by NICHOLAS KRISTOF | 1 Dicembre 2017 10:51
Se c’è un messaggio, nel lancio da parte della Corea del Nord di un nuovo missile in grado di raggiungere qualsiasi punto nel territorio degli Stati Uniti, è che la strategia americana verso questo Paese sta fallendo e che la guerra potrebbe essere imminente.
L’opinione pubblica americana è fin troppo favorevole alla possibilità di una guerra con la Corea del Nord, una guerra che potrebbe essere più sanguinosa di qualsiasi guerra americana a cui abbia assistito. Secondo una stima, solo nel primo giorno potrebbero morire 1 milione di persone.
Il presidente Donald Trump ha dichiarato di essere pronto a «distruggere totalmente» la Corea del Nord. Il suo consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, dice che Trump «è disposto a fare quanto sia necessario» per impedire alla Corea del Nord di minacciare gli Stati Uniti. Una lezione dalla storia: quando un presidente e i suoi consiglieri dicono che stanno prendendo in considerazione una guerra, prendiamoli sul serio.
Il problema è duplice.
Innanzitutto, l’obiettivo che gli Stati Uniti si propongono rispetto alla Corea del Nord – la completa denuclearizzazione – non è verosimile. Secondo, la nostra strategia di sanzioni economiche è inefficace contro un regime isolato che già in passato aveva accettato la morte per carestia di forse il 10% della sua popolazione.
Insomma, abbiamo una strategia fallimentare per raggiungere un obiettivo senza speranza.
Di questo problema non si può dare la colpa a Trump, che ha ragione a dire che le precedenti amministrazioni hanno rimandato ogni decisione. E ha anche ragione a dire che non rimangono più molte scelte.
Alcuni analisti ritengono, col senno di poi, che sarebbe stato più opportuno per gli Stati Uniti attaccare i siti nucleari della Corea del Nord quando questa cominciò a mettere in atto il suo programma, verso la fine degli anni Ottanta. Già allora, tuttavia, la Corea del Nord era in grado di far piovere armi chimiche e biologiche su Seul.
I falchi affermano che questo continuo trattenersi da parte americana ha favorito l’impressione, in Corea del Nord, che gli Stati Uniti siano una tigre di carta, e francamente c’è qualcosa di vero. Temo che gli Stati Uniti e la Corea del Nord siano entrambi troppo sicuri di sé. Durante la mia recente visita in Corea del Nord, i funzionari hanno ripetutamente affermato che con i loro bunker e i loro tunnel, e con la loro capacità di contrattaccare, non solo potrebbero sopravvivere a una guerra nucleare con gli Stati Uniti, ma addirittura la vincerebbero.
A Washington c’è a volte un’illusione simile, con la convinzione che una guerra finirebbe in un solo giorno dopo la prima raffica di missili americani.
Dunque la migliore speranza per la penisola coreana è un accordo negoziato in cui Kim congeli i suoi programmi nucleari.
Proviamo quindi a parlare, piuttosto che rischiare il primo scontro diretto con le armi nucleari nella storia del nostro pianeta.
Traduzione di Luis E. Moriones
Fonte: NICHOLAS KRISTOF, LA REPUBBLICA[1]
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