La firma dell’Isis sulla strage a Berlino
BERLINO La «notte del terrore» di Berlino dopo la strage al mercatino di Natale, il blitz delle teste di cuoio nel centro-profughi della città e l’arresto dell’uomo sbagliato. Sono le «ore della paura» della cancelliera Angela Merkel che – vestita a lutto – tiene il punto invitando i tedeschi a non cedere al terrore. Dodici cadaveri e 48 feriti (compreso un italiano) solo in parte identificati, al contrario di Naved B, 23 anni, pakistano, rifugiato in Germania da febbraio, fermato e poi rilasciato perché «non si tratta dell’attentatore».
L’agenzia di stampa dell’Isis, Amaq news agency, avrebbe rivendicato l’attentato chiamando il terrorista un «soldato dello Stato islamico», scrive ieri in serata Rita Katz, direttrice di Site, il sito accreditatissimo che monitora l’estremismo islamico sul web. «È una vendetta per gli attacchi in Siria», ci sarebbe scritto sulla rivendicazione.
In rete, intanto, si moltiplicano gli appelli per i dispersi (tra cui Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, di Sulmona), la destra di AfD cavalca i «morti di Merkel» e, con immenso ritardo, inizia la caccia ai veri autori del massacro tuttora in fuga.
Parole ferme e dirompenti, nel pieno della campagna per le elezioni federali del 2017 colte al balzo dai populisti: «La Germania non è sicura: vanno rafforzati i controlli ai confini» tuona Frauke Petry, leader di Alternative für Deutschland. Il suo compagno Marcus Pretzel rincara la dose e battezza le vittime come «i morti di Merkel».Sono le uniche, inquietanti, certezze dell’attentato che lunedì sera ha sconvolto Breitscheidplatz, la piazza nel quartiere di Charlottenburg, e ieri è costato il «pianto dei morti e la vicinanza alle famiglie» affidati a Volker Kauder, presidente dell’Union cristiano-democratica. Sulla faccia ha scolpita «la notte terrificante per Berlino» perfino più della «giornata difficile» incisa sul volto di Merkel all’esordio della conferenza stampa convocata in cancelleria. «Sono inorridita. Un atto di barbarie inconcepibile. Dobbiamo desumere un attacco terroristico ma per ora non abbiamo altri dettagli» ammette. Prima di ribadire che la linea sull’immigrazione, almeno formalmente, non cambia: «Se l’attentatore fosse un profugo sarebbe orribile ma continueremo a sostenere chi vuole integrarsi. Non vogliamo vivere nella paura».
Non aiutano le informative su possibili attacchi ai mercatini di Natale a disposizione dei servizi tedeschi da settimane, né il recente fermo di un 12 enne addestrato dall’Isis a far esplodere una bomba piena di chiodi a Ludwigshafen.
In questo clima Berlino «civile» reagisce con le bandiere a mezz’asta sugli edifici pubblici, mazzi di fiori e fiumi di candele rosse allineati allo spartitraffico di Breitscheidplatz, la proiezione del tricolore nazionale sulla porta di Brandeburgo e, soprattutto, il febbrile tam-tam sui social per rintracciare i dispersi. Fin dal pomeriggio l’ambasciatore italiano Pietro Benassi ha diffuso un avviso di ricerca per Fabrizia Di Lorenzo, dipendente della ditta di trasporti tedesca 4Flow, a Berlino dal 2013, irrintracciabile dopo che il suo telefono è stato ritrovato sul luogo dell’attentato insieme all’abbonamento della metropolitana.
Qui è transitato Naved B, catturato ieri da un passante sotto la Colonna della vittoria dopo la fuga attraverso il bosco del Tiergarten. Il giovane pakistano è stato rilasciato alle 19 di ieri dopo che gli investigatori hanno ricostruito il suo ingresso in Germania a febbraio e la procedura di asilo non ancora completata. «Sembra che non si tratti dell’autista del camion-killer» precisa il presidente della polizia Klaus Kandt. Di sicuro solo che il “sospetto” è «un soggetto già noto alle forze dell’ordine» informa la polizia. Tradotto, significa che gli attentatori (più di uno secondo la procura generale, ancora «armati» per Die Welt) sarebbero ancora a piede libero e in grado di nuocere; ovvero che gli agenti hanno fermato l’uomo sbagliato. Per questo il ministro dell’interno De Maizière conferma solo la matrice: «Non ci sono dubbi: è un attacco terroristico».Si attendono inoltre gli esiti dell’irruzione delle squadre speciali Sek all’ex aeroporto di Tempelhof, il maggiore asylheim di Berlino. Al setaccio di 400 agenti dalle 4 di ieri gli hangar che ospitano i micro-alloggi dei profughi alla ricerca di «elementi utili a ricostruire il contesto» della strage di Charlottenburg.
Identica pista percorre l’intelligence esterna (Bnd) e interna (BfV), insieme alla polizia federale sulle tracce dei terroristi in fuga dopo l’inutile screening al Tir carico d’acciaio proveniente da Torino e diretto alla Thyssenkrupp di Berlino. Scandagliata senza risultato anche l’azienda di spedizioni con sede a Gryfin (Stettino) proprietaria del camion-killer e intestata ad Ariel Zurawski, cugino del 37 enne polacco ritrovato cadavere (con un foro da arma da fuoco) sul sedile del mezzo. Confermata la sua estraneità all’attentato rimane la certezza dell’azione deliberata: «Non si è trattato di un incidente» fanno sapere fonti ufficiali.
Monta l’allerta-attentati in tutta la Germania al pari delle perplessità sull’efficacia delle contromisure: «Gli agenti sono attrezzati, ma non si può garantire il 100% di sicurezza nei 2.500 mercatini tedeschi» avverte Oliver Malchow, presidente nazionale del sindacato di polizia.
Breitscheidplatz, nel frattempo, resta blindata e inaccessibile a turisti e berlinesi: le casette in legno del villaggio natalizio sono nascoste dal muro di teli bianchi fissati a transenne alte un metro e mezzo. Dietro, al lavoro, ancora gli specialisti della polizia scientifica e gli esperti antiterrorismo, mentre nell’antistante Gedächtniskirche è stato aperto il “libro delle condoglianze” e la commemorazione affidata all’arcivescovo Heiner Koch che ha guidato la messa alle 18.
Dal Municipio rosso il sindaco di Berlino Michael Müller rimane in collegamento permanente con il ministro dell’interno del Land Andreas Geisel e il capo della polizia Kandt. Al vaglio, l’ipotesi di sospendere per precauzione tutti i mercati di Natale nella capitale, mentre risultano operativi i posti di blocco nel raggio di 30 chilometri dalla città e al confine con la Polonia.
L’attenzione a tutti i movimenti sospetti è massima. A partire dall’allarme per il tentativo di fuga ieri pomeriggio del conducente di un furgone nel centralissimo Hackescher Markt, risultato coinvolto ma solo in un “normale” incidente stradale.
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