La salma del re riapre le ferite. Protestano Anpi e comunità ebraica

by paolo g. brera | 18 Dicembre 2017 8:49

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Dopo il feretro della regina Elena, ieri è rientrata in Italia anche la salma di suo marito, l’ex re Vittorio Emanuele III, fuggito nel 1946 dopo aver abdicato in favore del figlio, Umberto II. Le spoglie si trovavano in Egitto, dove si era rifugiato in esilio: sono state trasportate da un aereo cargo dell’aeronautica militare italiana. La famiglia Savoia ha chiesto che venga tumulato al Pantheon, dove già si trovano i resti dei re d’Italia. Chi si oppone ricorda il fatto che Vittorio Emanuele III conferì a Mussolini l’incarico di governo e firmò le leggi razziali del regime fascista

È accaduto esattamente quello che si voleva evitare: trasformare in un vespaio di polemiche e indignazione il rientro in Italia — su un aereo miliare con volo pagato dallo Stato — delle spoglie di Vittorio Emanuele III, il re che ci regalò il governo fascista e controfirmò le leggi razziali di Mussolini.

Dai partigiani dell’Anpi alla comunità ebraica si è sollevata un’ondata di sdegno. Doveva essere un semplice « atto umanitario » autorizzato dal Quirinale, effettuato sottotraccia e propiziato da un’attenta diplomazia dalla Farnesina ( visto che le spoglie del re fuggiasco erano tumulate in Egitto, dove aveva riparato in esilio e dove oggi i rapporti istituzionali sono complicati dal caso Regeni). Ma le uova nel paniere le ha infrante la consueta delicatezza tattica dei Savoia viventi e dei monarchici, che hanno immediatamente trasformato l’evento in una celebrazione con bandiere e richiesta di traslazione al Pantheon.

«Quello che è successo oggi, tutta la modalità in cui è stato gestito il rientro della salma — dice Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche — ci lascia perplessi e addolorati. Farlo con onori e bandiere vuol dire dimenticare e abbassare la guardia. È un altro tratto di Storia che viene cancellato con un’operazione di sorpresa, chissà come e perché avvenuta proprio ora. Se c’è un posto dove dovrebbero riposare le sue spoglie è un Anti-Pantheon, insieme a Mussolini e a chi ha voltato la testa».

«È molto preoccupante che a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, anzi razziste — aggiunge Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana — il re che le firmò e ci procurò il regime fascista possa essere addirittura omaggiato. Sono certa che le istituzioni non consentiranno mai che le spoglie vengano portate a Roma: sarebbe un’offesa alla memoria, rimangano almeno dove si trovano ora», nel Santuario di Vicoforte di Mondovì. « Il re che inaugurò il tempio maggiore di Roma nel 1904 — continua Dureghello — fu lo stesso che sottoscrisse le leggi razziste nel ‘38, permise di apporre i sigilli a quello stesso tempio, e lasciò che gli ebrei fossero deportati dalla barbarie nazifascista».

« Non ci interessano i resti umani — spiega Di Segni — ma i resti della Storia. Cosa resta delle sue tante scelte sbagliate? Gli italiani non possono dimenticare il percorso che la Storia avrebbe potuto avere se il re ne avesse fatte altre, e non fosse fuggito a settembre ‘43 senza essere mai stato interrogato o processato da questo Stato. Cosa ha fatto l’Italia in questi ottant’anni, per accertare le responsabilità storiche e politiche, processuali e legali di Vittorio Emanuele III? Non stupisce se oggi c’è chi sostiene che il fascismo in fondo non abbia fatto nessun male».

A indignare c’è anche il passo falso con cui lo Stato ha scelto di usare un areo militare, un C130 dell’Aeronautica, per la traslazione. Per il presidente emerito dell’Anpi, Carlo Smuraglia, « quello dei Savoia è un problema chiuso, una vicenda finita. Smettiamo di parlarne. Portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica. Basta » . « Qualcuno — attacca Giulio Marcon di Liberi e Uguali— dovrà spiegare a noi, alla Corte dei conti e agli italiani per quale motivo sia stato usato un volo di Stato. Governo e aeronautica spieghino » . In realtà tutte le spese — dalla riapertura della tomba ad Alessandria d’Egitto all’inumazione a Vicoforte, dal carro funebre alla lapide sono state pagate dai Savoia. Ai conti pubblici resta il trasporto aereo. Tecnicamente non un “volo di Stato” — non è stato effettuato dalla flotta del presidente Mattarella o del premier, ma da un cargo militare — e viene conteggiato come “ volo di addestramento”, un tecnicismo che non può certo smorzare le polemiche.

 

Fonte: paolo g. brera, LA REPUBBLICA[1]

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  1. LA REPUBBLICA: http://www.repubblica.it/

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