G20. Un vertice conflittuale, tra clima e commercio mondiale

G20. Un vertice conflittuale, tra clima e commercio mondiale

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Numerose tensioni bilaterali (Usa-Russia, Usa-Cina, Germania-Turchia). Ue e Giappone annunciato l’accordo Jefta. Merkel vuole un impegno contro il riscaldamento climatico, possibile isolamento Usa

L’Unione europea e il Giappone hanno annunciato la conclusione dell’accordo di libero scambio Jefta tra la prima e la quarta potenza commerciale mondiale, proprio la vigilia del G20 che inizia oggi ad Amburgo. La Francia ha presentato, sempre ieri, il “piano per il clima”, con l’impegno di mettere al bando le auto diesel e a benzina entro il 2040. Gli sherpa del G20 preparano un Annex sul clima, per evitare che il freno Usa espella la questione climatica dalle conclusioni del G20. L’ospite Angela Merkel, che ieri ha già incontrato Donald Trump e il turco Erdogan, punta a mettere in valore un’intesa con la Cina sulla lotta al riscaldamento climatico, in funzione anti-Trump. Libero scambio e lotta al riscaldamento climatico sono tra i principali temi e i più conflittuali che vengono affrontati al G20.

Si apre oggi un vertice “non facile” ha ammesso la cancelliera, il più conflittuale da quando in piena crisi finanziaria è nato il G20 nel 2008, mentre “il mondo è nella tempesta e i paesi sono disuniti”. Nel gioco di scacchi mondiale, la prima mossa di Trump è di difficile interpretazione. Ieri, il presidente Usa ha scelto Varsavia come prima tappa europea, paese con cui condivide idee di estrema destra, anti-islam, protezionismo. Trump ha parlato di “difesa dell’occidente”, persino di “sete di dio” che manifesterebbero le popolazioni in Usa, Polonia e Europa in generale, ma poi ha ribaltato i discorsi recenti, in particolare dopo il flop del primo viaggio in Europa nel maggio scorso, affermando che i legali tra Usa e Ue sono “più forti che mai” e facendo un riferimento esplicito al rispetto da parte di Washington dell’articolo 5 del trattato Nato (difesa reciproca), che al vertice dell’Alleanze atlantica aveva ostentatamente ignorato. Stamattina, Merkel, Putin e Macron si riuniscono in un “formato Normandia” senza il presidente Poroshenko per parlare dell’Ucraina. Ma gli occhi saranno tutti puntati sul primo incontro diretto tra Trump e Putin: ufficialmente, parleranno di Siria e Ucraina, ma sul fondo ci sarà la tensione sui legami sotterranei con Mosca di cui Trump è sospettato. Ieri Trump ha parlato di comportamento “destabilizzante” di Mosca: “penso che ha potuto essere la Russia – ha sorprendentemente ammesso ieri a Versavia il presidente Usa – ma avrebbero potuto essere anche altri paesi, non posso essere preciso, ma penso che molta gente abbia interferito”.

Al vertice andranno in scena varie tensioni bilaterali: oltre Trump-Putin, Trump-Xi Jinping sulla Corea del Nord (gli Usa accusano Pechino di non tenere la briglia sul collo dei coreani, mentre la Cina parla di “fattori negativi” dopo il passaggio di una nave militare Usa nel Mare di Cina), Merkel-Erdogan (le relazioni tra Berlino e Ankara si sono degradate dopo il fallito colpo di stato di un anno fa e al presidente turco è stato proibito di tenere un comizio ad Amburgo per gli immigrati turchi in Germania). Oggi, dopo un primo incontro informale dedicato al terrorismo, verranno affrontati i due temi maggiormente conflittuali: l’economia mondiale e il cambiamento climatico. Sul clima la Germania vorrebbe un piano di azione per l’applicazione dell’Accordo di Parigi, da cui gli Usa sono usciti ufficialmente un mese fa. Il documento finale è ancora in discussione, gli Usa vorrebbero l’inserimento di certe energie fossili come ecolo-compatibili e nessun impegno sulla fine delle sovvenzioni a questo tipo di energia entro il 2025. Per questo c’è l’ipotesi dell’Annex, senza firma Usa (che ha degli alleati scettici sul riscaldamento, Arabia Saudita, ma anche dubbi da parte di Turchia e India). Ma Emmanuel Macron insiste sulla necessità di non isolare nessun paese (del resto, il presidente francese ha invitato Trump al défilé del 14 luglio sui Champs Elysées). Sul commercio mondiale, Ue e Giappone arrivano con l’annuncio dell’accordo Jefta, che era in discussione dal 2013. Sarà un tema controverso, che solleverà contestazioni come il Ttip e il Ceta (contiene anch’esso la criticata corte arbitrale per dirimere eventuali controversie tra stati e imprese). Gli Usa vogliono parlare di “sovra-capacità mondiale della produzione di acciaio” e puntano il dito contro la Cina per difendere la siderurgia nazionale. Le due sessioni di lavoro di domani riguardano la prima l’Africa e le migrazioni e la seconda il digitale e la promozione delle donne.

Il G20 riunisce i 19 principali paesi tra industrializzati e emergenti, più la Ue, che rappresentano il 64% della popolazione mondiale e l’80% degli scambi commerciali (Usa, Cina, Giappone, Gran Bretagna, Francia, India, Brasile, Italia, Canada, Corea del Sud, Russia, Australia, Messico, Indonesia, Turchia, Arabia Saudita, Argentina, Sudafrica e sono invitati Spagna, Olanda, Norvegia, Singapore, Vietnam, Senegal, Guinea più i dirigenti delle organizzazioni internazionali). Tra i leader, mancano solo il presidente del Brasile Temer e il re saudita, impantanati il primo nello scandalo di corruzione e il secondo nella tensione con il Qatar. La Germania ha scelto Amburgo, per mostrare che i “grandi” non devono nascondersi come nel passato in località isolate dal mondo (anche se Amburgo è blindata e c’è una no go zone per i manifestanti di 38 km quadrati attorno al Parco dell’Esposizioni e alla Nuova Filarmonica).

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO


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