Alla Casa Bianca una squadra di banchieri. Così Wall Street festeggia

by Alan Friedman, Corriere della Sera | 20 Febbraio 2017 9:46

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Steven Mnuchin, il nuovo Segretario al Tesoro, è un banchiere controverso. Per diciassette anni è stato a Goldman Sachs, arrivando a diventare managing partner . È la seconda generazione di Mnuchin a lavorare nella potente banca di Wall Street: suo padre è stato lì per trentacinque anni.

Steve Bannon, nuovo capo della Strategia alla Casa Bianca, si è fatto le ossa con Goldman Sachs nei ruggenti anni Ottanta come banchiere specializzato in fusioni e acquisizioni: ha avuto modo di imparare sul campo che l’avidità è una virtù, all’apice del potere predatorio di Wall Street e del boom delle obbligazioni spazzatura.

Gary Cohn, nuovo presidente del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, era fino a dicembre scorso il presidente di Goldman Sachs.

Jay Clayton, il nuovo capo della Commissione statunitense per i Titoli e gli scambi, l’uomo a cui è stato affidato il compito di regolamentare Goldman Sachs e il resto di Wall Street, è un avvocato che ha servito fedelmente la stessa Goldman Sachs per una serie di accordi multimiliardari come partner della Sullivan & Cromwell, lo studio di riferimento per la Goldman da più di un secolo.

Dina Powell, consigliere per le iniziative economiche del presidente Trump e consigliere di fiducia di sua figlia Ivanka e del marito Jared Kushner, era una socia di Goldman Sachs e capo della Fondazione Goldman Sachs.

No, non è un complotto. Questa è la realtà. Benvenuti nel governo degli insider di Goldman Sachs, altrimenti conosciuto come amministrazione Trump. Questi cinque figli della grande banca spiccano tra la folla di plutocrati, finanzieri senza scrupoli e ultraconservatori del Tea Party di cui Trump ha riempito il suo Gabinetto.

Ognuno di loro è fermamente convinto della necessità di tagliare le tasse sulle imprese e di rompere il più possibile i lacci che frenano Wall Street; ognuno di loro crede fermamente che si debbano scatenare gli «istinti animali» del mercato.

Questi ex banchieri di Goldman Sachs, ora tra i principali consiglieri economici di Trump, perseguono l’obiettivo di smantellare la Dodd-Frank — voluta da Barack Obama a seguito della Grande recessione — e le altre leggi e regolamentazioni che dovrebbero proteggere gli americani da un’altra crisi finanziaria.

Diversi commentatori stanno già mettendo in guardia dal rischio che un prolungato periodo di deregulation potrebbe portare a un’altra bolla finanziaria e al ritorno di quelle pratiche pericolose che hanno portato al collasso di Lehman Brothers nel 2008.

Tra questi c’è Edwin «Ted» Truman, ex capo della divisione internazionale della Federal Reserve ai tempi di Alan Greenspan. Truman di crisi globali ne ha viste parecchie. E ha osservato dall’interno della Fed che cosa accade quando Wall Street viene lasciata libera e senza regolamentazioni.

Truman teme che ciò che ha in mente l’amministrazione Trump potrebbe creare le condizioni per una nuova crisi finanziaria. «Quella che si sta preparando è una controrivoluzione, con lo smantellamento della Dodd-Frank e la probabile cancellazione di molte restrizioni per Wall Street. Così si invertirà il modello in vigore sin dalla crisi globale del 2008», dice Truman. La domanda chiave per lui non è se ci sarà un altro ciclo, ma quanto ci vorrà.

«La gente dimentica le lezioni del passato», aggiunge.

Le lezioni del passato sono più che chiare, ma l’amministrazione Trump vuole tagliare le tasse sulle imprese e procedere con la deregulation: Wall Street può folleggiare di nuovo. Donald Trump e la sua squadra di Goldman Sachs di certo non terranno fede alla promessa fatta in campagna elettorale di «prosciugare la palude» in cui sguazzano i lobbisti di Wall Street. La squadra della Goldman ha nelle sue mani le chiavi del governo. Adesso si sono lanciati anima e corpo nella missione di svuotare le leggi che dovevano proteggere i risparmiatori americani da un’altra crisi finanziaria, con l’entusiastica collaborazione dei repubblicani del Campidoglio.

Date le circostanze, non c’è davvero bisogno della sfera di cristallo per capire che a un prolungato periodo di deregulation seguirà un’altra bolla finanziaria, in modo virtualmente inevitabile. È solo questione di tempo. Coloro che non imparano dalla storia solitamente sono condannati a ripeterla.

(Tratto dal nuovo libro

di Alan Friedman,

«Questa non è l’America»).

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