Le rivelazioni della stampa USA: notizie di Intelligence «Da Israele a Trump ai russi»

by Marina Catucci, il manifesto | 17 Maggio 2017 10:16

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NEW YORK. L’articolo del Washington Post riguardo le rivelazioni fatte da Trump al ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov e all’ambasciatore Sergei Kislyak, durante il loro incontro alla Casa Bianca di qualche giorno fa, è arrivato in un giorno che si era aperto con la denuncia da parte del Dipartimento di Stato di Washington, tramite il portavoce Stuart Jones, circa un edificio in Siria adibito a forno crematorio voluto da Assad per far sparire le salme dei detenuti politici uccisi. Jones non aveva dato la certezza assoluta, ma la deduzione che l’edificio sarebbe un forno crematorio in quanto «nelle foto invernali mentre tutto è coperto di neve il tetto del complesso è pulito perché vi si genera calore».

NON C’È STATO il tempo per metabolizzare questa notizia in quanto lo scoop del Washington Post si è abbattuto come un tornado sulle news americane. A sbalordire maggiormente è stato sì il fatto in sé, che informazioni riguardanti Isis e catalogate come top secret siano state trasmesse ai russi direttamente da Trump, ma più di tutto la dinamica di queste rivelazioni; il presidente degli Stati uniti, vantandosi con il ministro degli esteri russo, ha testualmente detto «Ho a mia disposizione una grande intelligence e ogni giorno ricevo grandi informazioni», rivelando così i contenuti di un dossier classificato con un codice cifrato, il più alto livello di segretezza, trasformando il tutto in una chiacchierata da bar.

SECONDO i funzionari di intelligence le informazioni rivelate da Trump riguardano un complotto dello stato islamico, erano state fornite da un alleato mediorientale ed erano considerate così sensibili da non essere state ampiamente condivise. Gli agenti di Nsa e Cia hanno cercato di contenere il danno, tutelando la fonte primaria delle informazioni. Durante la conferenza stampa avvenuta dopo la pubblicazione dell’articolo, Herbert Raymond McMaster, al vertice del Consiglio per la Sicurezza Usa aveva minimizzato dichiarando che «Il presidente e il ministro degli esteri russo hanno esaminato le minacce comuni poste dalle organizzazioni terroristiche, comprese le minacce al traffico aereo. In nessun momento sono state menzionate le fonti dell’intelligence».

PECCATO però che McMaster sia stato smentito, poche ore dopo, dallo stesso Trump, durante la solita serie di twit del mattino, quando ha dichiarato: «Come presidente volevo condividere con la Russia (durante un incontro alla Casa Bianca programmato pubblicamente), cosa che ho il diritto assoluto di fare, fatti relativi al terrorismo e alla sicurezza del volo aereo. Ragioni umanitarie, inoltre voglio che la Russia rafforzi notevolmente la sua lotta contro l’Isis e il terrorismo». In effetti il presidente ha ampia discrezione nel decidere di declassificare materiali di intelligence, se lo però lo fa per vanagloria le cose cambiano, e se per il Cremlino tutta la vicenda è «una totale fesseria, una fonte del’intelligence europea ha riferito alla Ap che i paesi europei potrebbero smettere di condividere informazioni con gli Stati uniti. La gravità del comportamento di Trump risiede nel fatto che il presidente ha girato informazioni classificate, fornite da un partner critico, ad un avversario geopolitico, informazioni tanto delicate che alcuni dettagli erano stati nascosti ai maggiori alleati degli Usa e ad esponenti dell’amministrazione. Secondo il Washington Post il «partner critico non aveva dato agli americani il permesso di divulgarle a terzi», Trump avrebbe quindi «messo in pericolo una fonte d’intelligence cruciale». E ora il New York Times ha rivelato che il misterioso paese è Israele, il quale ha ribattuto che comunque questo non cambia i rapporti tra i due paesi.

SUL FRONTE interno, viste le critiche fatte da Trump riguardo la gestione di informazioni riservate da Hillary Clinton, questo episodio potrebbe portare alle accuse di un doppio discorso da parte del presidente. Ora si aspetta che il Comitato di Intelligence della Camera venga informato dal direttore della Cia, Mike Pompeo. Persino il capo della maggioranza, il senatore McConnell ha dichiarato: «Meno manfrine, ci sta impedendo di governare».

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