Prefazione di Susanna Camusso al 14° Rapporto sui diritti globali
La CGIL, il lavoro, i diritti. Le nostre proposte per un nuovo modello di sviluppo
La 14° edizione del Rapporto sui Diritti Globali ripercorre, con competenza e solidità dei dati, lo stato dell’economia globale analizzata dal punto di vista dei diritti. Il quadro che ne emerge sottolinea come gli approcci economici siano ancora segnati dal neoliberismo, sia pure con contraddizioni crescenti. Prosegue, infatti, la spinta, prevalentemente statunitense, verso la liberalizzazione degli scambi (TTIP e CETA) ma, allo stesso tempo, crescono resistenze, soprattutto in Europa, che ne indeboliscono l’efficacia.
Ciò che appare è il riemergere di chiusure protezionistiche sia tra USA e Unione Europea, sia all’interno della stessa UE. La scelta britannica di uscire dall’Unione apre scenari sconosciuti, la cui gravità non è stata ancora acquisita né dai governi né dalle opinioni pubbliche. A tutto ciò si aggiunge la dinamica migratoria che trae alimento dalle crescenti e drammatiche diseguaglianze tra il Nord e il Sud del mondo e che si cerca di contrastare con muri, fili spinati, accordi di “custodia” sbagliati come quelli siglati con la Turchia, senza mai agire in positivo costruendo corridoi umanitari per porre fine al dramma delle morti nelle traversate, o realizzando seri programmi di cooperazione e sviluppo.
Per effetto delle politiche liberiste nel mondo e anche nella nel nostro continente, aumentano le diseguaglianze e si estende l’area della povertà, che ormai copre larghe fasce dello stesso mondo del lavoro. È di fondamentale importanza reagire a queste politiche senza cadere nella risposta reazionaria e populista, ma avendo un progetto e una strategia credibile da contrapporre. Per questo la critica alle riforme del lavoro, in Italia come in Francia, non deve mai essere disgiunta dall’indicazione di un’alternativa, culturale prima ancora che normativa o semplicemente economica. Anche per questo sono preziose le analisi contenute in questo volume che mettono in chiaro, con lucidità e coerenza, le conseguenze ultime delle misure sul lavoro e la visione di società che traspare da quelle scelte.
Compito di un governo è di porre in equilibrio dialettico gli interessi del lavoro, la sua crescita, l’affermazione delle persone tramite la propria opera, con gli interessi legittimi dell’impresa. Aver assunto quest’ultima quale unica depositaria di valori e aver relegato il lavoro a effetto residuale di opzioni economiche indotte tramite la leva delle convenienze, contraddice lo spirito e il mandato della nostra Costituzione.
Da troppo tempo non vediamo, da parte dei governi, il riconoscimento esplicito che esiste un punto di vista diverso, autonomo e specifico del lavoro. Non è avvenuto con il Jobs Act, né con la Loi Travail, né con le molte norme ipotizzate e in parte attuate in Spagna, Germania, Gran Bretagna.
* Segretario Generale Cgil
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