Il nuovo voucher passa alla Camera. Le critiche: «un furto di democrazia»
“Cambia il nome, la sostanza è la stessa”. Fratoianni (SI): “Cancellato il referendum abrogativo della Cgil e il diritto al voto degli italiani”. Scotto (Mdp): Scotto (Mdp): «È passato uno sfregio istituzionale». Acerbo (Rifondazione): “I Senatori di Mdp votino No alla manovra e non escano dall’aula”. Il 17 giugno la manifestazione della Cgil a Roma
Un «furto di democrazia». Uno «sfregio istituzionale». Così Sinistra Italiana-Possibile e Mdp-Articolo 1 hanno commentato l’approvazione dei nuovi voucher nella «manovrina», un decreto legge zibaldone composto da 67 articoli e una marea di micromisure che la Camera ha approvato ieri con 218 sì, 127 no e 5 astensioni. Il testo ora va al Senato dove il governo Gentiloni ballerà non poco, se la manovrina non sarà votata da Mdp, dai centristi dell’Udc e dagli alfaniani in rivolta contro lo sbarramento della legge elettorale al 5%.
La scaltra manovra con la quale il governo ha abolito i «buoni lavoro» per evitare il referendum della Cgil e ha introdotto un nuovo contratto precario – a «prestazione occasionale» per le microimprese sotto i 5 dipendenti – è stata definita un «furto di democrazia» dai deputati di Sinistra Italiana-Possibile. Ieri in aula hanno sventolato per protesta cartelli con lo slogan «Basta Voucher». «È uno scandalo – ha detto Nicola Fratoianni, segretario di SI – è stato cancellato il diritto a votare in un referendum abrogativo e si introduce ancora più precarietà». Sinistra Italiana ha presentato un ordine del giorno che impegna il governo a chiedere alla Corte di Cassazione un nuovo referendum nel caso in cui il nuovo contratto sia considerato equivalente ai vecchi voucher. «Se così non fosse si determinerebbe un aggiramento della legge sui referendum – sostiene il deputato di SI Giorgio Airaudo – e dei principi costituzionali».
Un ordine del giorno di Mdp ha chiesto lo stralcio dei «nuovi voucher». La richiesta è stata bocciata. «Per noi era l’ultima chiamata. È passato uno sfregio istituzionale – sostiene il deputato Arturo Scotto – Abbiamo provato a eliminare il vulnus consumato sulla pelle dei lavoratori e su chi ha firmato i quesiti della Cgil». Argomenti che rilanciano la posizione del sindacato di Corso Italia per il quale la trovata del governo, del Pd e degli alfaniani di Ap ha violato l’articolo 75 della Costituzione. Le sinistre parteciperanno alla manifestazione del 17 giugno organizzata dal sindacato a Roma.
Dallo schieramento contro il «contratto a prestazione occasionale» passa anche il futuro politico ed elettorale della sinistra extra-Pd. Secondo Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, «serve una nuova alleanza con al centro il lavoro e la giustizia sociale». Il voto contrario alla manovra alla Camera è considerato da Mdp un passo verso la costruzione della «casa politica a milioni di elettori di centrosinistra». Il campo che Giuliano Pisapia intende costruire dal primo luglio a Roma. Lo stesso «campo» che per il vice-segretario del Pd Maurizio Martina «non esiste senza il Pd» ha ribadito ieri in un’intervista al Corsera. In questo minestrone di formulette politiche senza identità definite Mdp lascia ancora aperta una porta. «Ci auguriamo che i voucher vengano tolti al Senato perché in quel caso ripenseremo al nostro voto, anche se il vostro comportamento non ci induce a nessuna fiducia» ha detto Gianni Melilla (Mdp) nella sua dichiarazione di voto.
«Nel mentre si discute sul come unire le sinistre – ha avvertito Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista – i parlamentari di Mdp in Senato ci facciano il piacere di votare contro la truffa dei voucher». Acerbo si riferisce alla possibilità che gli scissionisti dal Pd e da Sel escano dall’aula durante il voto di fiducia invece di votare «No» alla manovra, mettendo a rischio la maggioranza del governo Gentiloni-Renzi che continuano a sostenere. Una maggioranza che diventa ogni giorno più friabile, man mano che si consolida l’asse del «partito della Nazione» tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale. «Capisco che uscire da una maggioranza di governo per taluni è faticoso, persino quando sono stati messi alla porta – ha aggiunto Acerbo – ma un minimo di serietà dovrebbe consigliare di non rendersi complici dell’approvazione della truffa sui voucher». Ragionamenti che indicano lo stato di tensione tra chi sostiene la prospettiva del «centrosinistra» (con o senza il Pd di Renzi) e chi vuole una «sinistra anti-liberista» con la società e alle liste civiche.
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