Il pirata: “Siamo global e onesti ma il cambiamento richiede più tempo”

Il pirata: “Siamo global e onesti ma il cambiamento richiede più tempo”

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DA UN lato imprenditore, dall’altro ribelle. Occhio azzurro a destra, benda da pirata a sinistra. Rick Falkvinge è il “pirata maximo”, l’iniziatore del movimento: dalla sua Svezia nel 2006, a 34 anni, diede vita al partito pirata, che Birgitta Jónsdóttir ha esportato in Islanda nel 2012. Oggi che la bandiera bianconera è ammainata anche all’Europarlamento, Falkvinge è diventato l’evangelista del movimento. Diffonde le idee, accende le speranze. Affronta le delusioni.

Da favoriti a terzo partito: i sondaggi hanno sbagliato, in Islanda i pirati non guideranno nessun governo. Una batosta?
«Credevate davvero che in soli dieci anni ci saremmo potuti trasformare da manipolo di appassionati a partito di governo?».
Molti lo speravano. Lei no?
«Sì, ma non sono deluso: gli islandesi di Birgitta hanno triplicato il loro bacino di voti. Non è escluso che entrino nella futura coalizione. Soprattutto, hanno imposto nel dibattito parole come “cambiamento”, “trasparenza”, “speranza”».
Il movimento adesso risentirà della doccia fredda?
«Queste elezioni d’Islanda sono state drogate dalle aspettative alte e ora la realtà è un atterraggio doloroso. Ma dal mio punto di vista, stiamo viaggiando anche troppo veloci, in Europa».
Se l’Islanda degli scandali si affida ancora alle forze politiche tradizionali, lei crede che in Europa arriverete mai al governo?
«Abbiamo messo un piede in Svezia, Germania, Gran Bretagna. Siamo entrati nelle istituzioni, anche a Strasburgo. Il popolo dei pirati è giovane, è nato con internet e si illude che il cambiamento sia rapido come un click. Io dico: ragazzi, stiamo andando anche troppo veloci rispetto al solito. Da voi, per esempio, i 5 Stelle hanno attecchito in fretta ma Grillo ha “approfittato” della sua fama di comico. Noi invece nasciamo totalmente dal basso e le trasformazioni richiedono tempo. Il movimento ambientalista impiegò 25 anni per imporsi nelle istituzioni, noi meno di 10. Ora siamo vicini a uno scontro tra generazioni, è inevitabile».
La europarlamentare pirata Julia Reda ha trent’anni. Birgitta è una giovane donna. Ma lei con “scontro generazionale” intende altro, o sbaglio?
«Sì, non parlo solo dell’età dei
frontrunner, ma delle idee. I pirati nascono con alcune idee forti: la trasparenza, l’obbligo per chi ci rappresenta di rendere conto delle sue azioni, la riduzione delle mediazioni a favore della partecipazione diretta. Per chi nasce “con internet” tutto questo è naturale, infatti i pirati sono perlopiù giovani».
Per salire al potere dovrete sedurre anche i più anziani?
«La vecchia guardia non cederà il potere, per arrivare al governo dovremo passare per un conflitto. Ogni nuova generazione deve ri-affermare la democrazia. Gli innovatori di ieri, ormai sono establishment. Noi “tecno-politici” siamo gli innovatori di oggi. Ci vorranno anni perché le vecchie generazioni colgano l’importanza di temi come la privacy. L’Inghilterra, che passò dal vapore all’elettricità, per 50 anni ha continuato a costruire le fabbriche vicino ai corsi d’acqua».
Quali sono le “idee giovani” alle quali prima o poi l’Europa si dovrà arrendere?
«Più che un’idea è uno stile di vita: collaborativo, partecipativo. Ci sono temi “vecchi” che preoccupano gli europei, come il bisogno di lavoro, e temi “nuovi”, come la sorveglianza. La differenza sta nel modo di fare politica: noi “pirati del web” siamo globali, trasparenti, senza gerarchie né intermediari. I politici del futuro saranno come gli youtuber: parleranno direttamente a milioni di persone. Cambiato l’approccio, cambieremo le priorità: per esempio è fantastica l’idea di trasformare l’Islanda in un porto sicuro del free speech, un paradiso dei server, una Svizzera dei bit».

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