by Antonio Sciotto, il manifesto | 11 Marzo 2017 10:16
Il consiglio dei ministri, ieri, ha ancora una volta mancato di fissare la data del referendum su voucher e appalti: bucando così i 60 giorni trascorsi dalla sentenza della Consulta (era l’11 gennaio); a breve si compiranno anche i 60 giorni dal deposito delle motivazioni (il 28 marzo) e a questo punto entro quella scadenza l’esecutivo dovrà aver stabilito obbligatoriamente il giorno del voto. La Cgil procede nella sua campagna per i 2 Sì, e ieri la segretaria Susanna Camusso – intervenendo a Su le teste, assemblea nazionale della Flc – ha rigettato con determinazione la bozza di riforma dei voucher approntata dalla Commissione Lavoro della Camera:
«Non va nella direzione del nostro quesito, che parla di abrogazione – ha spiegato – Nel futuro prossimo le cose possono sempre cambiare, o almeno ci speriamo: magari si varano le norme che vorremmo noi, ma se la Cassazione ci chiedesse se l’attuale ipotesi ci soddisfa non potremmo che rispondere no».
PERCHÉ ALLA CGIL la soluzione individuata alla Camera – il testo unico Maestri – non piace? «Perché è già improprio parlare di abuso dei voucher: i voucher sono uno strumento malato in sé, e quando la malattia è grave non basta l’aspirina – spiega Camusso – Quando l’uso delle famiglie è limitato al 3%, e il resto viene utilizzato dalle imprese, di cosa stiamo parlando? Si sta sostituendo lavoro contrattualizzato con lavoratori privi di contratto: e per le imprese è improprio parlare di lavoro occasionale». E allora, quando, come nella proposta di legge Maestri, «parli di “impresa a zero dipendenti”, che è un concetto che ci devono ancora spiegare, e quando lasci dentro la pubblica amministrazione per le calamità, le emergenze e le iniziative di solidarietà, torniamo di nuovo a forme strutturali di precarietà nel mercato del lavoro».
CAMUSSO METTE poi in evidenza un altro limite di quel testo, ovvero la scivolata sulla buccia di banana poco politically correct dell’aver posto i disabili tra le poche categorie a cui verrebbe ristretto l’uso dei voucher. «In quella bozza mi ha colpito – dice la segretaria Cgil – l’ulteriore ghettizzazione delle figure deboli di questo Paese: quando abbiamo visto comparire la parola “disabili” tra coloro che possono utilizzare i voucher a me sono venuti i brividi. È proprio il contrario di ciò di cui avremmo più bisogno: politiche di inclusione».
Più tardi ha rincarato Nina Daita, responsabile nazionale delle politiche per la disabilità della Cgil: «È un’idea irricevibile, aberrante – ha detto – Ci aspettiamo che il governo esprima un parere negativo su una simile proposta». «In Italia – ha proseguito Daita – ci sono almeno 800 mila iscritti al collocamento obbligatorio in attesa di lavoro. Esiste una legge di Stato che impegna i datori di lavoro pubblici e privati ad assumere persone con disabilità e si propone di retribuirli con i voucher. Oserei definirli voucher di consolazione».
RICORDANDO CHE oltre ai voucher c’è anche il quesito sulla responsabilità solidale negli appalti (argomento meno praticato dai media), Camusso ha spiegato che la Cgil si sta impegnando al massimo per il raggiungimento del quorum: «Non è scontato, ma possiamo lavorare per arrivarci – ha detto – Ricordiamo il referendum sull’acqua, che ha raggiunto il quorum, mentre quello sulle trivelle no. Ma c’è stata un’altra consultazione molto partecipata, nonostante non fosse richiesto il quorum: quella del 4 dicembre. A dimostrare che quando le persone sono chiamate a votare su argomenti che sentono vicini, il quorum si può raggiungere. La Cgil, partendo proprio dagli ultimi della scala della precarietà, e cioè i voucheristi, ha voluto rimettere al centro il lavoro: e d è la prima volta nella sua storia che pone un quesito direttamente al Paese, chiamando tutti al voto. Per noi rappresenta un passaggio importante, perché abbiamo voluto creare una novità, una rottura, rispetto alle classiche iniziative sindacali».
QUANTO AI PARTITI, hanno reagito nei modi più vari al testo unico Maestri: Sinistra italiana lo rigetta completamente, così come ha fatto la Cgil, e indice per questo weekend la mobilitazione nazionale «Vogliamo votare». «Il governo Gentiloni deve immediatamente fissare la data del referendum e far svolgere il voto sui quesiti referendari in contemporanea con le amministrative per consentire maggior partecipazione al voto e minor spesa di risorse pubbliche», spiega il segretario Nicola Fratoianni.
Maurizio Sacconi (Ncd), sul fronte totalmente opposto, parla di «testo ideologico», che «cancella i voucher senza dirlo chiaramente»: e annuncia profonde modifiche in Senato.
I CINQUESTELLE si dicono parzialmente soddisfatti, perché il testo «ha accolto molte nostre istanze», ma restano contrari all’inserimento delle imprese e dei professionisti senza dipendenti, comprese le società di capitale» tra i possibili utilizzatori dei ticket lavoro.
Carmelo Barbagallo (Uil) punta «a una sintesi con il governo: per avere comunque una riforma anche se si dovesse perdere il referendum».
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