Germania, falliscono le trattative per il governo, si avvicinano nuove elezioni

by TONIA MASTROBUONI | 20 Novembre 2017 10:51

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Angela Merkel: “Mi assumo la responsabilità”. Probabile il ricorso a nuove elezioni

BERLINO. A mezzanotte è arrivata la notizia della clamorosa decisione dei liberali di affossare la coalizione Giamaica, l’ipotesi di un’alleanza con i conservatori di Cdu e Csu e i Verdi per il quarto governo Merkel. Il leader dei liberali, Christian Lindner, ha motivato la rottura sostenendo che «preferiamo non governare che governare male». Le differenze più insormontabili, ha lasciato intendere il capo del partito che dopo quattro anni di apnea fuori dal Bundestag era appena riuscito a rientrarci, si sono registrate con i verdi.

Dopo che Martin Schulz, leader dei socialdemocratici, ha categoricamente escluso anche ieri una riedizione della Grande coalizione, è improbabile che Merkel azzardi un governo di minoranza con i Verdi. L’ipotesi più probabile è quella di nuove elezioni. «Anche in tempi difficilicome questi la Cdu si assume la responsabilità della situazione», ha detto la cancelliera che oggi andrà a riferire dal presidente.
Appena una settimana fa il vice della Cdu, Armin Laschet, aveva definito l’eventuale esordio di un matrimonio tra liberali, verdi e conservatori tedeschi «come la creazione un centro liberal-social-ambientalista ». Al momento quest’inedita utopia è morta in culla.
Gli ultimatum si sono sprecati negli ultimi giorni e, dopo la maratona di 15 ore di giovedì scorso annunciata come ennesimo “round decisivo”, i capi negoziatori Merkel, Seehofer, Lindner, Goering-Eckhart e Oezdemir, si sono dovuti aggiornare al fine settimana e sono entrati anche ieri con lunghissime facce nella rappresentanza berlinese del Baden-Wuerttenberg. Persino l’incrollabile buon umore del ministro delle Finanze ad interim, Peter Altmaier è sembrato surreale. «Se tutti lo vogliono, l’accordo si fa», ha detto, saltando giù dalla bici. E invece.
Già ieri mattina, le frasi opposte sui tempi del nuovo giro di tavolo (Lindner, Fdp: «i colloqui finiscono alle sei»; Seehofer, Csu: «i colloqui non finiscono alle sei») preludevano a un’altra giornata lunga. Resa più complicata da un’intervista uscita sulla
Bild di uno dei leader storici dei verdi, Juergen Trittin, che ha detto «siamo arrivati alla soglia del dolore» in riferimento a una trattativa che, come ha sintetizzato il vicepresidente del Bundestag, il liberale Kubicki, «gira in cerchio» da giorni.
Gli scontri più feroci si sono registrati sull’immigrazione, sembra che i verdi siamo andati enormemente incontro ai conservatori proponendo una «cornice flessibile » di 200mila profughi all’anno, una sorta di limite emendabile ma comunque espresso in numeri. Ma sembra che i liberali avessero adottato da qualche giorno una linea più dura di quella dei cristianosociali bavaresi e che, ogni volta che un accordo appariva a portata di mano, Lindner alzasse l’asticella. Fino alla rottura Anche l’uscita dal carbone e la riduzione del C02 sono temi su cui si sono scontrati soprattutto verdi e liberali e Csu. Ma su ogni dossier, hanno pesato anche i continui rilanci causati da Horst Seehofer. Dopo la storica batosta elettorale, il vecchio leone cristianosociale resiste ai tentativi dei maggiorenti del partito di detronizzarlo alzando continuamente la posta. Da ieri, una partita importante è chiusa. E se si dovesse rivotare, non è detto che gli elettori lo premieranno per la “linea dura” tenuta fino all’ultimo.

Fonte: TONIA MASTROBUONI, LA REPUBBLICA[1]

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  1. LA REPUBBLICA: http://www.repubblica.it/

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