Armi a chi uccide i civili in Yemen? La Norvegia dice no

by Gina Musso | 4 Gennaio 2018 9:46

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Dalla Norvegia arriva uno schiaffo “morale” per il resto d’Europa, Italia in testa. Il ministero degli Affari esteri di Oslo ha annunciato infatti lo stop alle «licenze valide per esportare materiali A (armi e munizioni) verso gli Emirati arabi uniti», visto il crescente coinvolgimento del paese del Golfo nella coalizione a guida saudita che con i suoi raid indiscriminati fa strage di civili in Yemen. Un conflitto semi-dimenticato che in realtà va avanti dal marzo 2015, da quando Ryadh ha chiamato a raccolta i propri alleati per schiacciare la rivolta Houthi e riportare al potere il “suo” uomo, il deposto presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi.

Dopo decine di migliaia di vittime e tre milioni di sfollati, farsi venire qualche scrupolo di coscienza in fondo è lecito. E in Europa si può. Si tratta – specifica il governo norvegese – di una «sospensione precauzionale» di fronte al «rischio che materiali di difesa norvegesi vengano utilizzati in Yemen in violazioni dei diritti umani». E questo malgrado non vi siano «informazioni sull’impiego di armi e munizioni norvegesi in Yemen», aggiunge il comunicato. Diversamente, verrebbe da aggiungere, a quanto è emerso a più riprese sulle bombe prodotte in Sardegna e vendute dall’Italia al regime saudita, che poi le scarica sulla popolazione yemenita. È la triste vicenda rilanciata nei giorni scorsi dalla video-inchiesta del New York Times, che ha seguito il tragitto degli ordigni «da un’isola di vacanza in Italia verso l’Arabia Saudita», per poi ritrovarli «sulla scena della morte di civili in Yemen».

L’escalation che il conflitto ha fatto registrare negli ultimi mesi e lo sdegno che la denuncia del New York Times ha suscitato ovunque, tranne che a Roma, ha convinto il governo norvegese che qualcosa di «preventivo» andava fatto.

La decisione costerà alle casse nazionali un decina di milioni di dollari, corrispondenti al volume d’affari sviluppato durante il 2016 dalla vendita di armi agli Emirati. «La Norvegia – ha ricordato la ministra degli Esteri Ine Eriksen Soreide – ha generalmente una legislazione molto severa sulle esportazioni di armi». Certo non abbastanza da aver impedito le forniture “a rischio” degli ultimi anni. Con un fatturato complessivo di quasi 250 milioni di dollari la Norvegia si piazza al 17mo posto nella classifica internazionale delle vendite di armi.

D’altro canto che la politica del paese scandinavo non sia proprio «pacifista» lo dimostra l’annuncio, diffuso sempre ieri, di un accordo concluso tra l’azienda statunitense Raytheon e una serie di nazioni, tra le quali spicca proprio la Norvegia, per una fornitura di missili aria-aria a medio raggio di concezione avanzata Aim-120.

FONTE: Gina Musso, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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