Assalto paramilitare in Venezuela, Maduro: «Massimo della pena»

Assalto paramilitare in Venezuela, Maduro: «Massimo della pena»

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Ieri il presidente venezuelano Maduro ha annunciato il trasferimento dell’Assemblea Costituente (Anc): non più nei palazzi del parlamento, che «ospitava» la difficile coabitazione con l’aula privata del potere legislativo, ma in una delle sedi del Ministero degli Esteri, la cosiddetta Casa Amarilla, e due teatri di Caracas.

La decisione di Maduro arriva in contemporanea alla dichiarazione del presidente del parlamento Borges, esponente della maggioranza (i due terzi dei deputati sono membri di opposizione): ieri si sarebbe tenuta una nuova sessione parlamentare.

Nelle stesse ore inaugurava i lavori la Commissione verità e giustizia, corpo dell’Anc chiamato a indagare sugli oltre 120 morti di questi mesi nelle piazze del Venezuela e gli atti di violenza degli ultimi anni, individuarne i responsabili e processarli – obiettivo dichiarato – evitare che simili azioni in futuro minino la rivoluzione bolivariana.

Restando nell’ambito giudiziario, è stato nominato il nuovo difensore del popolo: si tratta dell’attivista per i diritti umani Alfredo Ruiz, fondatore del Support Network for Justice and Peace, scelto dal nuovo procuratore generale Tarek William Saab, il «poeta della rivoluzione», che ha preso il posto di Luisa Ortega Diaz, rimossa sabato dall’Anc con l’accusa di aver sostenuto le proteste delle opposizioni iniziate ad aprile.

La ex procuratrice – che sarà sottoposta a processo – ha parlato ieri alla stampa per attaccare l’Anc e il presidente, accusandoli a priori di una sua eventuale sparizione dalla scena: «Se mi succederà qualcosa – ha detto – la colpa sarà del governo e in particolare del servizio segreto Sebin».

Dichiarazioni che accendono il clima già caldissimo. Domenica è stata giornata di violenze dopo il tentato assalto ad una base dell’esercito venezuelano portato avanti da venti persone, molti civili, guidate da un ex sergente(identidificatosi come Juan Caguaripano), un disertore fuggito a Miami nel 2014 dopo l’espulsione dall’esercito per tradimento.

Dalla Colombia a parlare è stato invece il sergente Flores, che ha definito «l’operazione David un completo successo», millantando la sua partecipazione all’attacco oltre a quella di svariati uomini.

L’attacco, all’alba di domenica, alla 41ma Brigata Blindata di base a Valencia nello Stato di Carabobo, è stato accompagnato da un video pubblicato online. Subito Maduro è intervenuto parlando di «attacco paramilitare, show propagandistico, passo disperato» sconfitto «con le pallottole».

A fermare il gruppetto sono stati i militari che hanno ucciso due degli attentatori e ne hanno arrestati otto. Gli altri dieci siano riusciti a fuggire portandosi dietro delle armi. Un atto condannato anche dalle opposizioni, mentre Maduro ieri prometteva «il massimo della pena» e sottolineava come l’esercito non abbia in alcun modo partecipato, dimostrandosi ancora fedele alla rivoluzione bolivariana.

Intanto, le opposizioni riunite sotto l’ombrello della Mud (Primero Justicia, Un Nuevo Tiempo, Avanzada Progresista, Voluntad Popular e Acciòn Democratica) hanno annunciato che prenderanno parte alle elezioni regionali di dicembre: i candidati si stanno già iscrivendo nelle liste elettorali.

Fuori, per le strade, le manifestazioni di protesta sono quasi scomparse e le poche che si sono registrate hanno visto una partecipazione molto minore rispetto ai mesi passati. Erano invece migliaia ieri in piazza a Caracas i sostenitori del presidente: hanno marciato fino alla sede dell’Assemblea, mentre online decine di siti dichiaravano supporto al governo dopo l’attacco di domenica.

Intanto alcuni ex chavisti dialogano con i leader delle destre: ieri Ortega Diaz e altri ex dirigenti governativi – tra cui l’ex ministro Miguel Rodriguez Torres e l’ex difensore del popolo Gabriela Ramirez – hanno partecipato ad un dibattito con Borges, Henrique Capriles e il vicepresidente del parlamento Guevara.

FONTE: Auxilio Belano, IL MANIFESTO



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