Sentinelle sotto attacco a Parigi, sei feriti

by Anna Maria Merlo | 10 Agosto 2017 9:26

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Aperta un’inchiesta dell’antiterrorismo, l’uomo è schedato per reati minori, ma non “S”. Polemiche sull’operazione Sentinelle. I rischi della legge anti-terrorismo che deve mettere fine allo stato d’emergenza il 1° novembre

PARIGI. Un uomo è stato arrestato ieri, nel primo pomeriggio sull’autostrada A16, qualche km a nord di Boulogne-sur-mer, mentre si dirigeva verso Calais, “sospetto principale” secondo il primo ministro, Edouard Philippe, per l’attacco contro una pattuglia di militari dell’operazione Sentinelle, avvenuto poco dopo le 8 del mattino, a Levallois-Perret, nel dipartimento Hauts-de-Seine, a nord-ovest di Parigi. L’uomo, 37 anni, di nazionalità algerina senza permesso di soggiorno in Francia, è schedato per piccoli reati, ma non “S” (terrorismo). E’ rimasto ferito nell’arresto, molto movimentato, dove anche un poliziotto è stato colpito di striscio. La Procura di Parigi ha aperto un’inchiesta per terrorismo.

A Levallois-Perret, poco dopo le 8 del mattino 6 militari sono rimasti feriti nell’attacco, tre sono in condizioni “più gravi”, ha precisato il ministro degli Interni, Gérard Collomb. “L’auto viaggiava lentamente ma a 5 metri dai militari ha accelerato in modo da poterlo travolgere”, ha precisato Collomb, che parla di “atto deliberato”. L’uomo era alla guida di una Bmw di affitto, che è stata poi geolocalizzata sull’autostrada per Calais. Il primo ministro ha parlato di “sospetto principale a questo stadio”, l’inchiesta dovrà stabilire se dietro l’uomo arrestato c’è un gruppo terrorista. E’ il quarto attacco a Parigi e dintorni degli ultimi mesi, che prende di mira forze dell’ordine, dopo l’assassinio del poliziotto Xavier Jugelé sui Champs-Elysées il 20 aprile scorso, l’attacco a una pattuglia di poliziotti di fronte a Notre Dame il 6 giugno e quello a una pattuglia della Gendarmerie sui Champs-Elysées il 19 giugno, il sesto che colpisce militari dell’operazione Sentinelle dal gennaio 2015.

L’attacco di ieri mattina ha subito scatenato le polemiche sull’opportunità e la possibilità di prolungare l’operazione Sentinelle, cioè la presenza di militari di pattuglia sul territorio. “Il dispositivo è all’osso”, afferma la senatrice Nathalie Goulet (Udi, destra), vice-presidente della commissione esteri-difesa. Il riferimento è al braccio di ferro tra il presidente Emmanuel Macron e le gerarchie militari, che hanno portato alle clamorose dimissioni del capo di stato maggiore, Philippe de Villiers, il 19 luglio scorso, come segno di protesta in seguito ai tagli di 850 milioni di euro nel bilancio della Difesa, annunciati l’11 luglio (per far fronte all’emergenza di rientrare nel parametro del 3% di deficit nel 2017, tagli abbinati pero’ a una promessa di far salire la spesa per la difesa al 2% del pil dal prossimo anno). Tra i militari c’è scontento, anche nella truppa, Vigipirate e Sentinelle assorbono energie e generano fatica. “Adesso basta – afferma il generale Vincent Desportes, ex direttore della Scuola di guerra – i soldati francesi hanno altro da fare che diventare bersaglio dei folli di Daech. Bisogna cambiare dispositivo. E’ normale che i militari difendano i francesi sul territorio, ma devono essere riservate loro delle missioni specifiche. Non ci devono più essere delle piccole pattuglie. Questa operazione pesa enormemente sull’addestramento militare e serve soprattutto per rassicurare la popolazione. Non è il loro mestiere, è uno spreco di soldi pubblici, è il lavoro delle polizia. 7mila militari sono impegnati in Sentinelle, una goccia d’acqua rispetto ai 200mila poliziotti e gendarmi, mentre nel Sahel manchiamo di soldati. Macron deve avere il coraggio d mettervi fine”.

In Francia resta in vigore fino al 1° novembre prossimo lo stato d’emergenza, deciso dopo il Bataclan. In Senato è già passata la legge antiterrorismo che dovrà permettere la fine dello stato d’emergenza e che sarà discussa all’Assemblée a settembre. La legge sta sollevando forti polemiche, perché introduce nella legislazione ordinaria misure dello stato d’eccezione, come la possibilità di imporre i domiciliari (ma estesi al territorio del comune di residenza) sulla base di semplici sospetti, senza una condanna, oppure di facilitare le perquisizioni o le chiusure temporanee di luoghi di culto considerati estremisti. Il Consiglio d’Europa ha parlato di “misure sproporzionate”. Ma per Collomb, la legge è “urgente, cruciale, essenziale, poiché riguarda la sicurezza dei nostri compatrioti”.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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