Ágnes Heller: “Questa Europa malata dove il passato torna a cercare vendetta”

Ágnes Heller: “Questa Europa malata dove il passato torna a cercare vendetta”

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«IL PASSATO torna tra noi, col volto della vendetta». Ágnes Heller, grande voce dell’intelligentsia centroesteuropea, commenta così a caldo.

Sessantamila nazionalisti in piazza a Varsavia, che cosa ne dice?

«Sessantamila persone in piazza gridando quegli slogan sono tante. Il patriottismo diventa nazionalismo. Lo sfondo è un’Europa che appare malata ovunque o quasi, e i partiti storici democratici sono in crisi».

Qual è stata la sua prima reazione ?

«Situazione brutta, davvero. La Storia passata, ripeto, torna tra noi, irrompe nel presente come vendetta. Insisto, sessantamila nazionalisti in piazza con quegli slogan nel più grande paese del gruppo di Viségrad sono un segnale grosso. E la contro dimostrazione era molto piccola. Stiamo andando giù tutti, l’Europa appare malata».

Il dissenso nel Centro-est era multiculturale, oggi è una somma di nazionalismi. Perché?

«I movimenti per la libertà, come molti decenni prima fu l’Austria-Ungheria, erano uniti da momenti di passato comune. Il Centro- est ha un passato diverso dal resto d’Europa: l’occupazione sovietica. Il nazionalismo del gruppo di Viségrad viene da quel passato ».

Perché questo feeling comune di voglia di nazionalismo?

«Il passato ha creato posizioni politiche diverse, interessi diversi, terreno fertile per i populismi. Tutte le nazioni europee divennero nazionaliste dopo la prima guerra mondiale, ma nell’Est non ci fu il dopoguerra democratico. Abbiamo sottovalutato il pericolo: i trend attuali nel gruppo di Viségrad possono essere per la Ue pericolosi come fu per l’Ungheria il Trattato di Trianon che portò alla perdita di vastissimi territori e a sviluppi nazionalisti ».

Sarà possibile tenere i paesi di Viségrad nella Ue?

«Dipende, se la Ue saprà fare chiarezza sul concetto di valori europei. Furono valori europei anche i totalitarismi, che non nacquero né in Africa né in Asia. E occorre saper affrontare i conflitti tra centro e periferia dell’Europa ».

Come far avanzare l´integrazione politica europea?

«L’integrazione è importante, ma richiede coraggio come fecero Francia e Germania superando secoli di ostilità. Dobbiamo affrontare le realtà storiche: l’integrazione deve prendere in considerazione le ferite del passato in quella parte d’Europa se vogliamo riconquistarla. Invece la Ue ha commesso diversi errori verso quei paesi».

Perché la voglia d´identità nazionale assume simili volti?

«L’identità nazionale conta per tutti i paesi europei, la questione è quale tipo di identità nazionale emerge: è ben diverso se è sciovinista e fondata su odii verso gli altri. Ecco il problema dei paesi di Viségrad: hanno reagito così all’occupazione sovietica, ritengono ancora tutti potenziali occupanti e ciò apre spazi a populismo e a piccoli despoti. Dopo l´89 purtroppo le forze democratiche nel centro est non tennero conto del peso del passato. Pensarono alla politica solo in termini parlamentari, non nella sua dimensione di umori e interessi e bisogni sociali e Memoria, ed ecco il risultato».

Perché nei paesi di Viségrad si respirano paure e odii verso i migranti anche quando i migranti sul posto non esistono?

«Gli autocrati sono da tempo antioccidentali e vittimisti, da prima dell’ondata di migranti. Basta evocare la paura di essere occupati da altri, di vedere distrutta la nazione. Basta l’immagine del pericolo, anche senza pericolo reale, con una propaganda efficace. Il terreno fertile sono traumi e delusioni post- 1989. E un passato che aveva distrutto la cultura borghese ed ebraica. Alcuni definiscono i migranti pericolosi anche perché arrivano con molti bambini, è quasi da Notte dei cristalli ».

La Ue può salvarsi dalla minaccia?

«L’Europa fa pensare a un malato di polmonite che può morire o guarire e rafforzarsi».

Fonte: ANDREA TARQUINI, LA REPUBBLICA



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