L’autunno caldo è già iniziato negli stabilimenti Fca

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De Palma (Fiom): i concorrenti europei investono nell’elettrico e nell’ibrido, qui fabbrica e governo puntano sulla flessibilità del lavoro

Cassa integrazione per gli operai Fca di Melfi da ieri fino a domenica e poi ancora dal 26 al 29 luglio. Si tratta di «una temporanea situazione di mercato, legata a motivi congiunturali» che portano a una sospensione della produzione della Renegade, fa sapere l’azienda. Nello stabilimento lucano si producono tre modelli: la 500X, la Jeep Renegade e la Punto: «La Punto è un modello maturo – spiega Michele De Palma, responsabile del settore auto per la Fiom -, se non si progetta un restyling andrà in progressiva discesa. Quando gli altri due modelli erano in fase di lancio, Fca aveva deciso di strutturare il lavoro su 20 turni ma in realtà non ha mai funzionato. Così fin dall’inizio si è ricorso a ferie e permessi forzati per sopperire ai cali produttivi. Adesso i due modelli si sono stabilizzati e i problemi aumenteranno». Nel primo trimestre di quest’anno a Melfi sono state prodotte circa 75mila vetture, solo 14mila Punto (il 20% in meno rispetto al 2016).

Non va bene neppure a Mirafiori, dove a settembre termineranno gli ammortizzatori sociali per 867 lavoratori delle Carrozzerie. Nello stabilimento torinese si realizza il Suv Maserati Levante e la Mito, che non sono mai stati sufficienti e saturare la forza lavoro tanto che una parte degli operai è già stata già trasferita in pianta stabile a Grugliasco. Va peggio a Pomigliano d’Arco, nel napoletano, dove il contratto di solidarietà vale per 1.081 operai, appena rinnovato per un altro anno. Per loro la spia dell’allarme è su rosso fisso. Sotto il Vesuvio si produce un modello solo, la Panda: nonostante i volumi continuino a crescere (più 16,9% nel 2016; più 5,6% nei primi tre mesi del 2017) e le linee siano passate da 360 vetture a turno a circa 440, frutto di ritmi di lavoro sempre più alti, non basta per riportare in servizio tutta la forza lavoro. Dal 2020 la Panda tornerà a essere prodotta in Polonia, da dove l’ad Marchionne l’aveva importata, da cosa sarà sostituita per ora nessuno lo sa: «Marchionne – prosegue De Palma – aveva promesso entro il 2018 un nuovo piano industriale, un milione e 400mila veicoli prodotti in Italia e la piena occupazione del personale. Un obiettivo che non sarà realizzato. A Pomigliano, in particolare, la situazione è preoccupante: ci vogliono circa nove mesi per industrializzare un nuovo modello e, comunque, non basterebbe perché ce ne vorrebbero almeno due».

Oggi da mezzogiorno ci saranno otto ore di sciopero, appuntamento all’ingresso 1 di Cassino, indetto dai sindacati di base (Si Cobas Fca Pomigliano, Usb Fca Melfi, Cub Fca Melfi/Basilicata, Operai autorganizzati Fca Termoli, un gruppo di operai Fiom Cassino, Usb Fca Termoli, Cobas Fca Mirafiori): «L’azienda spreme il limone il più possibile e fino a quando può – scrivono -. A Termoli, dove si producono motori, i lavoratori hanno protestato contro i sabato e domenica lavorativi mentre a Melfi si mandano gli operai in cassa integrazione e a Cassino si deportano 300 lavoratori. Fca continua a smantellare diritti e salari in nome del profitto».
A Cassino su una linea si produce la Giulietta e sull’altra la Giulia e il Suv Stelvio. Dei tre modelli, per adesso tira solo il Suv: per la Giulietta ci sarà un fermo lavorativo estivo più lungo mentre la Giulia, per ora, non ha centrato gli obiettivi di vendita. Fca aveva annunciato assunzioni ma, nei fatti, il numero dei nuovi addetti è stato di un terzo inferiore rispetto alle intenzioni: 330 arrivano ogni giorno in pullman da Pomigliano (almeno tre ore di viaggio al giorno per circa 500 euro in più in busta paga), 730 sono a tempo determinato in somministrazione. Fca ne voleva trasferire 500 da Pomigliano ma hanno accettato 170 di meno e già non ne possono più, tanto che sono partiti i primi scioperi. A settembre si discuterà del loro rientro, ma c’è chi si mette in viaggio da Bari e da Foggia pur di lavorare. «A Pomigliano hanno rischiato la chiusura, poi sono stati in cassa integrazione a zero ore, quindi in solidarietà, alla fine hanno accettato di andare a Cassino pur di lavorare ma è una situazione che non si può sostenere a lungo – conclude De Palma. Tutti i siti chiedono nuovi modelli. Fca ha presentato nei saloni di settore il Renegade con motore elettrico ma lo produrrà in Cina. Tutti i concorrenti europei investono nell’elettrico e nell’ibrido, soprattutto in vista delle nuove prescrizioni dell’Ue sulle emissioni di CO2. Governo e azienda devono investire in questa direzione, invece di continuare ad aumentare la flessibilità dei lavoratori».

FONTE: Adriana Pollice, IL MANIFESTO



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