Stati Uniti. «Goodbye Alt-right», in 500 città manifestazioni contro i filo nazisti e Trump

Stati Uniti. «Goodbye Alt-right», in 500 città manifestazioni contro i filo nazisti e Trump

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NEW YORK. Moltissime le manifestazioni contro i suprematisti bianchi svoltesi in tutti gli Stati uniti, in più di 500 città americane. A New York, a Union Square, si sono tenute una serie di veglie a partire da sabato; domenica è stata la volta di due cortei, uno con concentramento a Brooklyn e uno a Manhattan; le due marce si sono poi unite per arrivare insieme alla Trump Tower; nel corteo è confluita anche la parata dell’orgoglio domenicano, la «Domenican parade», che a Time square ha abbandonato il percorso convenuto per sostenere la protesta contro Trump.

«THE DONALD» è pronto a rientrare per qualche giorno nel suo attico alla Trump Tower sulla Quinta avenue, per la prima volta da quando è presidente: questo significa strade bloccate, controlli di sicurezza severissimi e, come ci si aspetta da una città dove meno del 20 per cento dei voti è andato al loro concittadino, ancora proteste. «Non lo vogliamo qui, e non lo vogliamo alla Casa Bianca!» si legge nella mail e sui social usati da «Rise and Resist», uno dei gruppi che ha organizzato la serie di proteste previste a New York.
Il gruppo era già era stato protagonista nell’organizzazione della manifestazione in difesa della sanità, prevista per domenica, poi rientrata per la serie di eventi in Virginia che hanno portato alle mobilitazioni del week end, ha organizzato ieri una marcia contro la guerra, un tema che non portava gli americani in piazza dal 2003.

LE MANIFESTAZIONI DI DISSENSO si svolgono principalmente davanti alle proprietà di Trump ma anche a Brooklyn e un gigantesco topo gonfiabile a forma di Trump partirà nei prossimi giorni da una galleria d’arte di Chelsea verso un luogo non ancora divulgato. Una delle proteste più clamorose non è arrivata dalle piazze ma da Kenneth Frazier, amministratore del colosso Merck Pharma, che ha annunciato di aver lasciato il President’s Manufacturing Council, il consiglio sulla produzione manifatturiera voluto da Trump.

«SENTO LA RESPONSABILITÀ di dover resistere all’intolleranza e all’estremismo» ha dichiarato Frazier, motivando le proprie dimissioni come una reazione al modo tiepido e vago con cui Trump, noto da tempo per la sua capacità di essere diretto e crudo, ha condannato i suprematisti bianchi, limitandosi a deplorare la violenza «di tutte le parti».

«Donald Trump non ha voluto condannare in modo convinto i fatti di Charlottesville – ha dichiarato il Ceo in una nota – decidendo di non citare i neonazisti e i suprematisti che hanno manifestato in modo violento nella città dove una 32enne è stata uccisa da un uomo che si è schiantato sulla folla. I leader americani devono condannare le espressioni di odio, intolleranza e supremazia, che vanno contro gli ideali americani secondo cui le persone sono state create uguali».

LA RISPOSTA a questo licenziamento è arrivata da Trump tramite Twitter: «Adesso che Ken Frazier di Merck Pharma ha dato le sue dimissioni dal Manufacturing Council del presidente, lui avrà più tempo per abbassare il prezzo dei farmaci!».
Intanto in apertura di Wall Street, il titolo del gruppo ha guadagnato lo 0,58%. Altra presa di posizione è arrivata come prevedibile da Anonymous che con l’hashtag #goodbyealtright ha annunciato su Twitter l’intenzione di hackerare e buttate giù i siti dei gruppi di estrema destra americani.

UNO DI QUESTI SITIThe Daily Stormer, è stato bandito da GoDaddy, la piattaforma che lo ospitava: nei report che raccontavano l’attentato terroristico in Virginia, veniva presa in giro la vittima, la 32enne, Heather Heyer. A seguito di questo comportamento Amy Siskind, un’attivista anti-nazista, ha scritto su Twitter, «GoDaddy, The Daily Stormer, che voi ospitate, ha pubblicato questi contenuti sul loro sito. Si prega di rivedere se pensate che questo odio debba essere eliminato e vietato».

Dopo 6.500 retweet GoDaddy ha reso noto sul social network di aver informato che «The Daily Stormer ha 24 ore per spostare il dominio su un altro provider, in quanto si è reso responsabile della violazione dei nostri termini di servizio».

FONTE: Marina Catucci, IL MANIFESTO



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