Serravalle Scrivia. Lotta di Pasqua nell’outlet «Vacanze o blocchiamo le auto»

by Andrea Galli, Corriere della Sera | 3 Aprile 2017 9:28

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Serravalle Scrivia Si dice stupito dello stupore, don Francesco Larocca, 41 anni, parroco del paesino in provincia di Alessandria (anziani, case abbandonate, gli antichi vicoli del centro tristi nonostante l’impegno dell’amministrazione). «Non vorrei che questa vicenda venisse strumentalizzata, che si usasse la Pasqua… Lei dove si trova? Ecco, al centro commerciale. E non è forse domenica? Bene. Qualcuno sta protestando? No, appunto. Io sono un semplice pastore, chi crede abbia rispetto e chi non crede agisca come reputa. Ormai la società va dove vuole, in barba a doveri e regole, alla religione. E comunque siamo onesti: son duemila anni che la domenica andrebbe santificata ma spesso è avvenuto il contrario».

Paesani e stranierePiù da vicino, è dal Duemila, quando fu aperto l’outlet di Serravalle Scrivia, che il giorno festivo equivale al feriale. Cioè si lavora. Ma del resto, in quell’inaugurazione, perfino il vescovo aveva applaudito la nascita di uno dei centri commerciali più grandi d’Europa (e il maggiore d’Italia). Ai diecimila eccitati clienti in coda dall’alba e pronti per sfondare le vetrine in cerca di jeans scontati, monsignor Bongianino aveva annunciato con parole che somigliavano a una benedizione: «Quante volte avete sognato un abito ma non c’erano i soldi… Qui potete togliervi quel desiderio, qui tutto costa meno. Ed è giusto così!». Esclusi Natale, Santo Stefano e Capodanno, l’ultimo baluardo era rimasto Pasqua. È caduto anche quello. Per la prima volta il prossimo 16 aprile i 250 negozi saranno aperti. La proprietà, la McArthur Glen, ha annunciato la linea motivandola con il turismo e con le infinite opportunità per l’economia locale. Ora, l’outlet ha sì rianimato il paese con l’assunzione di gente del posto, però è ugualmente vero che certi famosi marchi del fashion, per «sprovincializzare», hanno preferito ragazze straniere. Tant’è, al centro commerciale ognuno fa come gli pare. Ed è questo uno dei principali vantaggi o svantaggi, a seconda dei punti di vista e degli interessi. I sindacati sono poco presenti e hanno iniziato a cavalcare la vertenza, evocando lo sciopero a Pasqua, soltanto dopo che alcuni commessi avevano sollevato obiezioni e originato il passaparola risvegliando animi, coscienze e forse la memoria di pranzi in famiglia già prenotati e che andranno disdetti.

Il piano d’azioneI commessi s’erano incontrati in pausa sigaretta nelle quattro piazzette dell’outlet (si chiamano Levante, Ponente, dei Portici e 7 Settembre, data meritevole d’intitolazione in quanto primo giorno d’apertura). Le lamentele s’erano mischiate ai mugugni, i mugugni allo sdegno, lo sdegno ai proclami. Il preferito: «Bloccheremo l’autostrada per impedire l’arrivo dei clienti». Al casello d’uscita dell’A7 il casellante è perplesso: «Non succederà niente». I lavoratori sono duemila. Quanti aderiranno? Dopo la rotonda già intasata alle tredici, il posteggiatore suggerisce una tattica: «Se organizzeranno blocchi d’accesso, basta prendere l’uscita prima, venire in paese, mollare la macchina e muoversi a piedi». All’ingresso dell’outlet c’è l’infopoint, con mappa (gratuita) dei negozi. Negozio Asics: «Pasqua? Purtroppo ci saremo. Non dalle 10 ma dalle 12». Negozio Napapijri: «Se ce lo ordinano, lavoriamo». Bar Ca’ Puccino: «Presenti». Fast-food Burger King: «Ascolti il consiglio, ma per amor di Dio noi due non ci siamo mai e poi mai parlati, sennò sono casini: venga a Pasquetta. A Pasqua lasci perdere. Riesce a non venire a Pasqua?».

Come in America

In settimana la leader della Cgil Susanna Camusso s’è concessa un giro all’outlet; all’uscita l’ha paragonato a Disney World in America ed è stata categorica: «Esiste il diritto di decidere se si vuole lavorare nei giorni festivi o meno, e di essere pagati per quel tipo di lavoro». Intervistata ieri dal quotidiano Avvenire , la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan ha invitato i cittadini a evitare l’outlet per Pasqua: «Basta con la liberalizzazione selvaggia degli orari commerciali». I sindacati si scagliano contro gli stipendi infimi, i turni da miniera, gli orari bestiali. Torniamo dal posteggiatore: «Senta un po’, come contratto e come trattamento i commessi stanno molto meglio di me. Io a Pasqua ci sarò di sicuro».

Andrea Galli

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