Brasile. Un Jobs act modello Marchionne
Mercoledì 24, in Brasile, la Commissione Speciale della Camera ha votato a favore della riforma del lavoro promossa da Temer, 27 voti contro 10.
Dopo l’indegna gazzarra sfociata in rissa tra i parlamentari, la bozza di proposta sarà esaminata dalla Cae (Comissao de Asuntos Economicos) solo martedì prossimo, 6 giugno. Presidente della Cae, Tasso Jereissati, che ha sostituito Aécio Neves alla guida Psdb, dopo lo scandalo che ha coinvolto l’ex leader, accusato di corruzione attiva per aver sollecitato due milioni di reais a Joesley Batista, Ceo di Jbs, il colosso brasiliano delle carni export. I socialdemocratici sono stati i maggiori alleati di Temer pro riforma, per cui appare scontato che l’iter si avvii alla votazione finale del Senato, prevista entro la prima settimana di luglio, prima delle ferie parlamentari.
Martedì 6 giugno è una data fatidica: difatti si discuterà anche sull’annullamento del risultato elettorale del 2014, che diede il via al nuovo mandato di Dilma Rousseff con Temer vice-presidente. Se andrà in porto, si aprirà la porta alle elezioni anticipate, precedute da votazioni parlamentari, che eleggeranno un presidente pro-tempore per sei mesi. Un altro tassello della restaurazione conservatrice in atto.
La riforma in questione, verte su cinque punti-chiave:
– Fine della contribuzione obbligatoria dei lavoratori ai sindacati. Ora prevale il principio di negoziazione diretta tra dipendente e datore di lavoro, senza mediazione sindacale. Una deduzione logica: il potere contrattuale di una persona che necessita lavoro, a fronte di un eccesso di domanda, è pressoché zero.
– Il limite della giornata lavorativa è esteso da 8 a 12 ore, non oltre 48 ore settimanali, con possibilità di 36 ore consecutive. La remunerazione subordinata all’indice di produttività che, teoricamente, in caso di merito, potrebbe consentire di accedere a una quota di partecipazione agli utili aziendali. Ciò è subordinato al giudizio del datore di lavoro.
– La riduzione della pausa pranzo da un’ora a mezz’ora. E’ simile alla modifica dell’orario d’intervallo, introdotta da Marchionne alla Fiat.
– L’aumento delle quote di produzione concesse a outsourcing riducendo le assunzioni dirette, sdogana la precarizzazione; concetto non lontano dal voucher, cardine del Jobs Act di casa nostra.
– Risarcimento giudiziario a carico totale del dipendente, nel caso costui perda una causa intentata alla sua azienda, salvo che sia privo di mezzi di sostentamento. Sul fronte opposto, penale di base raddoppiata per il datore di lavoro, equivalente al salario minimo, (937 reais, meno di 300 euro) in caso d’impiego non registrato, lavoro extra in nero, o mancato riconoscimento di ferie, che ora possono essere spezzettate a richiesta del dipendente.
In aggiunta a ciò, con la nuova riforma, il tragitto da casa all’azienda non è più computato nell’orario di lavoro; nel vecchio testo legislativo, il dipendente aveva diritto a considerare le ore trascorse per raggiungere il posto, parte della giornata lavorativa, riguardo segmento di percorso ove i mezzi pubblici fossero deficitari o inesistenti.
Ciò valeva in assenza di trasporto aziendale. Ora si deve arrangiare comunque.Per far capire la realtà di questo emendamento, un esempio eloquente: a Recife, ci vogliono una o due ore, dalla favela di Macaxeira alla Cais de Santa Rita, e altre 3 circa da qui al porto di Suape, nel municipio Cabo de Santo Agostinho, dove si concentrano le industrie, durante il traffico di punta. Più altre 12 di lavoro effettivo, in caso di giornata piena. Ritorno a parte. Motivo per cui, la forza lavoro non ha molta scelta, se non quella di trovare un alloggio nei pressi della fabbrica; costo a proprio carico ovviamente.
Con il nuovo testo, l’azienda non è più obbligata a pagare il tempo d’attesa del dipendente per il mezzo messo a disposizione, né a cambiare l’orario di entrata/uscita di costui ai fini di azzerare i tempi morti. L’avvocato Eraldo Rodrigues Franzese, esperto in cause di lavoro, ha evidenziato i disagi per l’operaio costretto a tornare a piedi, quando l’orario prolungato rende indisponibili trasporti pubblici o aziendali.Tale anomalia ha portato a licenziamenti di massa ai danni di lavoratori che vivono lontani dalla fabbrica, e l’attuale norma è un deterrente per le imprese ad assumere personale che vive in zone rurali, o in periferie di difficile accesso.
Secondo Angelo Fabiano da Costa, presidente Anpt (Associaçao Nacional dos Procuradores do Trabalhos):“ci troviamo di fronte una regresso sociale imperdonabile, che può costare al Brasile, gravi sanzioni da parte degli organismi internazionali, per infrazione di convenzioni ratificate. E’ palese intenzione della classe dirigente precarizzare il lavoro, e ridurre i diritti del dipendente, ai fini di incrementare il profitto”. Dichiarazione avallata da Anamatra. (Associazione nazionale dei magistrati per la giustizia del lavoro). La categoria sindacale in Brasile può contare solo su 5.190 sindacati a supporto dei datori di lavoro, e 11.327 a tutela dei lavoratori. Che sono oltre 96 milioni.
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