Videosorveglianza in cattedra

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Cosa pensa il Pd sulla questione delle telecamere nelle scuole? È inevitabile chiederselo perché, da una parte, la Regione Emilia Romagna e, per esempio, il consiglio comunale di Reggio Emilia, respingono il progetto di legge presentato alla camera sull’installazione di telecamere di videosorveglianza in luoghi pubblici come le scuole, gli asili e le case per anziani.

Dall’altra parte però, la Camera, col voto fondamentale del Partito democratico, ha appena approvato la proposta di legge: 279 i voti a favore, 22 i contrari, 69 gli astenuti; solo Sinistra Italiana ha votato contro, mentre al M5s non è venuto in mente niente di meglio che astenersi.

Intanto le telecamere, dopo la scontata approvazione anche in Senato, potranno entrare in questi luoghi pubblici più facilmente.

Ora, è vero che i comportamenti deviati vanno perseguiti; ma se sono comportamenti deviati dei singoli, sarebbe bene che fossero perseguiti a livello individuale. Insomma, se uno ruba, non si può fare una legge che parta dal presupposto che tutti sono ladri. Invece questa volta va proprio così.

Ma che bisogno c’era di questa legge? Di fronte a una denuncia, le telecamere in aula potevano già essere messe. Allora? La differenza tra l’attuale situazione per cui davanti a denunce degli interessati e a ipotesi specifiche di reato la magistratura può disporre di un sistema di videosorveglianza relativo a soggetti ben individuati e a specifici luoghi (classi), e ciò che invece prevederebbe questa legge, sembra che sarebbe questo: se d’accordo con i sindacati, ma anche senza l’accordo con essi, si potrebbe/dovrebbe impiantare un sistema di video sorveglianza che riguarda tutta l’unità scolastica. Sganciando in tal modo la videosorveglianza da specifiche e individuali ipotesi di reato.

Insomma, tutti sorvegliati. Preventivamente. Poi, nel caso che qualcuno (genitori, altri docenti, il dirigente, boh, la legge non lo dice, quindi tutti) faccia denuncia il magistrato, si dispone della decodifica.

Anche nel caso non sia poi ravvisato reato, dunque, le informazioni sensibili diventano “pubbliche”. In poche parole: si controllano tutti perché ci sarebbe o ci potrebbe essere qualcuno che dovrebbe essere controllato. La legge poi non esplicita, ma forse sottinende, che qualsiasi soggetto potrebbe/dovrebbe richiedere il sistema di videosorveglianza. E nel Nord Italia ci sono già scuole private che “vendono” il sistema della videosorveglianza preventiva come sinonimo di qualità maggiore dell’istituto, capace di garantire ai genitori degli studenti maggiore serenità.

Si va dunque verso una militarizzazione sempre più massiccia e compiaciuta della scuola. Si fanno entrare i bambini e i ragazzi nell’epoca del sospetto. Minando definitivamente il patto educativo di fiducia tra docenti e genitori degli studenti. Minando così mortalmente non solo la scuola, ma la stessa idea di infanzia e di adolescenza. Un danno enorme e non quantificabile che ricadrà, soprattutto, sulle spalle dei nostri figli e dei nostri studenti.

Molti parlamentari del Pd che hanno detto sì a questa legge cercano faticosamente di mettere in evidenza gli aspetti preventivi di tipo pedagogico della legge, parlando di misure deterrenti per l’uso di telecamere. Legge che però, stranamente, prevede alla fine uso di telecamere.

È come se il Pd si dichiarasse contro il porto d’armi generalizzato o la pena di morte generalizzata, però poi votasse una legge che, dopo ogni tipo di prevenzione e formazione in tal senso, prevedesse che si possano effettuare.

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