Richiedenti asilo, dalla Germania un modello di integrazione possibile

Richiedenti asilo, dalla Germania un modello di integrazione possibile

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Come gestire i richiedenti asilo presenti sul territorio a cui non viene riconosciuta alcuna forma di protezione? Nei primi sei mesi del 2016 le domande d’asilo sono aumentate di circa il 50% rispetto all’anno precedente. Nello stesso tempo il tasso di non accoglimento della domanda è stato del 60%, un dato costantemente in crescita rispetto agli anni precedenti. Coloro che hanno ottenuto un diniego in molti casi si trovano in una sorta di limbo legale, in attesa teoricamente di essere rimpatriati nel paese di origine e con nessuna possibilità di rimanere legalmente in Italia e svolgere un lavoro.
Questa fetta di popolazione straniera è quindi costretta, e lo sarà sempre di più, a ricorrere a forme di lavoro nero, col rischio di restare intrappolata nelle maglie dello sfruttamento. Nello stesso tempo ci sono i datori di lavoro che invece vorrebbero instaurare un rapporto regolare ma non possono farlo. Una soluzione temporanea, in attesa di una necessaria riforma del sistema di ingresso in Italia per lavoro, potrebbe venire dalla Germania dove è previsto, in caso di non accoglimento della domanda di protezione, uno speciale permesso di soggiorno (Duldung) per quanti hanno imparato il tedesco, hanno fatto formazione o hanno una proposta di apprendistato o lavoro da un’azienda.

I Radicali italiani propongono di introdurre forme di regolarizzazione su base individuale degli stranieri irregolari già presenti sul territorio – e quindi anche nel caso del richiedente asilo diniegato in via definitiva – che abbiano svolto un percorso fruttuoso di integrazione, che siano in grado di dimostrare l’acquisita conoscenza dell’italiano o la frequenza di corsi di formazione professionale o, ancora, la disponibilità di un contratto di lavoro, prevedendo dunque la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per lavoro.

A livello di accoglienza, al necessario ampliamento del sistema Sprar già in atto, va affiancato lo sforzo per rafforzare il legame tra integrazione e lavoro. Servono centri per l’impiego – da dotare di personale aggiuntivo – in grado di erogare con efficacia servizi per richiedenti asilo e rifugiati di formazione e avviamento lavorativo attraverso appositi sportelli per l’integrazione da finanziare, a livello nazionale e regionale, ricorrendo al Fondo sociale europeo, come già fanno in Germania.

E ancora, per facilitare l’incontro tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri devono essere previsti meccanismi diversificati di ingresso per lavoro, superando la rigidità inutile della Bossi Fini.
A questi e ad altri nodi cruciali sul fenomeno migratorio rispondono i Radicali italiani, con un dossier presentato nei giorni scorsi e che sarà tra i temi del Congresso nazionale a Roma dal 29 ottobre al 1 novembre: proposte articolate a livello locale, nazionale e sovranazionale per governare con efficacia e nel rispetto del diritto una delle questioni decisive del nostro tempo.

Domenica 30, nel pomeriggio, è prevista una sessione straordinaria, presieduta da Emma Bonino, dedicata al governo dei flussi migratori, al rilancio dell’integrazione europea e alle minoranze cristiane e iezide, cui parteciperanno tra gli altri Benedetto della Vedova e Sandro Gozi.
Obiettivo del movimento di Riccardo Magi è cambiare il racconto pubblico sull’immigrazione, fatto di paure, insicurezze e di menzogne – come i fatti di Goro hanno tristemente dimostrato – in un altro racconto che, pur non negando i problemi, sappia convincere i cittadini italiani ed europei che i migranti possono diventare, come scrive con coraggio Confindustria, da emergenza una grande opportunità per il nostro Paese.

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