Daniel Cohn-Bendit: «Ora Fillon sfiderà Marine Le Pen, col paradosso che sarà lei a sostenere le conquiste sociali»

PARIGI Daniel Cohn-Bendit commenta la vittoria di un politico, François Fillon, che ha una visione della Francia molto diversa dalla sua. Prima di sedere per vent’anni al Parlamento europeo nelle file degli ecologisti, «Dany» è stato il protagonista di un Maggio ‘68 mai rinnegato.
François Fillon rappresenta, tra molte cose, anche una reazione al ‘68?
«Non c’è dubbio. Ha vinto la Francia che cerca la rivincita sul Sessantotto. È una Francia che è sempre esistita e che adesso, vista la Berezina della sinistra al potere, si sente rivivere e rinascere. Fillon e i suoi sostenitori vogliono farla finita una volta per tutte con i valori del ‘68. E l’idea di essere al potere e all’Eliseo nel 2018, per l’anniversario dei cinquant’anni, li rende pazzi di gioia. In questi decenni c’è stata nella società una evoluzione morale che è approdata fino alla legge sul matrimonio aperto agli omosessuali. Loro vogliono tornare indietro».
Questa sera la portavoce di Fillon, Valérie Boyer, è apparsa in televisione ostentando un crocifisso al collo. Un segno religioso esibito che secondo alcuni contraddice la laicità del servizio pubblico. È una polemica futile o un gesto significativo?
«Mi sembra un gesto non privo di valore, anche io l’ho notato. In ogni caso, i cattolici tradizionalisti impegnati in politica sono una realtà che conosciamo, dopo le migliaia di persone scese in piazza per protestare contro il mariage pour tous . È una Francia che rispetto, anche se non è la mia».
Sui temi di società, per esempio appunto il matrimonio omosessuale, Fillon prende posizioni più nette rispetto a Marine Le Pen. E in economia il suo liberalismo è criticato dalla leader del Front National. Non è un paradosso?
«Andiamo verso un ballottaggio delle presidenziali che vedrà sfidarsi François Fillon per la destra e Marine Le Pen per l’estrema destra e assisteremo a qualcosa di surreale, e cioè a Marine Le Pen che difenderà le riforme del Consiglio nazionale della Resistenza e le conquiste sociali. Questo è lo scenario che possiamo prevedere oggi ma non ci siamo ancora arrivati, io penso che Fillon finirà per attenuare il suo discorso».
Fillon si sposterà al centro?
«Credo di sì, ha vinto le primarie mobilitando la destra tradizionale, ma per vincere la corsa all’Eliseo dovrà diventare più simile allo sconfitto Juppé, coinvolgere anche la destra moderata e il centro».
In politica estera Fillon promette un riavvicinamento alla Russia di Putin. Che ne pensa?
«È preoccupante. In Francia c’è tutta una tendenza filo-russa, da Jean-Luc Mélenchon a Marine Le Pen passando per Fillon. Le armate putiniste da noi sono numerose. Ma la cosa che mi sembra più drammatica è che Fillon non parla mai di ambiente, e neanche di Europa. Come se si vergognasse di pronunciare la parola».
Adesso, dopo Fillon, che succede a sinistra? Lei sostiene Emmanuel Macron?
«Il mio cuore esita tra due realtà politiche, da un lato il liberal-sociale Macron, dall’altro l’ecologista radicale Yannick Jadot».
E Hollande?
«Se non si presenta è un’umiliazione, se si presenta alle primarie e perde è un’umiliazione al quadrato, se si presenta direttamente senza passare per la primarie e finisce quarto è un’umiliazione al cubo. Non gli rimane che scegliere il grado di umiliazione. Ma dopo un quinquennio simile non credo che un presidente possa vincere di nuovo».
Stefano Montefiori
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