Milano, rastrellamenti democratici alla stazione

by redazione | 3 Maggio 2017 10:32

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MILANO. La città di Milano, su iniziativa della giunta incolore a trazione renziana di Beppe Sala, con particolare dedizione dell’assessore diversamente piddino Pierfrancesco Majorino, sta organizzando una grande manifestazione per l’accoglienza dei migranti prevista per il 20 maggio. Milano come Barcellona (ma senza Ada Colau).

Non è una battuta. I più estremisti con il cuore in mano sperano addirittura in una grande mobilitazione istituzionale antirazzista. Speriamo. Peccato però che la realtà sia più sgradevole delle pur lodevoli intenzioni di chi – forse per distrazione – non ha ancora avvisato il ministro degli Interni Marco Minniti che se rastrellamenti devono essere è bene che in questi giorni si facciano con i dovuti modi e quindi senza esagerare per non disturbare il clima di letizia che si respira nella città più accogliente d’Italia.

Almeno per decoro. Altrimenti va a finire come ieri pomeriggio, con la stazione Centrale che sembrava il set di un film anni ’30. Decine di poliziotti, cani al guinzaglio, reparti a cavallo, elicotteri in ricognizione e una scrupolosa caccia all’uomo tipo pesca a strascico. Chi è fuori è fuori, chi è sotto è sotto, caricato su una camionetta della polizia diretta alla questura di Milano. Si presume in base al colore della pelle e ai documenti non in regola.

Decine di stranieri catturati a caso. La polizia non ha colpe, se non quella di eseguire gli ordini e di dare concretezza ai suggerimenti più o meno espliciti di chi governa questa città. Tecnicamente si chiama “prevenzione e controllo del territorio”. Molto spettacolare. Non ha colpe nemmeno Matteo Salvini se non quella di esistere, è l’unico politico capace di essere dove bisogna essere, dove le cose accadono: durante il blitz, in diretta facebook, ieri arringava il suo popolo on-line con la solita strafottenza razzista facendosi fotografare con gli ammiratori in carne ed ossa.

Il mandante però non è lui. Con grande tempismo uno dei primi a complimentarsi è stato il segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati, “speriamo che l’operazione disposta dal questore Marcello Cardona non sia episodica, ma che dia continuità a simili controlli, come l’amministrazione e il Partito democratico chiedono da tempo”. Bussolati però si è dispiaciuto per la presenza di Matteo Salvini, che strumentalizza. Sulla stessa linea (del Pd e di Salvini) anche l’assessore alla Sicurezza Carmela Rozza: “Mi auguro che questo non sia solo un blitz episodico ma che questa attenzione, anche in forma minore, continui con costanza nel tempo”. Altre retate seguiranno nei prossimi giorni, tranquillizzano dalla questura.

Il più disorientato, e si capisce, è l’assessore al welfare Majorino (Pd, come i ministri Minniti e Orlando che danno il nome alla nuova legge sull’immigrazione). “Mi convince di più la cultura degli interventi mirati, continuativi e condotti nel silenzio, ma non sono un poliziotto. Vedremo quelli che saranno i risultati effettivi di un’opera simile. L’accertamento delle condizioni e dello status dei richiedenti asilo deve accompagnarsi, sempre, con il rispetto dei diritti umani”. Non è la migliore delle piattaforme in vista della giornata del 20 maggio, e arrivati a questo punto non si può nemmeno dire che sia sempre meglio di niente.

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