Le ong contro Ue e Frontex: ci attaccano per coprire loro fallimento

by Rachele Gonnelli, il manifesto | 3 Maggio 2017 10:25

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Scoraggiare la presenza di testimoni scomodi in un tratto di mare dove esiste una grande zona d’ombra per traffici di ogni tipo, non solo di esseri umani, anche di armi destinate a diverse milizie armate e altro: è questa una delle letture in controluce delle ragioni dello scatenamento di una campagna tanto spregiudicata contro le ong che soccorrono i gommoni carichi di umanità dolente a largo della Libia, «a cui dovremmo dire solo grazie», afferma Nicola Fratoianni, coordinatore di Si.

Sono stati gli stessi operatori delle ong impegnati nei soccorsi a parlarne alla Camera, ieri, ospiti della conferenza stampa con cui Sinistra italiana ha espresso piena e attiva solidarietà al mondo delle associazioni umanitarie, chiedendo al governo di riferire su cosa intende fare per tutelarne onorabilità e operatività con la presentazione di una mozione «trasversale» e un quesito urgente alla Question Time di oggi.

«Sembra che dopo il reato di clandestinità si voglia ora introdurre il reato di solidarietà», sintetizza il capogruppo di Si Giulio Marcon, parlando di «populismo giudiziario» per le illazioni senza prove esibite in tv dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.

I dirigenti delle ong puntano il dito verso Frontex e la Ue che «cercano di coprire i loro fallimenti» puntando a una «inaccettabile deterrenza mortale» – sperare cioè di costringere le ong a ritirarsi anche loro dalle zone di mare più pericolose perché ci siano ancora più morti e sperare che meno persone tentino di salvarsi imbarcandosi in Libia, un ricatto «osceno» che «prende a picconate i fondamenti della civiltà europea e mette a rischio di arretramento i diritti degli stessi cittadini europei».

Stefano Argenziano di Medici senza Frontiere promette: «Noi andremo avanti, non abbiamo niente da nascondere», e ricorda come «non è nuovo per noi essere criminalizzati per presunte opacità e collusioni, di solito avviene in contesti di guerra, siamo stupefatti che ciò accada qui, in uno Stato di diritto».

Giorgio Menchini, presidente del Cospe e cofondatore di Sos Méditerranée a cui fa capo la nave Aquarius, sottolinea come «questi attacchi nascondono un vuoto di approccio sul contesto globale delle migrazioni», tra guerre e carestie. Mentre Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia, focalizza il problema della assoluta mancanza di canali legali e sicuri per chi fugge e chiede protezione internazionale senza più neanche una missione di soccorso statale com’era Mare Nostrum. «Il 30-40% dei migranti sbarcati in Italia hanno ottenuto lo status di rifugiato – fa notare – ma hanno dovuto rischiare la vita per ottenere ciò che spettava loro di diritto , le ong hanno solo un ruolo di supplenza della Ue e dei governi».

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