Sinistra italiana offre un salvataggio: «Ius soli, pronti a fiducia di scopo»

by Daniela Preziosi | 19 Luglio 2017 9:00

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«Al senato siamo pronti a una fiducia ’di scopo’, per uno scopo giusto e nobile: riuscire ad approvare una legge di civiltà». Il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni lo annuncia al Tg3 e subito dopo convoca la stampa al senato. La sua proposta potrebbe sparigliare: sullo ius soli il suo partito è disponibile a votare la fiducia a un governo avversario. Sarebbe una prima assoluta nella legislatura nata nel 2013. «Il rinvio a settembre dello ius soli è inaccettabile», spiega, «si affossa una legge giusta attesa da migliaia di bambini che sono nati in Italia, che vivono nel nostro paese accanto ai nostri figli, che studiano nelle nostre scuole». Per farlo «è stata montata una campagna impressionante sull’immigrazione, che nulla c’entra con la cittadinanza». Un’ora dopo anche Romano Prodi parlerà di «un caso politico montato senza senso logico».

PER QUESTO SINISTRA ITALIANA si rivolge direttamente al premier Gentiloni e al governo: «In questi anni siamo stati sempre opposizione», mai votata la fiducia. Ma stavolta il gioco vale la candela: una legge «giusta» non deve finire su un binario morto. La mossa peraltro potrebbe fare scoppiare le contraddizioni della maggioranza, oggi che Alfano ha dichiarato «la collaborazione con il Pd conclusa». Anche per questo è un peccato che l’offerta arrivi solo dopo che Gentiloni ha escluso il voto di fiducia. Almeno per l’immediato.

PER SI NON SARÀ UN CAMBIO di linea. Fratoianni chiarisce che del governo «non condivide nulla» e che «il giorno dopo riprenderemmo a fare opposizione». Anzi da subito la senatrice Loredana De Petris annuncia che i suoi «si opporranno con tutti i mezzi a che la legge venga tolta dal calendario. Non è il governo ad avere la facoltà di rinviare la discussione in aula, è la conferenza dei capigruppo e l’aula del senato», «troppe ipocrisie, i senatori Pd si assumano le loro responsabilità».
D’altro canto ormai la strada dell’esecutivo è tutta in salita, e per alcuni dei provvedimenti in arrivo alle camere si prospettano turbolenze. Soprattutto da ora: proprio la ’vittoria morale’ sullo ius soli ha galvanizzato e ricompattato le destre, e certificato l’esistenza in vita del partito di Alfano.

MA INTANTO C’È LO ’SPETTRO’ della legge che si aggira al senato. Dal Pd filtra l’intenzione di evitarne la calendarizzazione: Lega e Fratelli d’Italia annunciano barricate, Forza italia si accoda, la destra di governo promette di votarla ma in cambio di emendamenti che renderebbero la cittadinanza molto difficile da ottenere.

LA MOSSA DI SI viene accolta con favore dai ’fratelli’ di Mdp. E restituisce la parola alla minoranza Pd: «Un’ottima offerta da accogliere» per Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice. Una disponibilità «apprezzata» anche dal presidente dei senatori Pd Luigi Zanda, anche se «il quadro dei numeri al senato resta assai difficile». Fratoianni, che ha sette senatore, anticipa l’obiezione: «Non sta a noi tenere il pallottoliere, ma gli alibi sono finiti, basta scaricabarile».

CE L’HA ANCHE CON RENZI, che quando ha capito che il provvedimento poteva essere una mossa poco ’furba’ per la sua campagna elettorale, ha fatto un’inversione a ’U’ ed ha chiesto a Gentiloni di sbrigarsela da solo. Per il segretario Pd il capitolo sembra chiuso: «Lo ius soli per me è un principio sacrosanto. È un dovere non solo un diritto. Il governo ha scelto di non mettere la fiducia e io sto al fianco di Paolo Gentiloni senza nessuna polemica», dice.

SULLA VICENDA si schiera anche la presidente della camera Laura Boldrini, ieri impegnata in una riflessione a tutto campo durante la tradizionale cerimonia della consegna del Ventaglio da parte della stampa parlamentare. Il tema dell’immigrazione è «centrale», dice, ma «l’integrazione non avviene con la bacchetta magica, lo Stato deve indicare il percorso e i migranti devono seguirlo». Quanto allo ius soli, «impedire a chi nasce in un paese o a chi fa corsi di studi di sentirsi parte di quella società è impedire l’integrazione, mi auguro che il provvedimento sia approvato entro la fine di questa legislatura». Immediata la reazione da Forza italia: «La terza carica dello Stato non dimentichi il suo ruolo di garante di tutte le forze politiche». È solo un assaggio di quello che potrebbe accadere se il provvedimento tornasse in aula, come a parole Gentiloni ha promesso.

RITORNO COMUNQUE DIFFICILE. Prima della pausa estiva sarebbe possibile («Basta armonizzare i provvedimenti», taglia corto De Petris), ma il Pd è intenzionato a evitarlo. Alla ripresa sarà ancora più proibitivo. Inizieranno i distinguo di una sessione di bilancio in piena campagna elettorale. E i senatori di Alfano, ragiona Ettore Rosato (Pd), «prima votavano tutto per paura delle elezioni anticipate», ora invece no: «Qualcuno si vuole accasare alla Lega».

FONTE: Daniela Preziosi, IL MANIFESTO[1]

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