La minaccia austriaca: «Permessi temporanei? Chiudiamo il Brennero»

by Anna Maria Merlo | 18 Luglio 2017 11:09

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PARIGI. Di fronte all’ipotesi che l’Italia possa rilasciare permessi temporanei ai migranti l’Austria torna a usare un linguaggio di guerra: «Oggi non ne abbiamo parlato, ma se succedesse proteggeremmo i nostri confini al Brennero», ha detto ieri il ministro degli Esteri Sebastian Kurz, a Bruxelles per il vertice con i colleghi europei. E in un crescendo di dichiarazioni sopra le righe il ministero degli Interni di Vienna, Wolfang Sobotka, si è detto è pronto a reagire in caso di «attacco improvviso». Ma da parte di chi?

L’Italia e il resto d’Europa continuano a non trovare una strategia comune per affrontare l’emergenza migranti. Roma non trova la strada per convincere i partner a reagire in modo solidale e in tempi stretti (il programma di ricollocamento si è fermato a 7396 persone). Nel consiglio Affari esteri (Cae) di ieri, dedicato alla lotta ai trafficanti di esseri umani, sono state prese alcune decisioni che possono apparire derisorie: i ministri degli Esteri dei 28 paesi Ue hanno deciso di varare nuove regole nell’export di canotti gonfiabili e fuoribordo verso la Libia. In caso di sospetti che questi natanti possano venire utilizzati per il traffico di esseri umani le nuove norme danno una «base giuridica» ai paesi europei per bloccare l’export, ma lo scambio commerciale sarà legale se le barche sono destinate ai pescatori. L’obiettivo è di «spezzare maggiormente il business model dei passeurs». Il Cae ha anche deciso di prolungare la missione Eubam, di assistenza alla Libia per il controllo della frontiera meridionale, da cui entrano i candidati ad emigrare in Europa. Al Niger, l’Ue ha concesso un aiuto di 10 milioni, per bloccare i migranti e impedire loro di raggiungere la costa sud del Mediterraneo. Mrs.Pesc Federica Mogherini ammette che «è impossibile oggi immaginare di poter bloccare la strada del Mediterraneo centrale, certamente non con un accordo prima che la crisi della Libia non sia risolta». Mogherini ricorda che «dobbiamo sempre rispettare le regole internazionali di non respingimento, non possono esserci arresti in mezzo al mare, li salviamo e poi discutiamo del loro diritto all’asilo». E’ molto difficile intervenire, dal momento che «per il momento la Libia non è un paese stabile». Nessuna decisione invece per il prolungamento di Eunavfor Med, la missione navale Ue «Sophia» che scade a fine mese e di cui alcuni stati contestano l’efficacia (per il Belgio fa da «effetto calamita»). «Finisce a fine luglio – ha spiegato Mogherini – abbiamo ancora due settimane e non vedo un problema particolare con nessun paese su questo punto». Ieri, i ministri degli esteri hanno discusso dei legami tra Sophia e la missione Triton. Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha criticato Triton, ma ha ammesso che l’Italia l’ha firmato senza valutarne le conseguenze, per gli attracchi nei porti italiani.

Sul codice delle Ong, la portavoce della Commissione, Natasha Bertaud, ha spiegato ieri che «l’Italia ha consultato la Commissione e noi abbiamo fornito pareri legali». Per Bruxelles, «tocca all’Italia adottare definitivamente il codice», in accordo «con l’esecutivo comunitario e le Ong». Ma le Ong non sono per nulla convinte e denunciano i rischi per i salvataggi di vite umane. Bruxelles ha espresso riserve su alcuni aspetti del codice delle ong, in particolare non ritiene legale l’obbligo di presenza «permanente» di pubblici ufficiali sulle navi, che devono essere del paese di bandiera dell’imbarcazione. Questa idea del «codice» è stata però giudicata positivamente da alcuni paesi.

Grossa confusione sull’eventuale appello al visto provvisorio per «emergenza» da parte dell’Italia, che potrebbe invocare l’applicazione della direttiva 2001/55, approvata in seguito alle guerre dei Balcani. Palazzo Chigi abbassa i toni, ma a Bruxelles c’è già chi ha definito la mossa una «opzione nucleare». La Germania pensa di aver fatto la sua parte, accogliendo un milione di persone, anche se la Merkel rifiuta di porre un «tetto» ai migranti. La Francia non si smuove dalla teoria della differenza tra «rifugiati» e «migranti» e assicura di accogliere i primi, mentre i tempi per l’esame delle domande di asilo saranno ridotti a 6 mesi (dai 14 di media attualmente).

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2017/07/93423/