Dati sull’occupazione: crescono solo contratti a termine e a chiamata

by Mirco Viola | 22 Luglio 2017 9:25

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Saldo positivo per le assunzioni tra gennaio e maggio di quest’anno, ma il contributo è dovuto soprattutto alle assunzioni a termine: continua infatti il crollo dei nuovi contratti a tempo indeterminato e si conferma il boom del lavoro a chiamata, già visibile da qualche mese, perché è la tipologia scelta da molte imprese per sostituire i vecchi voucher, da marzo andati in soffitta. I dati vengono dall’ultimo rapporto Inps.

Le assunzioni, nel settore privato, nei primi cinque mesi del 2017 sono risultate 2.736.000, in aumento del 16% su base annua. Il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato pari 729 mila unità, superiore a quello dei due anni precedenti, ma sul dato come abbiamo detto pesa il forte incremento dei contratti a termine.

Le assunzioni a tempo determinato sono cresciute del 23%, mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-5,5%). Ma la crescita più rilevante, tanto da parlare di un vero e proprio boom (un po’ come si era visto negli anni d’oro dei voucher) riguarda i contratti a chiamata a tempo determinato: passano dai 76 mila del 2016 a 165 mila del 2017 (+116,8%); si incrementano anche i contratti di somministrazione. Aumenti che, secondo l’Inps, possono essere messi in relazione «alla necessità delle imprese di individuare strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher, cancellati dal legislatore a partire dalla metà dello scorso mese di marzo».

Osserviamo meglio i contratti a tempo indeterminato: complessivamente il saldo netto tra attivazioni e cessazioni è positivo di 43.465 unità, in calo comunque rispetto ai 68.706 dello scorso anno e ai 361.961 del 2015, quando erano ancora in vigore gli sgravi contributivi pieni. Ma se guardiamo ai numeri assoluti riguardanti le nuove attivazioni a tempo indeterminato osserviamo un calo, come già detto: del 5,5%, cioè -30.713 unità.

Il ministero del Lavoro sottolinea il calo del ricorso alla cassa integrazione: «I dati rilasciati dall’Inps – spiega una nota – confermano un trend significativo di costante riduzione delle ore di cig autorizzate che non riguarda solo il mese di giugno 2017. Le ore autorizzate nel primo semestre del 2017 sono state infatti complessivamente 191.368.755, in diminuzione di 152.443.605 (il 44,3% in meno) rispetto a quelle autorizzate nello stesso periodo del 2016, e di 322.818.021 (il 62,2% in meno) rispetto a quelle del primo semestre 2014».

Considerando lo stock dei nuovi rapporti di lavoro, quelli a tempo indeterminato rappresentano oggi il 23,1%, poco meno di uno su quattro, un nuovo record negativo in maggio dopo quello di aprile. Un calo costante, se si tiene conto che nel giugno del 2015 (nel periodo di picco degli incentivi) erano il 33,3%, uno su tre.

L’incremento dei contratti precari si vede nel saldo tra assunzioni e cessazioni negli ultimi 12 mesi: +497 mila, somma di tempi indeterminati (+21 mila, contratti di apprendistato (+48 mila) e soprattutto contratti a termine (+428 mila).

La Uil chiede di ridurre il cuneo contributivo per incentivare nuove assunzioni, la Cisl di premiare i tempi indeterminati e la Cgil più investimenti, pubblici e privati.

FONTE: Mirco Viola, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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