Gran Bretagna. Arrestati quattro militari, del gruppo neonazista National Action

by Guido Caldiron | 6 Settembre 2017 9:38

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L’intelligence britannica seguiva le loro mosse da tempo e ha deciso di bloccarli quando ha capito che potevano essere sul punto di passare all’azione.

In una operazione combinata dell’esercito, dei servizi di sicurezza interni e della polizia, quattro appartenenti alle forze armate sono stati arrestati ieri in diverse località dell’Inghilterra centrale perché sospettati di far parte del gruppo neonazista National Action, sciolto nel dicembre dello scorso anno dalle autorità di Londra in base alla legislazione antiterrorismo.

Dopo la minaccia jihadista, la Gran Bretagna torna così a scoprire il pericolo del terrorismo interno di matrice suprematista, spesso colpevolmente sottovalutato.

Originari rispettivamente di Birmingham, Powys, Ipswich e Northampton, tre compresi tra i 22 e i 24 anni, uno di 32, gli arrestati prestano tutti servizio in una unità dell’esercito e avrebbero dimestichezza sia con le armi che con gli esplosivi, anche se non è ancora chiaro se oltre al materiale di propaganda neonazista, la cui presenza è già stata confermata, nelle loro abitazioni siano stati trovati anche elementi che possano far pensare alla costruzione di ordigni.

Rifiutandosi di commentare ulteriormente l’indagine un portavoce del British Army ha dichiarato che «l’intelligence militare ha partecipato all’inchiesta».

Già prima di questi arresti, la stampa locale aveva lanciato l’allarme sulla possibile presenza di neonazisti e suprematisti bianchi tra i ranghi dell’esercito, già registratasi in passato, mentre un’inchiesta condotta la scorsa primavera dalla rete televisiva Itv aveva rivelato come malgrado la messa al bando, la National Action avesse continuato ad organizzare, in particolare nei dintorni di Londra, dei “campi” di addestramento per i propri aderenti.

Segnalatasi inizialmente nelle università a partire dal 2013, la National Action mescola riferimenti al fascismo locale, in particolare alla figura di Oswald Mosley, a quelli più esplicitamente nazisti, antisemiti e omofobi. Mentre il profilo di “avanguardia” violenta rivendicato dai suoi membri non ha tardato ad emergere, anche grazie a diverse aggressioni e minacce in cui il gruppo è stato coinvolto.

A questa formazione faceva riferimento anche Thomas Mair, l’uomo che è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso lo scorso anno la parlamentare laburista Jo Cox a pochi giorni dal voto sulla Brexit e che ha sostenuto di aver agito per difendere la supremazia della razza bianca e in odio agli stranieri.

Secondo il ricercatore Gerry Gable, già responsabile della rivista antifascista Searchlight, il gruppo godrebbe inoltre di finanziamenti provenienti dal neonazismo statunitense e starebbe cercando da tempo «dei giovani pronti anche a morire in nome dell’odio razziale».

FONTE: Guido Caldiron, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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