Economia. Al via la manovrina con 3,8 miliardi di sconto

Economia. Al via la manovrina con 3,8 miliardi di sconto

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ROMA. Lo “sconticino” da 3,8 miliardi, inserito dal governo nella manovrina firmata ieri dal presidente Mattarella e subito dopo pubblicata in Gazzetta ufficiale (dunque già in vigore), alleggerisce la manovrona d’autunno, come anticipato da Repubblica domenica. Ma il percorso è tutt’altro che fluido. Perché bisogna trovare almeno altri 20 miliardi. E perché occorre farlo in un clima politico rovente. Nel frattempo il decreto legge rimette in pista gli autobus low cost di Flixbus, la cui circolazione era stata impedita dal Milleproroghe.

La finanziaria di primavera, come l’ha definita il ministro Padoan – 67 articoli finali, uno in meno della vigilia, perché è saltato il taglio di Ici-Imu-Tasi alle trivelle petrolifere – assicura entrate per quest’anno pari a 3,6 miliardi. E di queste ben 3,4 miliardi sono state richieste da Bruxelles e servono quindi a correggere il deficit, perché cali di uno 0,2% del Pil. Gli altri 200 milioni vengono destinati a spese minori, per lo più alle Province. Ma ci sono anche 2 milioni per il teatro Eliseo di Roma. L’entrata più forte (2,1 miliardi) è garantita dalla lotta all’evasione Iva: un miliardo dallo split payment, quasi altrettanto dalla stretta sulla compensazione di Iva a credito e a debito, il resto da regole nuove per la detrazione. Lo split payment, il meccanismo che obbliga le aziende a trattenere l’Iva dei fornitori per versarla subito allo Stato, viene esteso non solo a tutta la pubblica amministrazione, comprese società controllate a livello centrale e locale, quotate o meno, e ai professionisti che lavorano con la Pa. Ma anche a tutte le altre 40 aziende quotate sul Ftse Mib. Dalle banche ai gioielli del made in Italy. Confermate poi la stretta su giochi, sigarette (tranne le ecig), pignoramenti, affitti brevi, evasori dei biglietti su bus e metro. E le misure valide solo per quest’anno: i tagli ai ministeri, dimezzati rispetto alle anticipazioni (solo 460 milioni), e la rottamazione delle liti fiscali (400 milioni).
Tutte le altre misure, tranne queste ultime due, sono strutturali. E dunque daranno i loro frutti anche negli anni futuri, a partire dai 4,9 miliardi del 2018. È proprio da qui che arriva lo “sconticino” da 3,8 miliardi, così cruciale per Palazzo Chigi. In pratica, il governo usa le entrate 2018 della manovrina (al netto delle spese si tratta proprio di 3,8 miliardi) per sterilizzare un pezzettino delle clausole di salvaguardia che incombono sulla manovra d’autunno e che valgono 19,6 miliardi di aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina. Questo significa che a settembre, quando si tratterà di scrivere prima la nota di aggiornamento al Def (il documento di economia e finanza) e poi metter giù la legge di bilancio, serviranno meno soldi per impedire alle tasse di salire: 15,7 miliardi anziché 19,6.
Ma questi 15,7 miliardi dove si trovano? E qui arrivano i nodi politici. Il ministro Padoan, in linea teorica, non è affatto contrario a far aumentare un po’ l’Iva (così Bankitalia e parte di Confindustria, tranne Confcommercio). In base a quanto prevede l’articolo 9 della manovrina, dal primo gennaio prossimo l’Iva al 22% passa al 25%, quella al 10% rincara all’11,5% (e non più al 13%, come fin qui previsto), mentre l’aumento delle accise è posticipato al 2019. Per evitarlo, con le elezioni alle porte, le vie sono sempre due: tagli di spesa o aumenti di entrate. In ogni caso, potenziali salassi. Oppure chiedere altra flessibilità all’Europa, dopo i 19 miliardi già concessi nel biennio 2015-2016 e i 7 miliardi assicurati quest’anno. Bruxelles chiuderà ancora un occhio, se l’Italia anziché fermarsi all’1,2% di deficit salirà all’1,8%, così da assicurarsi 10 miliardi extra? E dove trovare i 5 restanti? E almeno altrettanti per gli impegni: rinnovo del contratto agli statali, riduzione del cuneo fiscale a giovani e donne, risorse per la povertà, fondo sanitario, bonus vari e spese indifferibili. In tutto, almeno 20 miliardi. Nel frattempo, confermata la norma pro-stadio della Roma, le risorse per gli enti locali, un miliardo per la ricostruzione post- terremoto.

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