell’assemblea Onu, ci sarà un altro vertice sul tema delle migrazioni promosso dal presidente Barack Obama: una riunione che nelle intenzioni del leader Usa doveva essere operativa, una “pledging conference” in cui verificare la disponibilità di ogni singolo stato membro ad accogliere profughi e migranti in fuga dalle guerre e dalla povertà.
Il fatto che sia Ban Ki Moon che Barack Obama, entrambi a fine mandato, abbiano deciso di affidare il segno della loro eredità proprio al tema delle migrazioni è una conferma dell’importanza e della globalità del tema. La riunione Onu dovrebbe avviare un processo che si dovrebbe concludere nell’ottobre del 2017. L’obiettivo è quello di definire un programma per una risposta mondiale coordinata crisi migratoria. Il vertice si chiuderà con una “Dichiarazione di New York” in cui gli Stati dell’Onu si assumeranno impegni tra cui la lotta contro lo sfruttamento, il razzismo e la xenofobia; il salvataggio delle persone in fuga; la garanzia di procedure di frontiera eque e in linea con il diritto internazionale.
Della dichiarazione faranno parte anche due documenti che aprono la strada all’adozione di un “Global Compact sui migranti” nel 2018: uno sui rifugiati e l’altro sui migranti. Come molti dei processi politici avviati dalle Nazioni Unite, è molto probabile che dal piano delle dichiarazioni di principio e delle buone intenzioni si riesca a passare con difficoltà a quello dell’operatività.
A New York in queste ore arrivano i principali ministri del governo italiano, dal premier Matteo Renzi, al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, a quello dell’Interno Angelino Alfano. L’Italia ha chiaramente un interesse particolare al vertice: la “Dichiarazione di New York” riconoscerà il dovere di protezione dei rifugiati come previsto dalle decisioni dell’Onu, una protezione che implica una responsabilità internazionale condivisa, non a carico dei soli paesi ospitanti o di quelli che accolgono per primi i migranti.
Sul fronte italiano bisogna registrare i dati diffusi ieri sullo sbarco di profughi nella penisola nei primi 7 mesi del 2017: ad agosto gli sbarchi sono aumentati di 8000 unità. Le storie di chi arriva in Italia attraversando il Mediterraneo ci raccontano anche ieri di due donne incinte morte mentre erano in viaggio. Storie, drammi che si ripetono da mesi. E ieri, ad Assisi per la giornata di preghiera organizzata da Sant’Egidio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto proprio un riferimento alla necessità di non restringere il dialogo: «Il dialogo tra le religioni, tra credenti e non credenti, il dialogo della cultura può molto più di quanto si pensi. Perché lo scontro con la violenza estremista è anche uno scontro culturale e quindi la cultura può prevalere sull’oscurantismo».

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Si trattava in massima parte di donne e bambini che dormivano in coperta. Il 25 ottobre 1927 la “Principessa Mafalda”, vicino alla costa del Brasile, affonda portando via con sé più di 300 italiani, e non si hanno a disposizione dati certi perché il regime fascista era restio a fornire notizie precise su tali questioni. Erano altre ondate migratorie, un secolo fa, ma è la stessa macabra contabilità  che ci troviamo ancora ad aggiornare periodicamente, com’è successo ieri e come purtroppo succederà  ancora.

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