Iraq, trovate nuove fosse comuni con centinaia di cadaveri nel carcere di Badush

Iraq, trovate nuove fosse comuni con centinaia di cadaveri nel carcere di Badush

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Stato Islamico. La scoperta nel complesso del carcere di Badush dove già a marzo erano stati scoperti altri 500 cadaveri. Si tratta di civili, probabilmente sciiti, giustiziati dagli uomini dell’Isis. Intanto le forze di sicurezza irachene stanno liberare Tel Afar

Nel giorno in cui ha fatto il giro del mondo il nome di Ivana Walid, la ragazza irachena yazida che ha riconosciuto in tv “Abu Ali”, uno dei mercanti delle schiave dell’Isis e suo aguzzino, intervistato tra gli sfollati e l’ha denunciato su Facebook, le forze di sicurezza irachene hanno annunciato ieri il ritrovamento nei pressi della prigione di Badush, a nord-ovest di Mosul, di altre due fosse comuni contenenti i resti di 500 persone giustiziate dagli uomini del Califfato. Una più piccola con 30 corpi e l’altra con 470, probabilmente le centinaia di sciiti massacrati nel 2014 quando l’Isis prese il controllo del carcere. Lo scorso marzo, sempre nel complesso di Badush, erano stati scoperti altri 500 cadaveri. Questi nuovi macabri ritrovamenti confermano la regola di morte applicata dal califfo Al Baghdadi nei confronti di coloro che rifiutavano la sua autorità, degli sciiti e dei membri delle minoranze religiose.

Ieri si è anche appreso che i miliziani dello Stato islamico hanno dato fuoco a otto civili, incluso un bambino, nella provincia irachena di Kirkuk dove i jihadisti controllano ancora Hawija e parti dei distretti di Dibis e Daqoq. Due civili invece morti e altri otto sono rimasti feriti in due diversi attentati avvenuti ieri a Baghdad. Il primo ordigno è esploso nelle vicinanze di un mercato nel distretto di Tarmiya, a nord di Baghdad, il secondo nel quartiere di Shaab, a sud-est della capitale irachena. Il mese scorso, secondo i dati della missione Onu per l’Iraq, Unami, 241 civili iracheni sono stati uccisi e altri 277 sono stati feriti in attentati terroristici, violenze e conflitti armati.

Infuria nel frattempo la battaglia di Tal Afar, l’ultimo bastione dell’Isis tra Mosul e la Siria. Le forze governative irachene e le milizie alleate avevano sfondato le linee nemiche, difese da 1500 uomini, il 22 agosto procedendo da otto direttrici. Dopo aver liberato i quartieri di Hay Tali’ah, Al Nasir e Aroba ieri l’Esercito ha raggiunto la città vecchia di epoca ottomana mentre la polizia ha preso il controllo di Kifah, a nord di Tal Afar, spegnendo le ultime sacche di resistenza dei miliziani dell’Isis. Da parte loro le Unità di mobilitazione popolare irachene (Pmu, le milizie a maggioranza sciita) hanno liberato il quartiere di al Saad e sono entrate a Qadisiya non lontano dal centro della città. Due giorni fa avevano liberato i quartieri di al Mualmen e Al Jazeera, dove ora sono in corso le operazioni di bonifica dell’area dalla presenza di ordigni esplosivi. Si teme per i civili rimasti intrappolati nella città. Il loro numero non è noto. Ieri Sayyed Ahmed al Safi, inviato della massima autorità religiosa sciita irachena, l’ayatollah Ali al Sistani, ha visitato il fronte di Tal Afar, nel nord dell’Iraq, portando un messaggio di saluto ai soldati. Nell’estate del 2014, dopo la proclamazione del Califfato a Mosul e nel nord dell’Iraq da parte di al Baghdadi, Sistani chiamò tutti gli uomini validi a difendere Baghdad e il resto del Paese.

FONTE: Michele Giorgio, IL MANIFESTO



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