Milano, Alfano manda altri 150 militari nella città più sicura

by Luca Fazio, il manifesto | 20 Novembre 2016 18:55

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Il sindaco Beppe Sala, nonostante sia il primo a ribadire che non c’è alcun problema di sicurezza, ringrazia e incassa un altro “regalo” dal governo amico: “Stop ai profughi, Milano ha già fatto abbastanza”
MILANO Arrivano i nostri, ma non servono. Milano è una delle città più sicure d’Europa e quindi del mondo, però il governo invia altri 150 soldati per supportare i 650 spaventapasseri in tuta mimetica che già oggi si annoiano pattugliando zone che “difficili” non sono. Li ha chiesti il sindaco Beppe Sala e al ministro degli Interni Angelino Alfano quasi non è parso vero di potersi ritagliare una bella particina senza far altro che una inutile comparsata su al nord (il provvedimento era già nelle carte del cosiddetto “Patto per Milano” sottoscritto da Matteo Renzi lo scorso luglio).

I protagonisti del più strampalato allarme sicurezza degli ultimi decenni ieri si sono dati di gomito davanti ai giornalisti per magnificare l’intesa raggiunta, con l’unico risultato di aver ridato fiato ai soliti falchi della destra che di soldati e repressione non ne avrebbero mai abbastanza. De Corato di militari ne vuole cinquecento e Salvini ha alzato l’asticella dell’intolleranza dicendo che “l’emergenza sicurezza a Milano è legata all’immigrazione finanziata da Renzi e Alfano: i militari servono ma non bastano, occorrono blocco degli sbarchi ed espulsioni di massa”.

Il sindaco Beppe Sala – e meno male – non potrà mai arrivare a tanto. Anzi. Le parole più sensate le ha pronunciate proprio lui, e non ci sarebbe altro da aggiungere se non chiedere scusa perché si è trattato di uno scherzo: “Milano è più sicura di tante città italiane. Il dibattito sulla sicurezza, se non è supportato dai numeri, è a perdere. Gli indicatori dicono che i crimini sono in diminuzione. Non c’è nessun allarmismo, i dati dicono che Milano non è insicura”. La dichiarazione è stata supportata dallo stesso ministro che ha fornito i numeri: “Basti pensare agli omicidi, nel 2013 erano 13, nel 2014 erano 17, nel 2015 erano 13 e a novembre di quest’anno eravamo a 7 episodi”. Allora di cosa stiamo parlando?

Di triste e pericolosa propaganda che si è aggrappata a un fatto di cronaca il cui quadro sanguinolento ha già smesso di alimentare la narrazione horror imbastita dai giornali mainstream: l’omicidio di piazzale Loreto della settimana scorsa (non proprio in periferia) è ancora da chiarire e comunque non sembra riconducibile a una faida tra bande di latinos. E tanto per alzare l’asticella della paranoia, anche ieri una rissa per futili motivi tra minorenni – due filippini accoltellati – è stata associata alla presenza del ministro, un altro caso montato e subito smontato per rinforzare il teorema dell’immigrato criminale e della delinquenza fuori controllo. Adesso non è il caso, ma prima o poi la situazione potrebbe sfuggire di mano anche al compassato sindaco Sala (sulle pagine locali del Corsera sono cominciate le inchieste intitolate La notte delle periferie).

Per ora, come ha spiegato il prefetto di Milano Alessandro Marangoni, i cittadini milanesi incroceranno solo qualche militare in più accarezzando l’idea poco rassicurante di essere circondati, non si sa bene da cosa. Un sorta di militarizzazione del territorio che ricalca l’esperimento dei “Vespri Siciliani”, l’esperimento fallito a Palermo nei primi anni Novanta. “Il nuovo modello operativo dei soldati che verranno dispiegati prevede pattuglie con un agente e due militari, questo permetterà di raddoppiare il numero delle pattuglie. Metteremo attenzione particolare sulle periferie e sui luoghi di aggregazione nelle periferie”. Alfano ieri ha voluto fare un altro regalo all’amico Sala annunciando uno “stop” all’arrivo dei profughi. “Milano ha già fatto la sua parte, ha raggiunto la sua quota e quindi se ci sarà un calo degli sbarchi, come è presumibile, ci sarà uno stop agli arrivi dei migranti”. Eventuali nuovi arrivi verranno distribuiti nei comuni della cintura milanese, “cercheremo di farli collaborare”.

Il caso ha voluto che ieri, durante la visita del ministro, a Milano ci sia stato il concerto-raduno della rete internazionale neonazista che ogni tanto si rinchiude in un capannone di una periferia “difficile”. Non risulta che il Comitato per l’ordine pubblico abbia ravvisato problemi di sicurezza.

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