Diritti globali: Camusso, in Italia 20% ha 70% ricchezza

by ANSA | 28 Novembre 2017 12:23

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(ANSA) – ROMA, 27 NOV – “Oggi in Italia il 20% più ricco della popolazione detiene quasi il 70% della ricchezza nazionale, mentre l’indice di Gini, che misura espressamente le diseguaglianze, dal 1990 a oggi registra un costante aumento, grazie a politiche, basate soprattutto su bonus e provvedimenti spot di cui hanno beneficiato indistintamente fasce alte e basse della popolazione, che hanno premiato le rendite e penalizzato il lavoro”. Lo scrive Susanna Camusso, nel rapporto sui Diritti Globali, realizzato ogni anno da Società INformazione di Sergio Segio, edito dalla Cgil, insieme ad Actionaid, Antigone, Arci, Cnca, Fondazione Bassso, Gruppo Abele e Legambiente.

“Sono ormai 12 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi per motivi economici – afferma Camusso, riprendendo alcuni dati riportati nel dossier -. La disoccupazione continua a registrare dati allarmanti, soprattutto nelle fasce più giovani e tra le donne, mentre le politiche di contenimento della spesa hanno impoverito i servizi, il welfare, la sanità, la cura e la manutenzione dei territori, la logistica, il settore dei trasporti pubblici”. “Si investe poco nell’istruzione; ancora meno – aggiunge – su università e corsi post diploma” e “il risultato è un Paese immobile con un insufficiente numero di laureati, spesso inoccupati, sottoccupati”. E aumentano i “lavoratori poveri, on demand, senza contratti, diritti, ferie, congedi”, “le intermediazioni del lavoro via app – sottolinea Camusso parlando di quella che nel rapporto viene trattata come ‘gig economy’ – nelle quali è un algoritmo a decidere retribuzioni e destino dei lavoratori impiegati”. E’ questo, dice, “il clima delle nuove sfide” per il sindacato: “Riportare i diritti nel lavoro, dare voce e rappresentanza anche a quelle categorie”, e “ripristinare il giusto riconoscimento dei tempi di vita, delle fatiche, delle condizioni familiari gravose, quelle che convivono con la non autosufficienza; fare in modo che la scuola e l’università tornino a essere ascensore sociale e non luoghi insicuri”. (ANSA).

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