Jean-Luc Mélenchon resiste, masenza slancio

PARIGI L’ondata Macron travolge i due partiti storici di destra e di sinistra che si sono alternati al potere dalla nascita della Quinta Repubblica, ma arriva a toccare anche le formazioni alle ali estreme del sistema politico. Il Front National e la France Insoumise, estrema destra e sinistra radicale, perdono slancio.
Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon possono vantare un relativo successo personale, perché entrambi affronteranno in testa il ballottaggio di domenica prossima. La prima nel Nord, a Hénin-Beaumont, davanti alla candidata macronista Anne Roquet. Il secondo nel Sud, a Marsiglia, contro Corinne Versini (Lrem).
La leader del Front National potrebbe quindi finalmente entrare in Parlamento, ma è una consolazione tutto sommato di poco conto. Al primo turno delle presidenziali, il 24 aprile, Marine Le Pen aveva ottenuto il 21,3% dei voti: ieri il suo partito non è andato oltre il 13,5%. Torna quindi al livello delle legislative precedenti, nel 2012, e secondo le proiezioni questo potrebbe significare al massimo 10 seggi, più probabilmente tre o quattro.
Un risultato molto deludente, perché fino a qualche settimana fa il Front National giudicava come risultato minimo — dato praticamente per scontato — la conquista almeno dei 15 seggi che servono per formare un gruppo parlamentare, e considerava ragionevole arrivare a una cinquantina di deputati.
«C’è forse un po’ di delusione quanto al risultato», ha ammesso ieri sera il numero due del partito Florian Philippot. Il Front National vede crollare anche il secondo sogno: dopo avere creduto nella stretta via che poteva portare all’Eliseo, i vertici del partito speravano di costituire finalmente una forza importante in Parlamento e radicata nel Paese.
Alla fine di una lunghissima campagna elettorale alimentata da sondaggi che due anni fa davano il Fn come il primo partito di Francia, Marine Le Pen e i suoi si trovano, di fatto, con un pugno di mosche: un’inutile affermazione al primo turno delle presidenziali, e la solita presenza di rappresentanza all’Assemblea nazionale.
Anche la France Insoumise, rivelazione delle presidenziali, non può cantare vittoria. C’è la soddisfazione del leader Jean-Luc Mélenchon di diventare la principale formazione a sinistra scavalcando sia pur di poco gli odiati ex compagni del moribondo partito socialista, ma i numeri sono inferiori alle previsioni. Al primo turno delle presidenziali, Mélenchon ha preso il 19,58 dei voti, mentre il suo partito ieri non è andato oltre l’11%, il che significa tra 8 e 18 seggi. E dire che Mélenchon, stando alle sue parole, puntava a vincere le legislative imponendo a Macron una coabitazione.
Non c’è andato neanche vicino, anche se ieri sera ha spiegato che «l’immensità dell’astensione mostra che nel Paese non c’è la maggioranza per distruggere il codice del lavoro, ridurre le libertà pubbliche o coccolare i ricchi, tutte cose che sono nel programma del presidente». Mélenchon ha rinnovato l’invito già rivolto ai francesi di «non dare i pieni poteri al presidente», ma è esattamente quel che hanno voluto fare ieri.
Stefano Montefiori
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