Sud Sudan. Il rumore dei passi nella savana

by Michele Farina, Corriere della Sera | 12 Giugno 2017 9:31

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Oraba (confine Uganda-Sud Sudan) . Cinque bambine a piedi nudi sotto una tenda. Cinque sorelle. La più piccola, Esther, ha 8 anni. La più grande, Nuela, 13 compiuti. Sono arrivate da un paio di giorni. Da Maridi. Dal Sud Sudan, come tutti. Alla frontiera le ha portate una donna, una vicina che non poteva più sfamarle. Le sorelle Asante sono sedute per terra, nel campo di Imvepi. Hanno lo sguardo di chi non cerca nulla. Parlando attraverso un interprete, fanno capire che non sono sole. La capofamiglia sta a qualche metro di distanza. Si chiama Grace. È la sesta sorella e non ha che 17 anni. La storia che racconta ha bisogno di poche parole. La fame, la mamma morta di malattia, il papà a combattere al Nord, chissà dove. E loro qui, in salvo, in attesa di essere registrate dall’Onu, visitate da Medici Senza Frontiere . E smistate in qualche pezzo di savana ancora libero.Gli insediamenti nel Nordovest dell’Uganda si riempiono in fretta come i nostri camping d’estate. Non c’è più un posto-capanna a Bidi Bidi, il campo profughi più affollato del mondo. Un anno fa c’erano 10 mila persone. Adesso quasi 300 mila, il 60% minorenni. Una città come Firenze che in pochi mesi si riempie di bambini in fuga come le sorelline Asante. Il nome Bidi Bidi indica il suono che fanno le persone in marcia, racconta Cosmas Malish, 29 anni, perito informatico, che ha la casacca rossa di Save The Children . Anche lui scappato dal Sud Sudan, da quella che l’Onu definisce «la crisi umanitaria che cresce più veloce». E feroce. Un conflitto tra il presidente Salva Kiir e il suo vice Rieck Machar ha assunto tinte e proporzioni da guerra etnica: 50 mila morti dal 2013. Dinka contro Nuer e loro alleati. Kiir e il suo ridicolo cappello da cowboy regalo di George W. Bush chiuso nella capitale Juba, Machar nel suo comodo esilio sudafricano. Presi nel mezzo, tra violenze e carestia, 12 milioni di abitanti. Oltre 2 milioni sfollati (la metà bambini). Un milione scappati oltre il confine ugandese. La maggioranza arriva qui soltanto con gli abiti che ha addosso. I più agiati, con un materasso sporco sulla testa. O una tanica gialla per l’acqua da raccogliere al fiume. Un’emorragia silenziosa — circa duemila persone al giorno — lontana dai checkpoint e dai check-up dell’attualità mondiale: Liliane Woro, 40 anni, ci ha messo più di un mese per arrivare qui a piedi con i figli, dopo il rapimento del marito. Racconta di come sulla strada bande armate abbiano assaltato il gruppo. La sorella più anziana non ha fatto in tempo a scappare ed è stata dilaniata dai miliziani.

In posti così passa la voglia di fare domande. Robert Elisha, 10 anni, sguardo a terra, indossa fuseaux da bambina, troppo lunghi, coi cuoricini rosa. È Cosmas, di Save The Children , a spiegare che Robert è arrivato a Bidi Bidi con la sorella sedicenne. Loro due soli, come centinaia di altri minori non accompagnati. Il progetto a cui lavora Cosmas è finanziato dall’Unione Europea, che per l’emergenza profughi nel Nord ha stanziato 44,7 milioni di euro per il 2017.

L’Uganda è un partner che da anni adotta nei confronti dei profughi una delle politiche più aperte del mondo. Nessuno viene cacciato indietro. L’ambasciatore Ue Kristian Schmidt nel suo ufficio di Kampala paragona l’Uganda alla Germania di un anno fa. Ma l’ultima emergenza in Sud Sudan rischia di sfibrare questa linea di accoglienza. Il presidente Yoweri Museveni, da 31 anni al potere, ospite di un ricevimento in onore dell’Unione Europea nella residenza dell’ambasciatore, ha detto che «lo sviluppo economico conta più dei diritti dei bambini, delle donne e degli omosessuali». Come se si dovesse/potesse scegliere.

Nella terra dove è sorta dal nulla Bidi Bidi, da Arua (città natale dell’ex dittatore Idi Amin Dada) a Gulu, fino a pochi anni fa c’era la piaga dei «bambini invisibili», quelli che cercavano di sfuggire ai razziatori di Joseph Kony e del suo Lord’s Resistance Army. L’Uganda ha dichiarato chiusa la caccia a Kony: lo schiavista di bambini soldato, non più considerato una minaccia, si aggirerebbe con un centinaio di fedelissimi (e una personale vasca da bagno) nelle foreste della vicina Repubblica Centrafricana.

I nuovi «bambini invisibili» sono Robert dai pantaloni a cuoricini e quel milione di piccoli sud-sudanesi che non affrontano (per il momento) il lungo tragitto verso il mar Mediterraneo, arenati come sono nel più affollato (e nascosto) campo profughi del mondo. Hanno bisogno di cibo e di scuole. Secondo il Programma Alimentare Mondiale servono 1,2 miliardi di dollari per sfamare i fuggiaschi del Sud Sudan (solo il 14% di tale somma è arrivata dai Paesi donatori).

Scendendo da Bidi Bidi verso Kampala la strada attraversa il meraviglioso Nilo, in un punto non lontano dal luogo dove lo scrittore Ernest Hemingway quasi si schiantò con un aeroplanino, passando la notte tra le fiere. Intorno al fiume, ci sono gli elefanti. Gli studiosi hanno dimostrato che l’età delle femmine che guidano i branchi si abbassa sempre più, a causa della scomparsa degli esemplari adulti per mano dei bracconieri. Le famiglie dei rifugiati non portano avorio, ma anche loro sono guidate sempre più spesso da femmine giovani, da ragazzine come Grace che ha cinque sorelle a cui badare. Con il nostro aiuto.

Michele Farina

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