Trema l’Italia centrale, forte terremoto tra Marche e Umbria

Trema l’Italia centrale, forte terremoto tra Marche e Umbria

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ASCOLI PICENO Trema ancora forte la terra in Italia centrale. Ieri in serata i sismografi hanno registrato due forti scosse in successione. La prima alle 19.11 da 5,4 gradi sulla scala Richter a 9 chilometri di profondità, la seconda alle 21.18 ancora più forte, da 5,9.

L’epicentro è la provincia di Macerata, a poche decine di chilometri dalla zona colpita due mesi fa, tra i piccoli comuni di Castel Sant’Angelo sul Nera, Visso, Ussita e Preci: qualcosa meno di cinquemila persone che vivono sulle sponde del fiume Nera, per fortuna leste a uscire di casa malgrado la pioggia che cadeva copiosa dal cielo.

LE BOTTE SI SONO SENTITE in un raggio di centinaia di chilometri: nelle zone colpite dal sisma di due mesi fa, a Roma, in Abruzzo, addirittura fino a Napoli e in Friuli. Nessuna vittima registrata ma i crolli non sono mancati e per qualche ora i paesi dell’entroterra maceratese sono rimasti completamente al buio: saltata la rete elettrica e impossibili anche le comunicazioni. Inevitabile il panico, dall’epicentro nessuno riusciva a far sentire la propria voce nemmeno sui social network, primi dispensatori di notizie in momenti del genere.

IN UN PRIMO MOMENTO si è temuto il peggio, poi con il passare dei minuti le informazioni si sono fatte sempre più precise: un’ora e mezza dopo il secondo terremoto il capo della protezione civile ha potuto tranquillizzare sull’assenza di vittime, mentre sui crolli sono ancora da fare valutazioni, visto che è molto difficile fare un bilancio preciso a causa della mancanza di illuminazione e delle difficoltà di comunicazione su un territorio piuttosto vasto benché spopolato. Una persona sarebbe rimasta ferita.

LA PROTEZIONE CIVILE, i vigili del fuoco e le varie forze dell’ordine si sono organizzati in squadre di soccorso e hanno passato la nottata sotto il temporale a perlustrare la zona dell’epicentro per vagliare la situazione: calcinacci e pezzi di cornicioni per strada, crepe sui muri e frane sulle strade, crolli nei centri storici. I danni al patrimonio storico e culturale – inevitabili – potranno essere accertati nella loro gravità soltanto nelle prossime ore.

I CITTADINI DEI PAESI a cavallo tra le Marche, l’Umbria e il Lazio si sono riversati per strada e moltissimi sono quelli che hanno preferito non tornare a dormire nella propria abitazione. Per questo i Comuni si sono attrezzati con brandine e attrezzatura da campeggio nelle palestre e nei palazzetti dello sport. Altri hanno preferito dormire in macchina. Nella Capitale diversi uffici, tra cui la Farnesina, sono stati evacuati, mentre ci sono state molte segnalazioni di crepe e qualche danno alle abitazioni.

AD AMATRICE, ARQUATA e Accumoli è stato come tornare nel bel mezzo dell’incubo vissuto nella notte del 24 agosto scorso, quando il sisma – di magnitudo 6 – ha demolito tutto, lasciando 298 vittime e interi paesi crollati dietro di sé.

IL VICESINDACO DI ARQUATA Michele Franchi è stato il primo a dare qualche notizia concreta, poco prima delle 20 di ieri: «Dai primi controlli non sono stati registrati feriti. Abbiamo fatto verifiche anche nelle frazioni ma la Salaria è stata chiusa al traffico». Di nuovi danni non ce ne sarebbero, cioè a perdere pezzi sarebbero stati soltanto gli edifici delle «zone rosse».
L’ultima crisi sismica della zona è datata 1997 (11 vittime, un centinaio di feriti e 80mila case danneggiate) e lo sciame andò avanti per oltre sei mesi prima di placarsi.

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