Almaviva. Licenziati i 1.666 di Casal Boccone, ma la sede romana torna ad assumere

Almaviva. Licenziati i 1.666 di Casal Boccone, ma la sede romana torna ad assumere

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Oltre al danno del licenziamento, i lavoratori ex Almaviva Roma sono davanti a una beffa. La loro azienda ha sostenuto di chiudere la storica sede di Casal Boccone. Ma proprio in questi giorni da Almaviva Conctat sono partite circa 130 lettere di «impegno all’assunzione» per nuovi addetti call center specificando come «luogo di lavoro: Roma, via di Casal Boccone, 188/190», dunque ancora aperta e attiva.

L’assunzione è legata «all’aggiudicazione definitiva» ma scontata della gara d’appalto vinta da Almaviva per la commessa Gse «Gestore dei servizi energetici». Ulteriore beffa: si tratta di una società interamente del ministero dell’Economia che ha esternalizzato il proprio call center e i cui circa 100 lavoratori sono in lotta da mesi per la stabilizzazione e hanno protestato lo scorso 28 febbraio proprio assieme ai lavoratori Almaviva Roma sotto il ministero dello Sviluppo.

I contratti proposti prevedono un inquadramento al II livello (più basso di quelli dei lavoratori licenziati, confermando la strategia di taglio del costo del lavoro) ma ben 40 ore settimanali, a differenza del modello part time usato precedentemente da Almaviva.

Il bando Gse è arrivato assieme ad altri in cui Almaviva faceva parte di «raggruppamento temporaneo di imprese» (Rti) assegnati a febbraio dalla Consip per un totale di 850 milioni di euro. I soldi pubblici ad Almaviva intanto aumentano: a marzo i sindacati denunciavano come Cassa Depositi e prestiti fosse – con la controllata Simest, società dedicata all’internazionalizzazione – stranamente entrata in Almaviva Brasile con un investimento di 7 milioni.

Ma le offerte di lavoro Almaviva su Roma non sono finite. On line si trovano annunci per «Intervistatori telefonici» con «sede Roma Casal Boccone» «per attività di indagini statistiche, intervistatori telefonici». In questo caso si tratta di contratti di «collaborazione coordinata e continuativa».

Alla faccia dei 1.666 licenziati.

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