? Chiuso il giornale d’opposizione: « È una vendetta di Orbán»
BUDAPEST Chi, sabato scorso, si è messo in rete per entrare nel sito del Népszabadság, principale quotidiano ungherese di opposizione al governo Orbán, ha avuto una brutta sorpresa. Al posto del giornale si è infatti trovato davanti un comunicato in ungherese e in inglese che annunciava la scomparsa del quotidiano dalle edicole del paese fino alla definizione di una nuova strategia economica per rimettere a posto i conti. L’annuncio è stato dato da Mediaworks, società editrice del Népszabadság, filiale di un’azienda austriaca, la Vienna Capital Partners. I redattori, che sono stati letteralmente mandati a spasso dall’oggi al domani, non possono entrare nella sede del giornale e non hanno più accesso al loro indirizzo mail professionale.
Mediaworks riferisce di perdite permanenti e sostiene che la tiratura del giornale è scesa del 74% in questi ultimi dieci anni. La spiegazione ufficiale della decisione presa dalla società editrice avrebbe quindi a che vedere con «gravi» problemi di natura economica, ma molti giornalisti della testata parlano diputsch e di nuova spallata alla libertà di stampa in Ungheria. Il riferimento al governo è chiaro. Sabato pomeriggio migliaia di persone hanno manifestato contro questa decisione e a sostegno della libertà di stampa. Altrettante testimonianze di solidarietà sono giunte dal Népszava, altro giornale di opposizione e perfino dal Magyar Nemzet, quotidiano di destra che avrebbe definito inaccettabile il comportamento assunto da Mediaworks nei confronti del redattori del Népszabadság. Un’altra dimostrazione ha avuto luogo domenica pomeriggio davanti alla sede del quotidiano. Secondo i socialisti quella dell’8 ottobre è una data triste per la libertà di stampa nel paese, dello stesso avviso l’ex primo ministro socialista e attuale leader di Coalizione Democratica (Dk), Ferenc Gyurcsány, che accusa il premier Viktor Orbán e invita militanti ed elettori del partito a impegnarsi per sostenere la democrazia nello Stato danubiano.
Il comitato di redazione ha intanto avviato trattative con la società editrice per ottenere che il giornale continui a uscire e che venga rispettata l’autonomia dei suoi redattori. Esistente dal 1956 come organo del partito, dopo il cambiamento politico il Népszabadság ha cambiato più volte proprietà: è stato inizialmente acquistato dal gruppo tedesco Bertelsmann Ag., poi, nel 2003, da quello svizzero Ringier infine, nel 2014, da Mediaworks. Si vocifera che quest’ultima sia stata adesso venduta a un’oligarca prossimo all’attuale primo ministro. Il quotidianoNépszava ha, dal canto suo, fatto riferimento a voci secondo le quali personaggi vicini a Orbán avrebbero creato una società incaricata del compito di acquistare diverse testate di proprietà di Mediaworks. Secondo informazioni che non hanno ancora trovato conferma, si potrebbe trattare di Gábor Liszkai, direttore del giornale di destra Magyar Id?k e di L?rinc Mészáros uomo del partito governativo Fidesz e sindaco di Felcsút, piccolo centro abitato in cui è cresciuto il primo ministro.
Con un lavoro giornalistico di tipo investigativo i redattori del Népszabadság hanno denunciato in modo sistematico casi di corruzione che vedevano coinvolti ministri dell’attuale esecutivo e funzionari della Banca nazionale e puntato il dito contro la politica del primo ministro definita antidemocratica e tale da allontanare il paese dall’Europa. Così, secondo diversi giornalisti del quotidiano, quanto è accaduto è una sorta di regolamento di conti da parte del governo che con la legge sulla stampa entrata in vigore il primo gennaio del 2012 ha, fanno notare i critici, limitato notevolmente la libertà degli addetti al settore e penalizzato le testate di opposizione. La notizia ha fatto presto a uscire dai confini ungheresi ed è stata ampiamente trattata da diversi organi di stampa europei. Non solo: Gianni Pittella, capogruppo socialista al Parlamento europeo, ha preso posizione a favore del Népszabadság. In un comunicato diffuso dall’agenzia di stampa ungherese MTI, ha affermato che la chiusura del quotidiano minaccia in modo grave la libertà di stampa in Ungheria. Nel testo Pittella ha chiesto alle autorità di Budapest di impegnarsi perché la storica testata possa continuare a uscire in edicola. Purtroppo, però, l’atteggiamento degli esponenti del partito governativo Fidesz non sembra promettere nulla di buono e l’opposizione ritiene che l’iniziativa sia stata presa solo per far tacere una voce critica.
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