Ostia, contesa tra destre e grillini, decisiva CasaPound

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Al ballottaggio. L’astensione e il voto di protesta risentono ancora del commissariamento seguito a Mafia Capitale

Si andrà al ballottaggio tra Movimento 5 Stelle e centrodestra nel municipio romano di Ostia, con l’estrema destra di CasaPound che con il 9% ( quasi seimila voti) farà da ago della bilancia. Ha votato appena il 36,5% degli elettori, venti punti di affluenza in meno rispetto alle comunali dello scorso anno. La grillina Giuliana Di Pillo ha raccolto poco più del 30%, la separano circa duemila voti da Monica Picca di Fratelli d’Italia, che ha superato il 26%. Si è trattato di un primo, seppur parziale, giudizio sull’amministrazione di Virginia Raggi, in un territorio che al ballottaggio l’aveva premiata col 76% dei consensi e che aveva assegnato ai 5 Stelle un 46 per cento? Da una parte, Raggi nega ogni raffronto con le comunali e limitandosi a dire: «Il Movimento 5 Stelle si conferma prima forza politica a Ostia. Abbiamo praticamente raddoppiato i voti del 2013».

A GUARDARE i numeri assoluti, però, le cose non stanno proprio così. Nel 2013 i voti furono poco più di 15 mila, oggi si fermano a 19 mila. Senza considerare che nel 2016 il M5S a Ostia raccolse addirittura 42500 preferenze. E tuttavia il M5S ha avuto un calo, ma al netto di astensione e difficoltà del Campidoglio, la percezione degli elettori di Ostia (e anche la disaffezione per le urne) pare più legata agli scandali di Mafia Capitale che da queste parti travolsero il Pd e al conseguente regime commissariale. «Cercheremo di recuperare tutte quelle persone che non sono andate a votare per motivi diversi, perché hanno fatto ponte o hanno avuto difficoltà per il maltempo», dice Paolo Ferrara, che è capogruppo dei 5 Stelle in assemblea capitolina e che è stato eletto proprio in questo municipio.

DI TUTT’ALTRO TONO i commenti di CasaPound. «Abbiamo ottenuto una vittoria senza precedenti che ci proietterà diritti in parlamento – dice Simone Di Stefano, vicepresidente nazionale dei ‘fascisti del terzo millennio’ – La soglia del 3% è alla portata, noi siamo pronti a lavorare per cogliere questa opportunità». Accanto alla figura del candidato sindaco Luca Marsella, dal voto emerge quella della capolista Carlotta Chiaraluce, che è risultata tra le più votate. Così, accanto ai quartieri popolari in cui la formazione di estrema destra ha portato avanti la sua campagna di «sindacato del popolo», Chiaraluce, che viene da una famiglia che ha interessi imprenditoriali sul litorale, raffigura l’altra componente del successo, legato alla difesa del settore economico balneare e al mantenimento di equilibri minacciati dai mutamenti degli ultimi anni. Anche se, dice lei «nei quartieri popolari siamo arrivati al 20 per cento».

AL LATO OPPOSTO dello schieramento politico, il Laboratorio Civico di don Franco De Donno, prete della Caritas vicino alle associazioni antiracket, manca di poco il 9% e diventa la quarta forza di Ostia dopo M5S, FdI e Pd. Un risultato tutt’altro che scontato, viste le condizioni di partenza, che consente a De Donno di entrare in consiglio municipale. «Abbiamo bisogno di tutti voi per costruire il municipio che vogliamo, per dare un’alternativa alla sfiducia di quanti ieri non sono andati a votare, per contrastare l’avanzata del nuovo fascismo», dice De Donno.

IL PD COL SUO 13% incassa una sconfitta annunciata ma tutt’altro che indolore, con l’evanescente Athos De Luca mandato a giocarsi quella che Roberto Giachetti, in un moto di sincerità, ha definito «un’impresa disperata». Ostia diventa un passaggio chiave per definire gli equilibri dentro al partito, a cominciare dalla formula con la quale si arriverà alle elezioni regionali dell’anno prossimo. «Anche Ostia conferma: divisi si perde, uniti si può vincere» scrive in un tweet il presidente della Regione Nicola Zingaretti. E Massimiliano Smeriglio, che con Insieme per il Lazio rappresenta la costola sinistra della coalizione che sostiene Zingaretti, sottolinea il voto alla lista civica per esaltare quello che chiama modello Lazio: «L’ottimo risultato di Franco De Donno non cancella l’amarezza per un centrosinistra frammentato e autolesionista – dice il vicepresidente della Regione –

L’astensionismo e la fuga dalle urne dovrebbero preoccupare tutti, l’autosufficienza è un dramma che produce solo sconfitte».

FONTE: Giuliano Santoro, IL MANIFESTO



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