Terremoto. L’ingegnere dei 428 incarichi nella ricostruzione dell’Aquila

Terremoto. L’ingegnere dei 428 incarichi nella ricostruzione dell’Aquila

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L’ orso Yoghi, come affettuosamente era chiamato dagli studenti Antonello Salvatori, dev’essere il più bravo di tutti. Diversamente non si capisce come abbia potuto collezionare 428 incarichi da privati per la ricostruzione. Parliamo di lavori per 254,6 milioni. E considerando che l’onorario per ingegneri e architetti, terremoto o no, è sempre il 10% dell’importo, fa 25 milioni di parcelle. Senza dubbio il migliore, questo professore di Scienza delle costruzioni all’università dell’Aquila: con tutto il lavoro che ha, è stato scelto anche per fare l’esame dei danni del sisma in centro Italia. Nemmeno fosse Superman. Va detto che neppure qualche suo collega si può lamentare. Sapete quanti incarichi hanno avuto i primi sei professionisti impegnati nella ricostruzione privata del terremoto in Abruzzo? Tenetevi forte: 1.685. In media, 280 ciascuno. Il che dice tutto su ciò che un sisma del genere può mettere in moto.

Tutte le spese

I numeri completi (e per molti versi inediti) del colossale giro d’affari innescato dalla catastrofe del 6 aprile 2009 sono pubblicati da oggi sul sito opendataricostruzione.gssi.it . È un progetto di ricerca del Gran Sasso Science Institute e dell’ateneo dell’Aquila in collaborazione con il Comune, gli uffici speciali per la ricostruzione e ActionAid. L’iniziativa coordinata da Roberto Aloisio è destinata a fare luce su una delle vicende più discutibili degli ultimi decenni, almeno per com’è stata gestita inizialmente. E nasce da un accordo fra la struttura di missione del governo per il terremoto, affidata a Giampiero Marchesi, e il Gssi, un istituto post universitario autonomo nato dopo il sisma, guidato da Eugenio Coccia. Il tutto sostenuto dal tifo di Fabrizio Barca, il ministro per la Coesione territoriale di Mario Monti, che nel 2012 ha fatto materialmente decollare la ricostruzione abruzzese. «Follow the money»… «Segui il denaro» dice «Gola profonda» al giornalista del Washington Post Bob Woodward nel film di Alan J. Pakula Tutti gli uomini del presidente . E solo il percorso tracciato dai soldi poteva consentire di svelare questo scenario. Il terremoto abruzzese è costato finora 6 miliardi 769 milioni 380.326 euro. Sono i quattrini fisicamente usciti dalle casse pubbliche (compresi 27 milioncini di donazioni private) a fronte di finanziamenti concessi per 8 miliardi 365 milioni 376.662 euro. Il bello è che il 9,4%, ossia 628,3 milioni, se ne sono andati solo per le demolizioni e i famosi puntellamenti che venivano affittati per 25 euro a snodo. Somma non troppo distante da quella impegnata per il controverso progetto delle new town : 810,3 milioni per 4.449 appartamenti, al costo medio unitario di 182 mila euro, più di 2.700 euro al metro quadrato per alloggi di qualità modesta non solo dal punto di vista architettonico.

Gli appalti alle aziende

Difficile, poi, non restare sorpresi davanti al conto degli alberghi per ospitare gli sfollati: 180,8 milioni. La sola emergenza ha assorbito 2 miliardi 35 milioni 548.566 euro, il 30% di quanto materialmente investito soprattutto grazie alla ricostruzione privata. Partita in concreto soltanto nel 2012 grazie al cambiamento di strategia imposto da Barca, che in due mesi ha assunto 300 giovani per gli uffici speciali dove si è cominciato a lavorare pancia a terra. Fatto sta che questa voce ha assorbito a oggi 4 miliardi 397 milioni 311.280 euro, contro finanziamenti concessi per 5 miliardi 155 milioni 778.606. E qui si apre il tema dei professionisti. Ci hanno lavorato in 1.807, di cui 562 aquilani: il 31,1% di tutti quanti, ma così abili da accaparrarsi lavori per il 63,2% dell’importo totale. Le imprese, poi: 3.348, di cui oltre metà (1.764) abruzzesi. Una di esse, la Nicola Cingolo & Figlio di Teramo, ha gestito 46 interventi per 154,5 milioni. Seguono il Consorzio Di Vincenzo & Strever di San Giovanni Teatino (Chieti) con 116,9 milioni di lavori e il Consorzio Collemaggio costruttori dell’Aquila con 50,3 milioni per 186 progetti. Quanto a numero, tuttavia, nessuno batte la Sima costruzioni: 250 appalti, per 32,3 milioni.

Ma fra il ritmo della ricostruzione privata e quella degli edifici pubblici resta un abisso. Per quest’ultima sono stati finora erogati appena 346,5 milioni a fronte di stanziamenti per un miliardo 184 milioni 149.490 euro. Un rapporto del 29,2%, contro l’85,3 della ricostruzione privata. Anche perché dei 999 interventi previsti ne sono stati conclusi solo 323, 252 sono in fase di progetto e 75 di sola «programmazione». Il motivo? I soliti problemi della burocrazia…

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