Codice per le Ong, tensione nel governo

Codice per le Ong, tensione nel governo

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ROMA Il chiarimento dovrebbe avvenire oggi a margine del Consiglio dei ministri. E potrebbe servire per alleggerire un clima che altrimenti rischia di restare avvelenato. Il trasbordo di 127 migranti in acque internazionali dalla Vos Prudence di Medici senza frontiere a due unità della Guardia costiera, che li hanno poi fatti sbarcare a Lampedusa, è ormai un caso fra il ministero dell’Interno e quello dei Trasporti e delle Infrastrutture. Oltre che una polemica politica, con il centrodestra che accusa il governo di non aver fatto rispettare il Codice di condotta delle Ong voluto dal responsabile del Viminale Marco Minniti e appena entrato in vigore. Le posizioni del ministro e del suo collega Graziano Delrio appaiono al momento molto distanti.

Il ministero dell’Interno ha disposto che, in caso di richiesta di autorizzazione di entrare in porto da parte di una nave di una Ong che non ha voluto firmare il Codice, non si debba rispondere visto che il ministero è competente solo per le decisioni da prendere sulla terraferma, mentre quello dei Trasporti lo è in mare: così a quest’ultimo spetterà la scelta del porto di attracco, ma senza la sicurezza che venga poi attivata la procedura per il fotosegnalamento dei migranti e il loro trasferimento nelle strutture di accoglienza. La situazione è delicata, anche perché al Viminale il trasbordo di due giorni fa sulle navi della Guardia costiera non è stato molto apprezzato, sebbene effettuato fuori dalle acque italiane.

Negli ambienti vicini al ministero di Porta Pia invece si sottolinea come le regole del soccorso debbano comunque tenere presente quelle del diritto internazionale in mare, che non sono derogabili e come nello stesso codice di comportamento delle Ong sia scritto che si debbano rispettare «le normative nazionali e internazionali, nell’interesse di salvare vite, garantendo nel contempo un’accoglienza condivisa e sostenibile dei flussi migratori». Per il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, a questo punto «la Guardia costiera deve ribellarsi di fronte a ordini contra legem». E Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato ed esponente della Lega Nord, si chiede: «Facciamo il servizio taxi aggiuntivo alle navi Ong, prendendo con le nostre navi gli immigrati che le organizzazioni pescano nelle acque libiche?». La replica del centrosinistra è affidata a Giorgio Tonini, senatore pd e presidente della commissione Bilancio, per il quale invece «il governo sta riuscendo a coniugare rigore e umanità. Questo ci dicono i dati sugli sbarchi delle settimane più recenti. Tutto il resto sono polemiche strumentali e dannose». E anche i libici sembrano essere più attivi: la Guardia costiera di Tripoli ha riferito di aver salvato 300 migranti diretti in Italia su due gommoni. «Hanno ottenuto aiuti umanitari e sono stati consegnati all’immigrazione», è stato spiegato. Sullo sfondo però c’è un’altra questione: il Parlamento libico di Tobruk, che fa riferimento al generale Khalifa Haftar, ha bocciato l’accordo fra Italia e governo di Tripoli per la missione navale anti migranti, parlando di «aggressione flagrante contro la sovranità libica» e chiedendo un intervento di Onu, Ue e Unione Africana.

FONTE: Rinaldo Frignani, CORRIERE DELLA SERA



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