Rapporto sul razzismo in Italia: 1.483 aggressioni in tre anni

Rapporto sul razzismo in Italia: 1.483 aggressioni in tre anni

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Siamo un Paese sempre più intollerante e violento. Negli ultimi tre anni, dal 1 gennaio 2015 al 31 maggio 2017, sono stati ben 1.483 gli atti discriminatori compiuti ai danni di cittadini stranieri. Quando è andata bene si è trattato dell’insulto lanciato contro l’immigrato incrociato per la strada, o magari in un negozio. Quando è andata male si è arrivati all’aggressione fisica e all’omicidio.

Tutte manifestazioni di un razzismo diverso da quello strisciante, quasi nascosto al quale abbiamo assistito in passato. Quello di oggi è ostentato, rivendicato, perfino mostrato con vanto in video postati on line. E quindi più pericoloso, anche perché gli haters si spalleggiano incoraggiandosi a vicenda. «Negli ultimi tre anni si è verificata una degenerazione nel rapporto con chi viene da lontano, con un’insofferenza crescente non solo verso chi cerca aiuto, ma anche verso chi lo offre», spiega il giornalista Pietro Del Soldà presentando «Cronache di ordinario razzismo», quarto libro bianco sul razzismo in Italia dell’associazione Lunaria. Un’insofferenza che trova alimento anche nei media e, sempre più spesso, nella politica. Un esempio è la determinazione di alcune forze politiche nell’osteggiare l’approvazione della riforma della cittadinanza. Ma anche, come spiega la presidente di Lunaria, Grazia Naletto, «la svolta securitaria impressa dalle due leggi Orlando-Minniti e, prima ancora, la scelta di interrompere l’operazione Mare nostrum e poi la campagna contro le Ong per fermare gli arrivi dei migranti».

Tra i dati del libro bianco che colpiscono di più c’è la constatazione che la maggior parte dei casi monitorati vede come protagonisti attori istituzionale (615), seguiti da gruppi (359) e individui singoli (337), quindi personaggi dello sport e tifoserie (117), operatori dei media (35) e infine ignoti (20).
Lungo, purtroppo, l’elenco delle morti collegabili direttamente al razzismo. Il libri ricorda ad esempio il caso di Muhammad Shazad Kan, 28enne pakistano picchiato a morte a Roma il 18 settembre del 2014. O come quello di Roberto Pantic, ucciso nella notte tra il 21 e 22 febbraio 2015 con un colpo di fucile mentre dormiva nella sua roulotte. Ma anche la morte, se possibile ancora più assurda, di Sare Mamadou assassinato il 21 settembre 2015 a Lucera, in provincia di Foggia, per aver rubato in un campo un melone marcio.

Ma per Lunaria anche le istituzioni e la politica hanno le loro responsabilità. Oltre alle già citate legge Orlando-Minniti, il libro richiama l’attenzione su come si sia tentato di mettere ai margini, se non a criminalizzare, tutte quelle situazioni in cui singoli cittadini o organizzazioni si sono adoperati a favore dei migranti. «La novità rispetto al passato – spiega Lunaria – è la delegittimazione operata nei confronti della società civile solidale: dalla che accoglie i richiedenti asilo nelle nostre città, alle Ong che prestano operazioni di soccorso in mare, sino ad arrivare a coloro che offrono solidarietà vicino alle frontiere».

Cosa abbia significato rimanere vittime di quella che è stata definita «una narrazione tossica» lo spiega Gabriele Eminente, direttore generale di Medici senza frontiere, una delle Ong maggiormente prese di mira l’estate scorsa. «E’ stata fatta una vera criminalizzazione della solidarietà», spiega Eminente. «A partire dall’aprile scorso alcuni politici, tra i quali il vicepresidente della Camera si sono posizionati di colpo in modo aggressivo contro le Ong. Ma il momento peggiore è stato dopo il nostro rifiuto a firmare il codice di condotta per il soccorso in mare. Non firmare quel codice non significa mettersi fuori dalla legge, ma il messaggio che è passato è stato proprio quello: ’Non firmando vi mettete fuori da un sistema’, ci è stato detto. Ci vorrà tempo per disintossicare questa retorica e questa narrazione».

FONTE: Carlo Lania, IL MANIFESTO



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