Presidenziali francesi, Macron guadagna punti

by Anna Maria Merlo, il manifesto | 6 Maggio 2017 10:13

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Champagne! È Jean-Marie Le Pen a brindare, con i soldi del Parlamento europeo: è l’ultima rivelazione, dopo i 5 milioni che il Fronte nazionale ha intascato indebitamente dall’europarlamento per pagare alcuni collaboratori del partito che non hanno mai messo i piedi né a Strasburgo né a Bruxelles. Mediapart ha rivelato ieri che Le Pen padre si è fatto portare a casa bottiglie di vini pregiati e champagne per 8.500 euro, a carico del contribuente europeo, consegnate il 28 dicembre 2016. Ma Marine Le Pen dovrebbe aver poco da brindare, domenica.


L’ASTENSIONE
è prevista elevata, intorno al 25%, più che al primo turno e anche questa è una novità. E la scelta del presidente, domenica, lascia il panorama politico ancora nell’incertezza, perché l’11 e il 18 giugno ci sono le legislative, che decideranno quale maggioranza avrà la prossima Assemblée. En Marche! non ha nessun deputato, è un movimento nuovo. C’è un sondaggio (istituto Opinionway) che dice che, sull’onda della vittoria di Macron, potrebbe addirittura ottenere la maggioranza, tra 249 e 286 deputati. «Prudenza» afferma Jérôme Fourquet, dell’istituto Ipsos. Per il momento, En Marche! non ha neppure designato i candidati alle legislative (solo 14 sono stati confermati su 577 seggi). Inoltre, dal primo turno è venuto alla luce un corpo elettorale diviso in quattro, con dei candidati che hanno ottenuto tra il 19,5% e il 24% dei voti (Macron, Le Pen, Fillon, Mélenchon).Con il ballottaggio si conclude la più violenta e inedita campagna elettorale francese degli ultimi decenni, che ha spazzato via tutta una classe dirigente: da Hollande, che non ha potuto presentarsi per troppa impopolarità, ai leader della destra, Sarkozy, Juppé, infine il candidato Fillon, travolto dagli scandali, che non è arrivato al ballottaggio, a sinistra Valls e anche il candidato-sorpresa del Ps, Benoît Hamon, che aveva proposte interessanti ma probabilmente non ancora mature. Stando a un ultimo sondaggio, Emmanuel Macron avrebbe guadagnato 2,5 punti dopo il disastroso «dibattito» di mercoledì sera in tv. Dovrebbe vincere, ma con un voto che non è un’adesione al suo programma: è inedito anche questo, il 57% degli elettori del candidato En Marche! lo faranno per difetto, «contro» non «per».

IL «FRONTE REPUBBLICANO» è naufragato prima di nascere. A destra, Lr (neo-gollisti) è a pezzi, alcuni leader, a cominciare da Fillon, Juppé e Sarkozy, hanno dato come indicazione di voto Macron, ma tra i giovani lupi che pensano al dopo c’è invece molta reticenza. Lr spera di poter ottenere la maggioranza alle legislative e imporre una coabitazione a Macron. Anche il Ps è a pezzi, quasi scomparso, molti «elefanti» sono in coda per fare la danza del ventre di fronte a Macron. Jean-Luc Mélenchon ha sfiorato il 20% e si è rifiutato di dare indicazioni di voto (anche se «personalmente» voterà, e «non ci sono dubbi sul mio voto»). L’elettorato della France Insoumise resta molto reticente ad appoggiare Macron, anche se c’è stato un effetto-dibattito, spiega Brice Teinturier, dell’Ipsos: sarebbero il 51% a essere rassegnati ad evitare il peggio, la violenza di Marine Le Pen ha «riattivato un riflesso di opposizione» all’estrema destra (scende all’11% la percentuale degli insoumis che voterebbero la candidata di estrema destra).

ULTIME MOSSE, ieri, e ultime polemiche, prima del giorno di silenzio. Per i due candidati, è stato il giorno delle cattedrali. Macron a Rodez, Le Pen a Reims, una visita-sorpresa che ha suscitato una manifestazione di rigetto. «Sono degli agitati di Macron, ci impediscono di rendere omaggio alla Francia e alla sua storia millenaria», si è lamentato il luogotenente Florian Philippot, costretto a uscire dalla cattedrale per una porta secondaria (la cattedrale gotica di Reims è il luogo dell’incoronazione dei re di Francia).


50MILA POLIZIOTTI
e militari saranno al lavoro per garantire lo svolgimento del voto, domenica. Ieri, il piano sicurezza ha fatto acqua: 12 militanti di Greenpeace sono riusciti a piazzare uno striscione di 800 metri quadrati sulla Tour Eiffel (contro il Fn), scavalcando le misure di sicurezza (sono stati posti in stato di fermo).

FRANÇOIS HOLLANDE è intervenuto, per un ultimo appello: «Non si può mettere l’arma nucleare in qualsiasi mano». Ieri, c’è stato un meeting a Parigi per Macron, alla Maison de la Chimie, con la partecipazione di due ex primi ministri, Manuel Valls (Parti socialiste) e Jean-Pierre Raffarin (Les Républicains). Ma tra Lr e Macron c’è tensione. Il candidato En Marche! ha affermato che «i républicains si scinderanno» a breve. L’ex presidente dell’Assemblée, Bernard Accoyer, ha parlato di «irresponsabilità inquietante» di Macron, che «prende i suoi desideri per realtà». Marion Maréchal-Le Pen (la nipote) se l’è presa con Obama, che la vigilia ha dato il suo appoggio a Macron: «È ingerenza» ed è la prova di «una politica totalmente sottomessa all’atlantismo» di En Marche! Philippe Martinez, segretario della Cgt, auspica che «Le Pen abbia il risultato più basso possibile, Macron il più alto possibile». Ma avverte: no a una Loi Travail bis per decreto, «o con noi o contro di noi, sarà causa di conflitto sociale».

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